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2️⃣ La risposta del Professor Augusto Schianchi sulla moneta a debito e il debito pubblico
Pubblico la risposta del professor Augusto Schianchi ricevuta in data odierna (09/03/2023) al mio articolo : “Una risposta dovuta al professor Augusto Schianchi sulla moneta a debito e la truffa del debito pubblico di cui ignora la verità” [LINK]
Gentile dottor Boschi,
una decina di anni fa, dopo la crisi finanziaria del 2008, è tornata a diffondersi la cosiddetta Nuova Teoria Monetaria, in realtà non nuova in quanto introdotta almeno tre secoli fa.
In buona sostanza questa teoria sostiene che non ha senso emettere titoli di debito pubblico, oltretutto gravato dal pagamento degli interessi, ma conviene pagare immediatamente il disavanzo stampando cartamoneta. (Ovviamente questo non è possibile in un sistema monetario basato sull’oro).
In economia (come in tante altre scienze) le verità assolute non esistono, bisogna misurarle con i fatti. I fatti quali sono? I paesi occidentali (ad esempio a partire dalla Germania del dopoguerra) hanno sempre preso molto sul serio la teoria quantitative della moneta, vale a dire che il livello nominale dei prezzi è proporzionale alla quantità di moneta immessa sul mercato. Questo implica che stampando cartamoneta si ha come effetto l’inflazione, e l’inflazione è il peggiore di tutti mali perché è la tassa più ingiusta, in quanto favorisce i ricchi proprietari, che vedono rivalutati i beni di loro proprietà, e danneggia i poveri che hanno come unica entrata salari e pensioni, continuamente svalutate.
I fatti hanno dato ragione alla Germania, la cui moneta ha preservato il proprio valore con una bassa inflazione. Un approccio diverso è stato adottato da altri paesi, ad esempio quelli dell’America Latina, in primis Brasile e Argentina, i quali hanno stampato crescenti quantità di moneta per pagare il disavanzo pubblico, con il risultato di aumentare enormemente l’offerta di moneta facendo di seguito esplodere l’inflazione. Nel 2019 l’Argentina ha avuto un tasso di inflazione del 50%; quest’anno il tasso di inflazione supererà il 100%. Nel 1989 raggiunse il 3000% (tremila per cento). Per citare un esempio più vicino a noi prendiamo la Turchia, che nell’ultimo anno ha avuto una inflazione pari al 100%.
È evidente che le due strategie, stampare cartamoneta o emettere debito sono alternative, e dipendono in grande misura dagli assetti istituzionali dei diversi gradi di democrazia. Nei paesi ad alta inflazione abbiamo molto spesso democrazie di tipo autoritario o presidenzialista; per contro i paesi a bassa inflazione sono quelli caratterizzati da continuità istituzionale e garanzie fiduciarie in merito al pagamento dei debiti pubblici futuri.
Poiché l’inflazione non è l’unico dato economico significativo, va sottolineato che anche la crescita economica dipende dall’inflazione: un aumento dell’offerta di moneta infiamma l’economia, la accelera, ma purtroppo per un periodo molto breve, perché porta ad uno squilibrio dei conti con l’estero (aumentano le importazioni per effetto dell’aumento della domanda interna), ad una svalutazione del cambio, ad una accelerazione dell’inflazione stessa, per finire in un crollo della crescita.
Stampare cartamoneta è una terapia d’urto, che può far bene all’inizio ma poi ha effetti collaterali negativi drammatici. Un ulteriore esempio è stata l’Italia nel 1975. Per rilanciare l’economia dopo la crisi del 1974 con la prima crisi petrolifera, l’allora ministro Colombo acconsentì ad un aumento smisurato di liquidità nel sistema, provocando un rimbalzo dell’inflazione, che poi abbiamo impiegato dieci anni per ricondurlo alla media europea, senza per contro avere registrato un balzo significativo nella crescita. (Nel merito vi sarebbero molte considerazioni da fare, che tralasciamo per evidenti ragioni di spazio).
Con il Trattato di Maastricht poi, l’Italia ha fatto un grande passo in più, è entrata nel sistema monetario europeo dell’Euro, rinunciando alla sovranità monetaria, attribuendo il potere di stampare moneta alla Banca Centrale Europea, alle cui decisioni l’Italia (con la presenza del Governatore di Banca d’Italia) partecipa con una quota del 13%. Entrare nell’Euro è stata una scelta del Parlamento sovrano, della quale si può dissentire, e sulla quale si possono avere opinioni diverse. Nelle ultime elezioni politiche il partito favorevole all’uscita dell’Italia dall’Euro ha raccolto meno del 2% dei votanti (poco più dell’1% dei cittadini italiani elettori). Potremmo quindiaggiungere, parafrasando la famosa frase: “è la democrazia bellezza!”
Va sottolineato che la moneta, insieme all’allocazione delle risorse, è un problema centrale della scienza economica, con un dibattito che prosegue dal tempo di Aristotele, con contributi diversi a seconda del momento e del contesto. Negli ultimi quarant’anni questo dibattito si è ingigantito ulteriormente con l’appropriazione dei problemi monetari da parte del mondo della finanza. Pensiamo all’introduzione dei prodotti cosiddetti “derivati” e più di recente delle criptovalute. La dinamica di questi fenomeni è il contenuto di singoli corsi universitari e quindi da parte nostra soltanto una “toccata e fuga.” Magari ci sarà l’opportunità per ulteriori approfondimenti.
Per finire, com’è la Terra? Gli astronauti (ma tanti altri scienziati prima di loro) hanno documentato che è una palla schiacciata ai poli, e questo è un fatto. Ma se noi usciamo di casa e a piedi ci proponiamo di attraversare la Terra nella sua lunghezza, la nostra percezione sarà che la Terra è piatta, ma non solo, che è pure infinita. Sulla differenza tra fatti e percezioni è in corso una discussione da circa duemilacinquecento anni (a partire dal Mito della caverna di Platone), sulla quale mi sembra eccessivo dilungarci. Però, con l’avvento dei social, tutto è possibile, senza dimenticare l’avvertimento del nostro grande Umberto Eco su qualcuno che ci scrive.
Post scriptum. Gentile Dott. Boschi, mi scuso vivamente per il ritardo nella mia risposta, ma mio malgrado appartengo al mondo dei lazy people (persone pigre).
La ringrazio per le sue stimolanti considerazioni, cordiali saluti,
Augusto Schianchi