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L’ASSETTO IDRICO DI Parma e Provincia

Serioli Giuliano
PER L’ASSETTO IDRICO DEL NOSTRO TERRITORIO: LA CASSA DI ESPANSIONE SUL BAGANZA E’ LA SOLUZIONE SBAGLIATA
Le prove in vasca della cassa d’espansione sul Baganza sono state
effettuate. Il progetto esecutivo sta per essere ultimato.
A Gennaio partiranno i lavori per la cassa sul Baganza al Casale di
Felino, che dureranno 5 anni per un costo preventivato di circa 55 milioni di euro.
La soluzione decisa dalle autorità dopo l’alluvione del 2014 è questa.
La pioggia battente per diverse ore di quell’autunno aveva convogliato
verso la pianura una quantità d’acqua mai vista prima in così poco tempo,
tracimata al ponte dei Carrettieri, allagando quella parte di città.
Parma ha scoperto in modo diretto il cambiamento climatico nelle nostre
terre : il maggior calore accumulato dalla primavera
si scontra in autunno con improvvise perturbazioni di origine artica,
sprigionando acquazzoni molto più intensi di prima.
L’aumento del gradiente termico crea le bombe d’acqua.
Ma la cassa d’espansione è la soluzione giusta al problema?
Il manufatto implica la cementificazione di 8 ettari di suolo.
Non certo una cosa positiva in una pedemontana già ultracementificata.
Inoltre, quella massa d’acqua trattenuta verrà scolmata in poco tempo e non finirà nel sottosuolo, come è necessario, ma direttamente in mare.
L’acqua, inoltre, non è un problema solo per la città, lo è anche per il
territorio. Non è necessaria solo per le persone, ma per
i campi, per gli allevamenti, per la crescita e lo sviluppo delle piante.
Cambiamento climatico non vuol dire solo diluvio, acqua da trattenere in
qualche modo.
Significa anche che piove in maggior quantità e più di rado.
Acquazzoni turbolenti e fiumi in piena che scorrono rapidi verso il mare.
Vuol dire minor ricarica degli acquiferi, i bacini d’acqua del
sottosuolo da cui ricavare acqua per persone, coltivi e piante.
La cassa d’espansione, invece, deve rimanere sempre vuota per svolgere
il suo compito, quindi deve rilasciare l’acqua in poco tempo.
Il suolo, al contrario, deve trattenere l’acqua per più tempo perché
questa si infiltri in profondità, perché raggiunga gli acquiferi,
li rimpingui.
Quindi LA CASSA E’ LA SOLUZIONE SBAGLIATA contro l’inaridimento del
suolo che il cambiamento climatico sta provocando.
Se piove di rado e quelle volte ne viene una quantità spropositata, non
deve incontrare manufatti che la convoglino al mare
più velocemente, deve essere trattenuta sul suolo per il tempo
necessario ad andare in profondità per esservi lì trattenuta.
Che fare, allora, per impedire che la città venga alluvionata di nuovo?
E che fare perché l’acqua di piogge intense riesca ugualmente a
rimpinguare gli acquiferi e non scorra via attraverso i torrenti?
La soluzione c’è : TRACIMAZIONI CONTROLLATE.
Attraverso paratie mobili lungo gli argini del Baganza, convogliare
l’acqua di piena in zone determinate della campagna
circostante, che in autunno l’aratura segnala che i coltivi sono già
stati raccolti e smerciati.
L’acqua ha il tempo di andare in falda e i danni eventuali alle
fattorie, da rifondere subito, sicuramente non sono paragonabili al
costo in denaro ed in perdita di suolo dell’annosa cassa.
Ovviamente, tali paratie devono essere collegate ad una centrale di
monitoraggio dei livelli di pioggia e dei tempi di
corrivazione dell’acqua piovana, nonché ai livelli di piena già
registrati lungo l’asta del torrente in località a monte.
Parimenti, anche i boschi della nostra montagna svolgono una notevole
funzione di mitigazione delle quantità d’acqua e
dei tempi di corrivazione della stessa. Per questo deve essere
abbandonato il taglio raso matricinato e intensificato
quello per l’avviamento all’alto fusto.
Si stima che il taglio raso matricinato, dal 2009 ad oggi, abbia
trasformato il 20% dei nostri boschi in cespuglieti o poco
più, con grave danno anche per l’assetto del suolo non più trattenuto
dall’apparato radicale.
Serioli Giuliano
ReteambienteParma
Parma 14-10-2019