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CAPOLAVORI SCONOSCIUTI DI ROMA

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(ANSA) ROMA – E’ una bambolina in avorio di una ventina di centimetri, snodabile, dai lineamenti delicati e perfetti, una sorta di Barbie del III sec. d.C. il capolavoro più suggestivo, tra i circa duemila, da ammirare alla mostra:‘Roma. Memorie dal sottosuolo. Ritrovamenti archeologici 1980-2006‘, allestita fino al 9 aprile alle Olearie Papali, organizzata dalla Soprintendenza archeologica del Roma.

Un viaggio di 5000 anni nella Roma sconosciuta: dai vasi delle necropoli eneolitiche alle lettere d’amore risalenti al 1926 ritrovate sotto un sepolcro sull’Appia Antica, al sarcofago con coppia di sposi del III sec. d.C, provenienti dagli scavi di via di Cervara, ai preziosissimi gioielli in oro, al delicato mosaico con cane del II sec, fino ai filtri in piombo per una vasca (I-II sec d.C.) e alla tigre orientale in marmo colorato rinvenuta al Palatino.

Sono oltre duemila reperti, mai esposti prima al pubblico, conservati nei depositi o appena scoperti. Questo immenso patrimonio è un’ulteriore conferma che sotto la città è ancora sepolto il più grande museo archeologico del mondo. Molti reperti arrivano dalle zone del centro città in particolare dal Palatino, ma è soprattutto la periferia a restituire i materiali più numerosi ed a definire l’assetto abitativo dell’antica campagna romana.

E’ del suburbio,infatti, il fastoso sarcofago marmoreo degli sposi scoperto di recente in occasione di lavori per l’edilizia popolare, il bracciale d’oro con decorazioni in pasta vitrea trovato scavando l’Air Terminal del quartiere Ostiense, l’erma arcaicizzante in marmo rosso rinvenuta a Vermicino. Non solo l’età repubblicana e imperiale restituiscono reperti archeologici, primi tra tutti i mosaici pavimentali, ma anche le epoche più lontane. Ne è di esempio l’arredo di una casa tardo etrusca scoperta lungo l’Aurelia, il corredo di una tomba sulla Laurentina, ricomposto per la prima volta con tutti i suoi pezzi. Di vario tipo, invece, gli oggetti trovati in altri siti, come quelli di un mausoleo sulla Salaria che custodiva una sfinge, una sella curule e il coperchio di un sarcofago. Preziose le gemme incise rinvenute in uno scavo effettuato per realizzare il sistema di aerazione della metropolitana nei giardini di Piazza Vittorio Emanuele, portando alla luce una domus imperiale.

Accanto alle maestose statue marmoree e alle grandi olle con quattro piattelli del VII sec. a.C. provenienti da Crustumerium (a nord di Roma) i teneri reperti infantili rinvenuti nell’area sepolcrale della via Nomentana: un sonaglio-statuina in terracotta, finemente lavorato; un campanellino (tintinnabulum); due mini utensili-giocattolo in piombo, un picconcino e un’accetta. "Sono esposti cinquemila anni di storia – ha detto Angelo Bottini, soprintendente archeologo di Roma. – Nel periodo arcaico Roma era circondata da vari centri che poi sono stati inglobati nella città. Aureliano nella metà del II secolo d.C. costruì le mura per definire la città.

 Intorno all’urbe continuarono a fiorire impianti di tutti i tipi (ville, fattorie, necropoli), varie presenze nel territorio che in cinquemila anni lo hanno profondamente trasformato. la maggior parte dei reperti, circa duemila, – ha ricordato infine – provengono da scavi non archeologici, cioé da indagini preliminari a lavori di trasformazione urbanistica, da interventi di archeologia preventiva che è uno degli strumenti più efficaci per tutelare il territorio". Curatrice della mostra e del catalogo è Maria Antonietta Tomei. Il catalogo Electa, oltre a recensire gli inediti tesori dell’antica Urbe, presenta una serie di saggi che costituiscono il supporto scientifico per la conoscenza delle scoperte più recenti. (01/12/2006)

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