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IL FERRO
Franco Libero Manco – Valdo Vaccaro
La carenza di ferro (o sideropenia) rappresenta la deficienza nutrizionale più comune in molti paesi ma non è quasi mai vera e propria deficienza o assenza di ferro, quanto piuttosto carenza di capacità assimilativa da parte dell’organismo: la causa è da ricercare non tanto nel quantitativo di ferro ingerito quanto nella disfunzione del metabolismo. Il nostro corpo contiene circa 4 grammi di ferro.
I principali fattori che contribuiscono alla carenza di ferro sono:
troppa presenza di calcio (i latticini riducono del 30 al 50% l’assimilabilità del ferro), di rame, di vit. C, poco esercizio fisico, cattiva digestione, eccesso di sale, di caffè, di tè, di vino rosso (i cui tannini abbattono del 70% l’assorbimento ferrico), cioccolato, gastrite, ulcera peptica, ernia iatale, emorroidi, polipi o lesioni tumorali intestinali. Anche i fitati dei cereali integrali e i fosfati delle uova, i prodotti a base di soia, verza, cavoli, ne ostacolano l’assorbimento. Aspirine, zuccheri e dolcificanti industriali, analgesici e tranquillanti, integratori, farmaci, tutte sostanze incompatibili ed in contrasto col ferro. Diete acidificanti (a base di carne, latte e proteine animali), consumo di bevande gassate, mancanza di acido cloridrico nello stomaco, malattia celiaca, donazioni di sangue, perdite da operazioni e simili.
Per contro i fattori che favoriscono l’assorbimento del ferro sono:
il fruttosio, la vitamina A, il complesso B, il rame, il calcio, il manganese e il molibdeno: la vitamina C aumenta del 30% l’assorbimento del minerale. Inoltre, attraverso il riciclaggio il nostro corpo è in grado di recuperare il 95% del suo fabbisogno ed è praticamente impossibile per i vegetariani (come dimostrano i dati statistici) accusare carenza di tale minerale in virtù della presenza di vitamina C di cui sono ricche frutta e verdura. I vegetariani infatti risultano essere meno soggetti a carenze di ferro e quindi ad anemie rispetto agli onnivori.
Il ferro-eme (quello di derivazione animale) è creduto a torto superiore in termini di bio-disponibilità rispetto al ferro-non eme (quello di derivazione vegetale): la biodisponibilità del ferro non-eme è scarsa solo se manca il contemporaneo apporto di vitamina C naturale. Il ferro-eme dà solo stimolanti sferzate prodotte dalla moltiplicazione leucocitico-immunitaria, illudendo paziente e medico di ricevere benefici. E’ vero che il ferro-eme ha la proprietà di entrare velocemente nel corpo umano, ma lo fa con effetto dirompente e non coi modi e tempi previsti dal nostro sistema assimilativo. L’impatto del ferro-eme è traumatico, drogante e stimolante, non terapeutico. Il troppo ferro contenuto nelle carni rosse è sostanza ossidante, capace di danneggiare le membrane cellulari e il DNA.
Le più avanzate ricerche sul ferro e sull’anemia evidenziano come il migliore ferro possibile sia quello del mondo vegetale, delle foglie verdi e del succo fresco di carote e che le anemie vengono provocate dalle carenze della vitamina C, E, e P, (sinergiche col ferro), dagli eccessi di B12 (antitetica col ferro e con la vitamina C).
Le anemie si verificano quindi non per carenza ferrica ma per scarsa assimilabilità della stessa. Il ferro contenuto in forma ferrica negli alimenti deve essere convertito in forma ferrosa durante il processo di digestione per essere assimilato. Buona parte di questa conversione è dovuta proprio alla presenza di vitamina C. I sali minerali sui quali il nostro organismo può fare affidamento, sono solo quelli organicati, ovvero quelli che stanno nelle verdure e nella frutta non cotte, perché la cottura li rende inorganici cioè inassimilabili dal nostro organismo, come appunto succede per il ferro-eme dei derivati animali che devono essere necessariamente cotti per essere consumati.
Il valore della ferritina indica la scorta di ferro biodisponibile a disposizione: ferritina bassa vuol dire dieta povera, o eccessi di perdite a causa di emorroidi, mestruazioni troppo intense nelle donne o uso di sostanze incompatibili e ferro-distruttrici (come vitamine sintetiche, integratori minerali incluso quelli ferrici, zuccheri industriali, the e caffè, alcol, fumo, farmaci).
