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Tagli boschivi e perdita di suolo adatto alla crescita dei funghi porcini
La diffusione di tagli boschivi in montagna provoca un altro danno significativo per il turismo e l’economia della montagna, la perdita di suolo adatto alla crescita di porcini.
Il taglio raso matricinato, con i sentieri trasformati in carraie per mezzi pesanti e soprattutto con l’abbandono a terra delle ramaglie, provoca un degrado
del suolo che non si risolve in pochi anni come per le matricine.
L’assetto micologico di un territorio boschivo è molto più fragile ed il processo di diffusione delle spore molto più lungo e complesso.
Insomma dove si taglia in quel modo non crescono più funghi per molto tempo.
Si dirà, è una sciocchezza che non mette neanche conto di menzionare e di cui preoccuparsi di fronte al degrado economico e all’abbandono della montagna.
Invece no!
Non solo la raccolta e la vendita dei porcini è una fonte di reddito consistente per i residenti, ma notevole è l’indotto turistico conseguente.
Gente che dalla città e dalla pianura viene in montagna per cercarli, compra i permessi di raccolta, si ferma in trattoria a pranzare.
Insomma nei mesi di settembre ed ottobre la salita in montagna per porcini aiuta la montagna a vivere, contribuisce a popolarla.
Noi sappiamo che oltre al degrado ed allo spopolamento la montagna soffre molto dell’isolamento, dell’abbandono, della mancanza di iniziative e promozioni.
Di quella diffusione di tagli industriali del bosco non soffre solo il paesaggio e l’attrattiva per il turismo estivo, soffre in parte un’economia che, pur piccola,
non va dimenticata e dispersa.
La montagna non ha bisogno di grandi investimenti, quali dighe, superstrade o grandi allevamenti industriali di vacche.
Ha bisogno di progetti in cui la conservazione del territorio e dei suoi frutti si sposi con l’innovazione e l’attrattiva, altrimenti si spopola del tutto.
Serioli Giuliano
Paolo Mozzoni
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