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Sabbia n.32 intitolata “Ruderi di Torre”.

Marco Vettori
marco.vettori.512@psypec.it
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Sabbia n.32 intitolata “Ruderi di Torre”.
Dopo aver bagnato la sabbia al centro del vassoio, inizia a costruire l’immagine. Terminato il lavoro dice: “Ho voluto presentare un rudere una torre di pietra. Qualcosa di tridimensionale: era inizialmente un vaso che si è trasformato in torre. Mentre stavo facendo mi è venuta in mente la mia amica Lucia che sta sempre in casa: quando studia non fa altro. Ieri sono andata a teatro e ho avuto la sensazione che Lucia non abbia cambiato niente delle sue antiche abitudini. Cominciando l’Università io ho messo in discussione un po’ tutto: dicendo questo lo faccio e questo non lo faccio più. Questo è un momento che non posso vivere senza traumi: ovvero senza traumi non mi ci trovo più. Il rapporto con la mia amica si sta scollando. Sembriamo due fogli di fòrmica che vanno da parti opposte. Lucia quando esce è vestita come l’ultima vetrina che ho visto: se vuole emergere dovrebbe sviluppare i suoi talenti…! La mia amica ha la mania del perfezionismo. Ho trovato la mia compagna bene fuori, ma male dentro. Non l’ho trovata affatto bene! L’estate scorsa ho notato una torre saracena che emanava un certo fascino. La torre dà una sensazione di possanza, ma crollata è un po’ malinconica. Nel medioevo le torri avevano un valore bellico, adesso si notano per il loro valore paesaggistico. Sono un po’ preoccupata che la torre costruita nella sabbiera possa crollare “Dopo qualche attimo passato a riflettere, mi dice sorridendo che di solito con la sabbia si fanno castelli e torri…… Riferendosi alla sua vita in questo momento, e a come passa le sue giornate, mi dice testualmente:” Quando uno ci prova a vivere, è giusto viverla la vita!”
Questa torre assomiglia per molti aspetti ad “un contenitore”. Nelle sabbie precedenti erano stati presentati vari recipienti: ora il vaso si è trasformato in torre: in questa sabbia la torre (come la cinta muraria) rappresenta un simbolo femminile. Non a caso nelle litanie della Madonna si parla di Lei come “Turris eburnea” (torre d’avorio). Anche le antiche dee mediterranee avevano una torre sulla testa perché madri e protettrici delle città poste sul Mediterraneo. Il rudere di torre, posto nel vassoio, fa pensare al crollo del femminile precedente, dopo il processo di trasformazione. Dà l’idea di un passato sofferto (attraverso il processo alchemico di trasformazione è stata vulnerata e purificata attraverso le sofferenze) che ora, non più bambina paurosa e acquiescente, riesce ad osservare con tenerezza e obiettività. Proprio in questa seduta Eloisa parla della sua amica Lucia che un contenitore perfetto come le vetrine. Lucy, però, è prigioniera! Eloisa, si confronta, in questa sabbia, con una figura d’ombra e con quello che avrebbe potuto essere il suo destino se fosse rimasta nella situazione originaria. L’immagine nel vassoio dà l’idea di un passato ‘sofferto’ di cui lei può osservare con tenerezza ‘le rovine’ e di una situazione di “Working in progress” foriera di ulteriori trasformazioni.