Bankitalia in pressing sulle Poste, ispezioni a raffica su antiriciclaggio e governance
Carlotta Scozzari
A gennaio di quest’anno, l’amministratore delegato di Poste Italiane, Francesco Caio, aveva dichiarato: “Abbiamo ispezioni regolari con Bankitalia, Consob e Ivass, che viviamo come opportunità di miglioramento”. Allora il contesto era quello del Parlamento, e in particolare quello delle commissioni riunite di Finanze, Trasporti e Poste e Telecomunicazioni, a cui il numero uno della società a controllo pubblico, che si appresta a cedere il testimone a Matteo Del Fante, aveva fornito una serie di informazioni sul collocamento presso il pubblico indistinto di tutta una serie di prodotti immobiliari rischiosi. Ebbene, il bilancio del gruppo quotato in Borsa non fa che confermare le parole dell’ad uscente Caio: le ispezioni non mancano, soprattutto quelle da parte della Banca d’Italia. La più insidiosa, almeno a giudicare dal documento che riassume l’andamento della società nel 2016, sembra proprio essere stata quella che ha riguardato Poste Vita, braccio assicurativo del gruppo, finito nel mirino dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (Uif) per “accertamenti ispettivi in tema di antiriciclaggio ai sensi dell’art. 47 e dell’art. 53, comma 4, del decreto legislativo 231 del 2007″. Gli accertamenti erano stati avviati alla fine del 2015 e si sono conclusi nell’aprile del 2016, un anno fa, “con la ricezione – spiega il bilancio delle Poste – dell’ultima nota trasmessa dalla compagnia recante i chiarimenti e le informazioni richiesti dalla Uif”.
Da lì sono trascorsi tre mesi di relativa tranquillità, fino a che, a luglio dell’anno scorso, Bankitalia è andata all’attacco, facendo recapitare a Poste Vita un “processo verbale di accertamento e contestazione” per violazione dell’obbligo di tempestiva segnalazione di operazioni sospette – sempre con riferimento alla normativa finalizzata a contrastare il riciclaggio di denaro – in relazione a una singola polizza. In ballo c’è una sanzione non particolarmente elevata: può raggiungere al massimo 400 mila euro, vale a dire il 40% del valore delle operazioni, pari quindi – se ne desume – a 1 milione di euro. Ma comunque le Poste non sembrano intenzionate a soccombere. Ecco che così la società, che svolge il servizio postale ma vende anche prodotti finanziari e assicurativi (per questo motivo è un soggetto vigilato da Bankitalia), decide di trasmettere “i propri scritti difensivi con contestuale richiesta di audizione” al ministero dell’Economia e delle Finanze. Che è anche primo azionista delle Poste, con una partecipazione diretta del 29,3% a cui si aggiunge un 35% indiretto detenuto tramite la Cassa depositi e prestiti. Il bilancio della società, però, non fa sapere se l’audizione si sia tenuta o meno, né tanto meno ne rivela l’esito.
Passa qualche giorno, si arriva al 27 luglio 2016, e Bankitalia torna all’attacco. Lo fa con una comunicazione in cui chiede che vengano “intraprese azioni correttive al fine di rimuovere alcune criticità emerse nel corso delle verifiche svolte, chiedendo riscontro”. Poste Vita, si legge nel bilancio della capogruppo, “ha dapprima informato l’Autorità di aver avviato un piano di lavoro operativo all’esito del quale avrebbe dato informativa sulle iniziative e sulle azioni correttive intraprese”. Si arriva così al 20 dicembre del 2016, giorno in cui le Poste trasmettono a Bankitalia un’informativa “con una descrizione del piano degli interventi in corso di realizzazione per accogliere i suggerimenti ricevuti dalla stessa unità”.
In realtà, nel mese di luglio del 2016, l’attacco sferrato da Bankitalia alle Poste è duplice. Sempre tra le righe del bilancio si scopre, infatti, che il 18 di luglio del 2016 l’autorità di via Nazionale annuncia gli esiti della visita ispettiva chiusa ad aprile dello stesso anno e condotta sulla Banca del Mezzogiorno – Mediocredito centrale, posseduta dalle Poste ma in procinto di passare a Invitalia. Insomma, Bankitalia individua “taluni profili dell’organizzazione e dell’attività della banca che richiedono interventi correttivi, esprimendo un giudizio parzialmente sfavorevole”. L’ispezione, precisa comunque il bilancio delle Poste, “non ha dato luogo all’avvio di procedure sanzionatorie a carico della banca o degli esponenti aziendali”. Ad agosto del 2016, così, la Banca del Mezzogiorno comunica all’autorità di vigilanza “le proprie considerazioni in ordine ai rilievi e alle osservazioni formulati nonché il piano complessivo degli interventi di adeguamento, in parte già adottati e oggetto di monitoraggio continuo degli organi aziendali”.
Non è ancora finita, perché proprio a febbraio di quest’anno – si scopre sempre tra le righe del bilancio – è stato avviato dalla Banca d’Italia un accertamento ispettivo “finalizzato ad analizzare i sistemi di governo e controllo e di gestione dei rischi operativo e informatico nell’ambito delle attività di Banco Posta”, la controllata del gruppo che opera nei servizi finanziari. E’ invece partita lo scorso ottobre la verifica ispettiva della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) riguardante il piano individuale pensionistico “PostaPrevidenza Valore”, le cui attività sono tuttora in corso. Le parole pronunciate da Caio sulla regolarità delle ispezioni effettuate da diverse authority sembrano quindi essere confermate. Ma a fare in modo che le Poste possano viverle come “opportunità di miglioramento” non potrà essere più Caio bensì il suo successore Del Fante. 17/04/2017
Fonte Link https://it.businessinsider.com/le-poste-nel-mirino-di-bankitalia-per-l-antiriciclaggio/