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LA VERITA’ SUL DEBITO PUBBLICO

solo un’ informazione seria e corretta può creare un’ evoluzione solida e sostenibile

Critica all’articolo di Giuseppe Timpone: “Quell’unica volta che l’Italia riuscì ad abbattere il debito pubblico del 29/gennaio/ 2023 su investireoggi.it [LINK]  

Cari giornalisti al servizio del sistema, non vi sembra che sia giunto il momento di smetterla di raccontare balle ai cittadini? La gente ha bisogno di verità e non di menzogne, ancor più su temi importanti come quelli economici che impattano fortemente sulla vita, sulle finanze e sulle scelte politiche ed economiche di ogni individuo

Che voi siate dei servi dei servi al servizio degli interessi criminali dello “status quo” economico, ormai, lo sanno anche le pietre. Questo articolo ne è la testimonianza. Essere informati correttamente è un diritto costituzionale. I nostri padri costituenti consapevoli dell’importanza che ha l’informazione nello Stato democratico lo hanno messo in Costituzione (Art.21). Senza un’informazione seria, corretta e affidabile, non può esserci alcun solido sviluppo sociale ed evoluzione umana. L’informazione fuorviante non può che essere foriera di crisi, degrado e imbarbarimento sociale finalizzato alla mera sopravvivenza. (Dante: “Fatti non foste per vivere come bestie ma seguir virtute e canoscenza”).

Oggi, la società sta vivendo tempi di grande decadenza, e impoverimento economico, etico e morale. E ciò non per un destino avverso, ma per il tradimento dei ruoli professionali,  accademici, politici e istituzionali di cui il debito pubblico ne è una rilevante, significativa prova e aspetto.

Quando, giornalisticamente, il problema del debito pubblico viene trattato con i canoni ipocriti della scienza economica corrotta di sistema e non con il diritto giuridico e della Costituzione, abbiamo toccato il fondo professionale. Se il problema del debito, invece, fosse trattato secondo la legge del codice civile e penale, emergerebbe che il debito sovrano dello Stato è solo una gigantesca truffa nei confronti della Nazione e della Collettività; una truffa riconducibile all’anticostituzionale e  illegale paradigma monetario della moneta a debito.

Un paradigma monetario criminale esistente non per forza di legge, ma per la connivenza e la complicità di tutti i poteri reali istituzionali, sociali e di controllo democratico, un autentico impunito tradimento costituzionale e politico dello Stato nei confronti dei cittadini. Tutti corrotti e traditori, dalle più alte cariche istituzionale e religiose, dalla Magistratura, ai più alti vertici Militari, nonché tutti i rappresentanti delle corporazioni, sociali e sindacali, nessuno escluso.
Questo crimine è strutturale allo Stato Costituzionale, fintamente aggettivato come democratico, ma in realtà usurocratico in quanto dotato dei tre classici poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario, ma non però del potere più importante che è quello dell’emissione monetaria, potere posto in capo invece, alle Banche Centrali di proprietà privata e non dello Stato.

(Le Banche Centrali sono un portato degli Stati Costituzionali, prima non c’erano).

Va detto che con l’istituzione delle Banche Centrali è cambiata la natura giuridica del valore nominale della moneta che, da proprietà del portatore è divenuta di proprietà delle Banche Centrali. Questo è il punto storico fondamentale e della truffa.
Cosa può esserci di più criminale di uno Stato che rinuncia (violando la Costituzione)  alla propria potestà di emissione (L’emissione è una funzione sovrana) per consentire a privati banchieri di creare illegalmente denaro dal nulla e poi da questi farselo prestare, nemmeno direttamente, ma tramite interposti soggetti (banche private commerciali) al pieno valore nominale gravato da interessi? Regalando criminalmente a queste ultime oltre 1000 miliardi [LINK] di intermediazione negli ultimi 15 anni, quando lo Stato invece potrebbe e avrebbe potuto rivolgersi direttamente alla BCE (articolo 123 del trattato di Lisbona (TFUE – Trattato di Funzionamento Unione Europea), come fanno Francia e Germania. 
1) “Sono vietati la concessione di scoperto di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca Centrale Europea o da parte delle Banche Centrali degli Stati membri a Istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni Statali, agli enti Regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca Centrale Europea o delle Banche Centrali Nazionali”;

2) “le disposizioni del punto 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto di offerta di liquidità da parte delle Banche Centrali, devono ricevere dalle Banche Centrali Nazionali e dalla Banca Centrale Europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati”.

