Sotto sequestro il canile di Cremona
E’ del 2007 il primo esposto della Lega Nazionale per la Difesa del Cane.
Alle celebri tre T per qualche tempo, a Cremona, se ne dovrà aggiungere un’altra: quella del Tanax, il farmaco per l’eutanasia che pare fosse il prodotto più utilizzato nel canile dell’Associazione Zoofila Cremonese presieduta da Maurizio Guerrini e Ketty Nin.
Per questo motivo, nella mattinata del 3 marzo 2009, la struttura è stata posta sotto sequestro dal sostituto procuratore Chiara Piccioni che ha indagato i responsabili per uccisione e maltrattamento di animali.
L’inchiesta, cui ha dato impulso la Lega Nazionale per la Difesa del Cane con un esposto del giugno 2007, prende spunto dalla vicenda di Galeazzo, un cane che -in seguito ad un abbandono- l’associazione animalista aveva cercato di riprendere dal canile Cremonese, trovando solo un sacco nero e un certificato di morte per torsione dello stomaco.
La patologia – non molto frequente – nella struttura lombarda aveva numeri da epidemia e questo, che non aveva insospettito l’Asl veterinaria, aveva acceso un campanello d’allarme nei volontari della Lega.
Tra questi, la combattiva Rosetta Facciolo non si dava per vinta e di fronte al muro di omertà eretto intorno al canile continuava a ricercare documentazione che forniva alla Procura della Repubblica, insieme a una continua collaborazione con i Carabinieri dei Nas, fino al sequestro.
Collaborazione che continuerà, sempre con il supporto dell’avvocatura della Lega, perché, i documenti prodotti testimoniano un orrore reso ancora più evidente dalla fredda, burocratica, elencazione dei kg di carcasse di cane smaltite – numeri impressionanti – quasi che la struttura fosse un centro di smaltimento e non di ricovero.
Infatti non si comprende perché da Parma, Napoli, Roma e Urbino i cani dovessero essere smaltiti a Cremona, e l’inchiesta dovrà fare chiarezza su questo punto che rappresenta ormai una emergenza nazionale.
Laura Rossi, Presidente della Lega del Cane, denuncia con forza la follia dei Comuni che affrontano in modo così miope il "problema" del randagismo rinchiudendo i cani, esseri viventi e senzienti, del cui benessere sono responsabili, in strutture molto lontane, mettendosi così nell’impossibilità di fare i controlli.
Esistono strutture che fanno convenzioni con ribassi impressionanti, comprensive del trasporto, a tale distanza da essere di per sé antieconomiche. Per cui o si tratta di imprenditori che lavorano in perdita oppure forse il business dei canili non è più solo quello della permanenza all’ergastolo dei cani nei rifugi carcere.
Tra accalappio e smaltimento si può ricavare un utile – anche considerevole – a patto che si possa fare affidamento su quei grandi numeri che l’inchiesta ancora in corso sembra paventare.
Centinaia di morti, da nord a sud, che scuotono le coscienze in un paese che ha abolito l’eutanasia indiscriminata per legge, ma continua a tollerarla nella convinzione che sia un rimedio e per giunta economico.
In realtà si tratta di un rimedio non solo contro la legge ma anche antie-conomico, che solo i Sindaci possono fermare semplicemente utilizzando gli strumenti a lori disposizione: una strada difficile ma risolutiva.
Se qualcuno avesse informazioni sul canile di Cremona che ritiene possano essere utili alle indagini, è pregato di mettersi in contatto con la Lega Nazionale per la Difesa del Cane telefonando al nr. 0226116502 oppure indirizzando una mail a [email protected].
Per maggiori informazioni:
Lega Nazionale per la Difesa del Cane
Rosetta Facciolo, 338 48 43 218
Avv. Gianluca Scagliotti, cell. 333 89 34 922