“La discarica di Tiedoli resta uno dei nodi ambientali critici del territorio”
Non doveva mai essere realizzata a mezza costa di una montagna su una sorgente d’acqua. E’ una bomba a mano in caso di alluvione o piogge intense. Chiedete a Gabriele Alifraco. Scrissi di questo già nel 2001. LB

La discarica di Tiedoli è da tempo fonte di preoccupazione per i cittadini della Valtaro. Daniele Uboldi, presidente del circolo Legambiente Altavaltaro, fa il punto della situazione in questa intervista.
Dottor Uboldi come si pone Legambiente di fronte alla gestione della discarica dei Piani di Tiedoli, una montagna di oltre 500mila tonnellate di rifiuti solidi urbani conferiti dal 1991 al 2007: i cambiamenti climatici, con piogge sempre più forti e concentrate, le bombe d’acqua, possono mettere in crisi il sistema di controllo e smaltimento del percolato della discarica? E la sua statica, come è messa?
“Il circolo Legambiente Altavaltaro sin dalla sua nascita nel 2005 si è interessato alla discarica dei Piani di Tiedoli, che anche oggi rimane uno dei nodi ambientali critici di tutto il comprensorio. Le pressioni fatte dal circolo sul Comune ospitante e sulla Comunità montana sono state importanti per poter porre attenzione all’impianto e dirottare su di esso investimenti che in questi anni lo hanno reso maggiormente gestibile. Le criticità statiche vengono riscontrate già nel 1994 e si accentuano con il crescere dell’impianto, fino ad arrivare al 2005 quando l’impianto ha dato gravi problemi gestionali che sono sfociati in interventi delle autorità di controllo e ispettive (Arpa, Corpo forestale dello Stato e Provincia)”.
I cittadini dell’alta Valtaro, ma anche quelli a valle dell’impianto, possono ritenersi tranquilli sul futuro di questa eredità ambientale? Dal 1 gennaio 2021 la gestione della discarica dei Piani di Tiedoli passerà dall’Unione dei Comuni direttamente a Iren, conosce il motivo di questa scelta? Quanto potrà gravare sulle tasche dei cittadini?
“Non si può dire che il concetto di ‘tranquillità’ si possa associare alla discarica di Tiedoli: l’impianto per le sue criticità strutturali ha una fragilità insita che rende la gestione molto problematica. Anche dai recenti dati su Monitorem si evince che gli inclinometri continuano a rompersi. Siamo alla ennesima generazione di rilevatori di staticità che perdono la loro funzionalità probabilmente per i movimenti in atto. Questo é un tema complesso che andrebbe affrontato in modo completo e professionale. La gestione, cioè i costi che erano stati quantificati in 650mila euro/annui, rimangono a carico dei Comuni che avevano gestito l’impianto e quindi sono indissolubilmente legati alle bollette dei rifiuti, sulle quali gravano da anni i costi. Credo che questa ultima decisione di demandare a Iren il post-mortem faccia parte di questa politica. Chi gestisce la raccolta dei rifiuti, gestisce anche l’impianto. Oneri e bollette si direbbe”.
Il percolato in eccesso, il liquame nero e denso, particolarmente inquinante, prodotto dai rifiuti interrati, secondo gli esperti pubblici non é causato direttamente dalle piogge ma è il normale frutto costante della trasformazione dei rifiuti: una volta prelevato con le autobotti, che fine fa? Le ordinanze pubbliche eccezionali per lo smaltimento sono parecchie, i costi per la gestione sembrano essere lievitati. Se ne sa qualcosa? Esiste una banca dati dei prelievi e smaltimenti da confrontare a livello temporale con gli eventi atmosferici, come le piogge intense?
Tutti i dati di gestione dovrebbero essere pubblici e pubblicati su Monitorem: cosa che non pare sia rispettata. Il percolato é sempre stato evidente che era legato alle piogge, ciò é stato più volte ribadito anche dalla Comunità Montana. Anche in anni recenti si è provveduto al suo smaltimento con ordinanze sindacali del primo cittadino di Borgotaro presso il locale depuratore che non è autorizzato a tale scopo. Questa é una prassi che noi abbiamo sempre deplorato e segnalato poiché potenzialmente può nuocere all’ambiente. L’emergenza percolato è stata ridotta in questi anni dalle botti predisposte presso l’impianto, ma accade in condizioni di piogge forti che nel nostro territorio hanno andamento stagionale e quindi si possono ripetere nel tempo. Fino ad alcuni anni fa era presente un impianto di depurazione presso la discarica che rendeva l’impianto maggiormente autosufficiente era un impianto che ‘disidratava il percolato’, ma l’attuale amministrazione dell’Unione non ha rinnovato il contratto con la ditta assegnataria (non ne conosciamo con precisione i termini).
Avete notizia di come viene monitorata e tenuta sotto controllo la discarica dei Piani di Tiedoli, nel suo complesso? Ci sono dati ufficiali sulla stabilità e sulle eventuali emissioni inquinanti in atmosfera e in falda? Sono pubblici? Quali parametri si rilevano? Ad esempio, la radioattività?
“Mi ripeto: i dati sono pubblici e dovrebbero essere pubblicati sul portale Arpa Monitorem. Ogni cittadino può controllare. In passato vi sono stati molti interventi dell’autorità giudiziaria e molte comunicazioni di Arpa alle autorità preposte per ipotesi legate a reati ambientali. Oggi la situazione non la conosciamo, ma sicuramente può essere presentata dagli enti gestori che sono obbligati a monitorare l’impianto nella fase post-mortem. Quindi vi sollecitiamo a chiedere a chi può di fornire spiegazioni professionali, non bisogna mai dimenticare che Legambiente é un’associazione di volontari che in questi anni si sono esposti unicamente per il bene comune”.
É stato chiesto al presidente dell’Unione dei Comuni della Valtaro, Francesco Mariani, competente sull’impianto. Sollecitato più volte, ha verbalmente assicurato una risposta tramite comunicato stampa, che a distanza di settimane non è però ancora pervenuto. 18/settembre/2020
Fonte Link: parma.repubblica.it