Questo è il punto da denunciare caro signor giornalista, non raccontare frottole. E, tutto ciò, senza che vi sia alcuna legge, norma, Trattato o convenzione che attribuisca a questi banchieri la facoltà di emettere la moneta in forma proprietaria (il prestare giuridicamente è una prerogativa del proprietario).

E’ di questa truffa e crimine  che Le autorità politiche, istituzionali, accademiche, giuridiche e religiose, devono rendere conto.

Oggi, l’emissione monetaria da parte delle Banche private Centrali e commerciali, (senza che nessuno intervenga),  avviene in totale palese flagranza  dei seguenti infamanti reati: usura, furto, truffa, associazione a delinquere, e falso in bilancio, perché all’atto dell’emissione i banchieri, creano il denaro dal nulla e, senza averne titolo, lo prestano agli Stati al valore nominale gravato da interessi indebitando, in tal modo, dell’equivalente, Stati e Collettività, quando invece, il valore nominale all’atto della emissione dovrebbe essere accreditato e non addebitato.

Il valore nominale della moneta (potere di acquisto o valore facciale) è un valore convenzionale, di costo nullo creato dall’accordo sociale (accettazione) e dal corso legale (legge dello Stato). Quindi un valore giuridicamente intangibile di proprietà Collettiva, non dello Stato né tanto meno dei banchieri.

Increditarsi e lucrare questo valore all’atto dell’emissione significa truffare e usurare lo Stato e la Collettività del 200% al netto degli interessi (differenza patrimoniale tra l’accredito e l’addebito di un valore).

Lo Stato italiano, a questi grandi usurai nei soli ultimi 30 anni, ha pagato oltre quattro trilioni di interessi sul debito (4.000 mila miliardi) senza  ridurre di un solo euro il debito pubblico, il cui meccanismo di genesi è quello esposto. Debito che al contrario, rispetto al PIL è passato dal 60% (ante divorzio tra la Banca d’Italia e il Ministero del tesoro del 1981), al 150% di oggi.

Caro sig. Giuseppe Timpone, lo sviluppo del dopo guerra quello che lei chiama “periodo d’oro” lo si deve esclusivamente alla riforma bancaria del 1936 (Alberto Beneduce e Donato Menichella) allorché la privata Banca d’Italia (le Banche Centrali degli Stati dell’Unione Europea sono tutte private) venne messa sotto il controllo pubblico dello Stato attraverso la partecipazione d’ imperio della maggioranza del capitale dalle quattro banche statali: Casse di Risparmio, Credito Italiano, Banca Nazionale del Lavoro e Banco di Roma; tutte privatizzate nel 1992. Operazione che portò, inevitabilmente, Bankitalia sotto il controllo del capitale privato.

Tale riforma bancaria, venne inficiata dal famoso e nefasto divorzio del 1981, posto in essere  dall’allora Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e il Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi.
Separazione dalle conseguenze disastrose per il debito pubblico italiano e  le casse dello Stato in quanto fino al 1981 l’Italia poté finanziare il proprio sviluppo attraverso l’emissione dei titoli di Stato a tassi d’interesse stabiliti dal Tesoro (la Banca d’Italia aveva l’obbligo di sottoscrivere i titoli inoptati dal mercato), dopo il 1981, invece, l’Italia, per finanziarsi, fu costretta a ricorrere al libero mercato con tassi e credito controllati monopolisticamente dalle banche dei grandi usurai creatori del denaro dal nulla; e dal ricatto dalle loro Agenzie di Rating.

Omettendo queste fondamentali e indispensabili notizie si fuorvia deliberatamente, la comprensione della truffa della moneta e del debito pubblico. Anche questo è un crimine.
Parma, 07/02/2023

Gian Fabrizio Pioli

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