Per l’assimilazione del ferro serve la presenza di rame, cobalto, manganese, vit. C e vit. E. Tali minerali sono abbondanti nel mondo vegetale: il rame nella crusca 1,23 mg, nelle lenticchie 1,00 mg, negli anacardi 2,00 mg, nelle nocciole 1,30 mg, nelle noci 1,00 mg; il cobalto nella verdura a foglie verdi, nella frutta fresca, in quella secca e nei semi oleaginosi; il manganese nei cereali integrali, nella crusca, nei semi oleaginosi, nei legumi, nella verdura a foglie verdi, banane, sedano; la vit. C in tutti i prodotti vegetali, specialmente la frutta fresca; la vit. D ed E nell’olio di germe di grano.
Infine vale la pena ricordare che un eccesso di ferro causa solo problemi in quanto si deposita nel cuore, nel fegato e nel pancreas, spesso causa di cardiopatie ed effetti negativi sulla tiroide. Troppo ferro significa maggiore ostruzione delle arterie con notevoli rischi di infarto ed ictus.
Da cosa derivano le carenze di ferro:
A) Manca acido cloridrico nello stomaco (situazione comune a tutti gli anziani, soprattutto se reduci da una vita di errori).
B) Presenza di malassorbimento intestinale e situazione di dissenteria cronica.
C) Alimentazione carnea che produce acidificazione del sangue e porta a gravissimi inconvenienti (osteoporosi, fermentazione proteica o putrefazione, leucocitosi, acidi urici, ecc).
D) Alimentazione lattea che intasa, acidifica e ossida per cui non dà calcio ma ruba quello buono del midollo (osteoporosi) e sparge in giro quello cattivo del latte vaccino (creando calcificazioni improprie, calcoli renali, ecc).
E) Uso di antiacidi per combattere l’acidificazione (causata dalle carni e dal latte).
F) Ferite, donazioni, emorragie.
G) Situazioni di intolleranza al glutine (condizione celiaca).
H) Situazioni di anemia perniciosa (squilibri del gruppo B e della B12).
I distruttori del ferro:
A) fumo
B) aspirina
C) caffè e the (il the abbassa del 75% l’assimilazione del ferro)
D) vitamine sintetiche, specie A e D
E) minerali inorganici (il ferro inorganico produce carenza di ferro)
F) tranquillanti (analgesici, antidolorifici), farmaci in genere
G) tonici
H) bevande gassate e dolcificate, persino l’acqua frizzante
I) zucchero, dolci, dolciumi, gelati, caramelle, torte, dolcificanti
J) bistecche al sangue e ferro-eme
K) pesce, crostacei
L) cottura di tutti i cibi. La cottura distrugge i micronutrienti, e nel caso dei minerali li trasforma da organici, cioè da preziose sostanze vive ed organicate dalla fotosintesi clorofilliana, in sostanze smorte e dure, inorganiche ed inassimilabili (il sostegno che vitamine sintetiche e minerali inorganici danno nell’immediato e nel breve periodo, è sempre illusorio e falsificante, di tipo sberla, di tipo stimolazione, mentre nel lungo periodo il risultato è quello opposto).
I grandi amici del ferro:
A) mandorle, noci, noccioline, pistacchi, pinoli, arachidi, semi (girasole, sesamo, papavero, zucca, lino)
B) cereali integrali tutti (a condizione che non siano troppo cotti e siano sempre preceduti da abbondanti verdure crude). Altamente raccomandabili l’avena, il miglio, il riso integrale nero
C) spizzecul (termine friulano per il frutto rosso della rosa canina)
D) agrumi (specie le arance rosse di Sicilia)
E) more di gelso (specie le nere), more di rovo, lamponi, fragole, mirtilli, fichi, kiwi, ananas
F) ciliegie, uva (specie la nera), uvetta secca, prugne secche
G) carota, topinambur, patate, patte dolci, zucche, rape e ravanelli
H) cavoli e verze, cime di rapa, carciofi, finocchi
I) crescione d’acqua e di terra, rucola, radicchi e lattughe, tarassaco, verdure di bosco, sedano e prezzemolo, funghi e tartufi, germogli selvatici e coltivati in proprio (alfa-alfa, ecc)
J) glutatione (composto organico antiossidante la cui carenza provoca invecchiamento dei globuli rossi)
K) alghe marine crude o seccate
L) datteri, cachi freschi e secchi, castagne
M) angurie e meloni
I PIU’ RICCHI DI FERRO (mg/100):
crusca di frumento: 12,9; germe di grano:10; semi di soia: 8,4;radicchio: 7,8; semi di girasole: 7,6; pistacchi: 7,3; farina di soia: 6,9; lupini: 5,5; ruchetta: 5,2; miglio: 5; fave secche: 5; mandorle: 4,6; arachidi tostate: 3,5; nocciole secche: 3,3; tarassaco: 3,2; fichi secchi: 3; lenticchie bollite: 3.