Parmacotto, la Procura chiede la revoca del concordato
Dopo la convalida del sequestro gli inquirenti ritengono che il piano concordatario non sia fattibile. Chiesta l’amministrazione straordinaria in caso di fallimento
di MARIA CHIARA PERRI
Per conoscere il destino della Parmacotto Non sarà necessario attendere il 12 ottobre, data in cui è slittata l’udienza di omologa del concordato dopo il sequestro d’urgenza di 11 milioni per truffa ai danni dello Stato. Martedì la Procura della Repubblica di Parma ha depositato al tribunale fallimentare un’istanza per la revoca della procedura di concordato preventivo, ritenendo che sia inammissibile.
Il sequestro la scorsa settimana è stato infatti convalidato dal gip, che ha disposto non più il blocco dell’intero patrimonio aziendale ma di tutte le liquidità presenti nei conti correnti alla data del 14 luglio (complessivamente 9 milioni 700mila euro). Alla luce di questa pronuncia gli inquirenti ritengono che il piano concordatario, così come era stato presentato e votato dai creditori, non sia fattibile: tra i beni messi a disposizione dei creditori andrebbe infatti sottratta la consistente somma fermata dalle autorità.
La Procura ha così chiesto al tribunale di accertare l’inammissibilità del concordato preventivo e di dichiarare lo stato d’insolvenza della società. Un provvedimento che andrebbe preso con urgenza, per tutelare la continuità aziendale e conseguentemente l’occupazione degli addetti e il valore stesso della Parmacotto.
La dichiarazione di insolvenza potrebbe aprire la strada al fallimento. E’ una delle ipotesi più probabili, ma questo non significa che l’azienda debba essere chiusa e posta in liquidazione. In fase pre-fallimentare il tribunale potrebbe nominare un custode giudiziario e in seguito valutare l’amministrazione straordinaria per l’esercizio provvisorio.
Gli inquirenti ritengono che non si debba aspettare ottobre per la revoca del concordato proprio per tutelare i dipendenti i creditori: vista la precarietà e l’incertezza della situazione della Parmacotto, la società potrebbe perdere rapporti commerciali, divenire meno appetibile per acquirenti interessati e potrebbe vedere a rischio la sua stessa continuità aziendale. La decisione spetta ora al tribunale fallimentare, presieduto dal giudice Nicola Sinisi.
Flai Cgil: appello per la continuità aziendale – “Come sindacato abbiamo dichiarato in più occasioni che la Parmacotto ha tutte le possibilità per essere una impresa in grado di svolgere una proficua attività economica, con un marchio conosciuto, lavoratori professionali e produzioni di qualità. A questo punto facciamo appello alle istituzioni e all’economia sana del settore per far sì che la priorità sia la continuità aziendale e occupazionale a tutela di una storica impresa del territorio e di centinaia di famiglie di onesti lavoratori. Fin da subito ci attiveremo a questo scopo per l’immediata costituzione di un Tavolo Istituzionale di crisi che coinvolga il Comune di Parma, di Sala Baganza, la Provincia e la Regione Emilia Romagna”. Lo scrive la Flai Cgil. 20 luglio 2016
Fonte Link parma.repubblica.it