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Google guida negli Usa il nuovo capitalismo verde

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Il più grande investimento mai realizzato per le fonti alternative. Ma Obama dà il via libera alle trivellazioni in mare: "Era naturale che dopo la marea nera la moratoria dovesse finire"

FEDERICO RAMPINI

(repubblica.it) SAN FRANCISCO – Nel giorno in cui la dittatura del petrolio sembra prendersi la sua rivincita, il "capitalismo verde" viene in soccorso di Barack Obama col più avveniristico investimento mai compiuto nell’energia eolica. Due notizie contrastanti, due visioni dell’America si sovrappongono. La Casa Bianca è costretta a revocare il blocco delle trivellazioni sottomarine, deciso dopo l’esplosione della piattaforma Bp nel Golfo del Messico il 20 aprile. La più grande marea nera nella storia degli Stati Uniti non è bastata.

"La moratoria doveva finire, questa è la conclusione naturale", tenta di sdrammatizzare il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. Nulla di "naturale", in realtà: Obama non ha potuto resistere alla manovra a tenaglia contro quel divieto. Da una parte i petrolieri, dall’altra la manodopera locale penalizzata dal blocco delle estrazioni che infligge costi pesanti a un’economia già depressa. A venti giorni dalle elezioni legislative la senatrice democratica della Louisiana, Mary Landrieu, aveva dato un aut aut al presidente: "Se continuiamo così, pagheremo con un’emorragìa di voti". Del resto nel breve termine Obama sa che l’alternativa all’estrazione di petrolio sulle coste Usa, è l’aumento delle importazioni dal Golfo Persico.

Ma in alternativa ai combustibili fossili si rafforza un capitalismo verde che punta sulle energie rinnovabili. Nel giorno del via libera alle trivellazioni, parte un altro progetto offshore, di segno opposto. È il più grande investimento mai realizzato nella distribuzione dell’energia eolica. I capitali vengono da un colosso della Silicon Valley californiana, i primi benefici si sentiranno sull’altra costa. Google, in società con Good Energies e i giapponesi del gruppo Marubeni, investe 5 miliardi di dollari per costruire una nuova rete di trasmissione che collegherà le turbine a vento offshore, lungo la costa atlantica dal New Jersey alla Virginia.

In partenza saranno almeno 350 miglia di cavi sottomarini, per trasportare l’energia elettrica dalle turbine eoliche collocate in mare, fino agli utenti finali. "È uno dei più interessanti progetti che abbia mai visto", dice Jon Wellinghoff, presidente dell’authority di settore, la Federal Energy Regulatory Commission. Applaude la più grande organizzazione ambientalista americana, il Sierra Club. "Sono queste – dice la sua direttrice Melinda Pierce – le idee audaci di cui l’America ha bisogno per fare un balzo nel futuro". L’investimento di Google e soci partirà con un cavo sottomarino capace di trasportare 6.000 megawatt, la potenza equivalente a cinque grandi centrali nucleari. Lungo tutta la East Coast la nuova rete sottomarina faciliterà il trasporto di corrente con due effetti benefici: la riduzione del costo dell’energia eolica; e un incentivo a sviluppare le pale eoliche offshore che sono le più gradite perché non deturpano il paesaggio (possono essere a molte miglia dalle spiagge, praticamente invisibili dalla terraferma). La costruzione avrà inizio nel 2013 e il sistema, battezzato Atlantic Wind Connection, comincerà a funzionare dal 2016.

È qui in California che viene alla luce invece la più grande centrale solare mai realizzata sui terreni federali. Un doppio impianto, basato su una tecnologia d’avanguardia, potrà soddisfare i bisogni energetici di 566.000 abitazioni. Le centrali gemelle sono realizzate da Tessera Solar nella Imperial Valley e dalla Chevron nella Lucerne Valley, due zone desertiche. Invece dei tradizionali pannelli fotovoltaici useranno i Suncatchers, dei riflettori a forma di radar, che hanno una maggiore capacità di concentrazione dei raggi solari. Insieme, queste due centrali di nuova generazione saranno in grado di generare 754 megawatt di corrente elettrica. E un’altra azienda hi-tech della California onnipresente su Internet, Adobe Systems che ha brevettato il Flash Media Player, si espande a sua volta nel business ambientalista.

In società con la Bloom Energy, Adobe investe 400 milioni per disseminare sui tetti di case e uffici della Silicon Valley i nuovi impianti basati sulla tecnologia delle "oxide fuel cells", celle di combustibile che producono elettricità "pulita" a partire dall’idrogeno. Forse per Obama la soddisfazione maggiore è ancora un’altra. Viene da un simbolo della Old Economy. Tra un mese esatto, l’11 novembre parte in otto fabbriche General Motors del Michigan la produzione in serie della Volt. Figlia del salvataggio statale dell’industria automobilistica, che consentì a Obama di imporre una svolta ambientalista ai dinosauri di Detroit, la Volt è la prima auto tutta elettrica made in Usa. Se avrà successo, nel futuro dell’America ci saranno meno ricatti dei petrolieri. 

(13 ottobre 2010)

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