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ETTORE BOSCHI: UNA STRAORDINARIA STORIA DIMENTICATA ALLA CAV. UMBERTO BOSCHI

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auto di Ettore Boschi dopo l'incidente

ETTORE BOSCHI: UNA STRAORDINARIA STORIA DIMENTICATA ALLA CAV. UMBERTO BOSCHI

auto di Ettore Boschi dopo l’incidente del 3 settembre 1977


Caro papà,
quest’anno ti voglio ricordare in un modo molto particolare, pubblicamente, non solo con la santa messa ad ogni 3 settembre, giorno della tua improvvisa morte (era il 1977). Incredibile, sono passati 43 anni. Mi ricordo ancora quel tuo ultimo saluto a me e il bacio commosso sul grembo di Emanuela in attesa di Jessica. E poi il rumore dell’auto che se ne andava con un ruggito che sembrava un saluto per sempre. Così fu! E poco dopo la chiamata di mia madre, la mia corsa in ospedale, dove giacevi su un letto d’acciaio, dell’obitorio, ricoperto da un lenzuolo bianco. Ti fu scoperto il viso per il riconoscimento. Ero solo, avevo 22 anni, e lo sarei rimasto per tutta la mia vita. Senza di te. Mi assalgono ancora i brividi in tutto il corpo. Il peggior momento della mia storia. Ho stampata quella situazione indelebile nella mia memoria visiva.  Impossibile immaginarlo ancora oggi senza sprofondare in un pianto d’amore perduto.

   
Ettore Boschi

La morte improvvisa ti ha impedito di realizzare il tuo ultimo progetto: la costruzione di un nuovo stabilimento a San Vitale Baganza (dopo diversi tentativi a Felino non andati a buon fine per la miopia burocratica del Comune di Felino e qualche invidia locale), dove avevi già acquistato il terreno. Ed eri entusiasta di partire con la tua nuova impresa, ne avevi parlato tutta la sera a tavola, una iniziativa tutta tua, dove avrei dovuto essere al tuo fianco. Dopo aver scartato diverse vantaggiose proposte e opzioni in diverse realtà italiane (moltissime avrebbero voluto avvalersi dei tuoi saperi), ti eri impegnato a ristabilire le sorti del SalMilano a Besana Brianza, profumatamente remunerato, poi socio di maggioranza (51%), chiamato direttamente dal CDA della Winefood con sede a Corsico, nelle mani del Credit Suisse. In quel periodo ero sempre con lui. Abitavamo in un piccolo albergo (Fantello) di Besana dal lunedì al venerdì sera, in attesa di una casa in quel paese dove, di fatto, risiedevi e dove ci saremmo trasferiti con mamma. 

Ma qui, voglio ricordare, brevemente, la tua vita di imprenditore tra i pionieri dell’industria dei salumi di Parma, in particolare di Felino, paese in cui sei nato e hai dato tutto te stesso con un’intelligenza creativa e grande impegno quotidiano per la tua azienda: la “Cav Umberto Boschi”. Divenuta famosa per il “salame di Felino” (dalla tua ricetta magica ereditata dal padre, da te implementata nella dimensione industriale), ma pure di tanti altri salumi, grazie al tuo impegno quotidiano senza sosta, rinunciando a tutto, con i dipendenti considerati parte della famiglia che avevano piena fiducia in te, ti consideravano uno di loro.
Lo sapevano tutti che mio padre, non aveva avuto una infanzia facile in famiglia, con la perdita improvvisa di suo fratello maggiore Luigi, il primogenito, iniziò a lavorare fin dalla tenera età.  Erano gli anni dell’invenzione produttiva, non della finanza distruttiva. 

Gazzetta di Parma: Umberto Boschi (a destra) con il figlio Lorenzo

Pur senza grandi tecnologie, con pochi strumenti rudimentali artigianali, tanta passione per il tuo lavoro, nell’inventare sistemi di lavorazione e una filiera industriale ancora inesistente, che nel tempo riuscisti a progettare e realizzare in parte, in attesa di una nuova costruzione da realizzare con il cugino Paolo nella sede della sua ex fabbrica conserviera di Felino.
Nonostante le non ottimali condizioni, riuscivi incredibilmente a garantire una costante qualità produttiva. Tutto per la azienda che portava il nome di tuo padre, non certo per la remunerazione, solo di sopravvivenza per tutta la nostra famiglia. Eppure la tua storia di imprenditore antesignano è stata volutamente dimenticata da tuo nipote Umberto. 40 anni di tua dura vita fatti sparire, mai ricordati. Addirittura non risulti nemmeno tra gli eredi di tuo padre Umberto, mio amatissimo nonno (la sua morte nel 1964 fu per me bambino di 9 anni il primo grande dolore).
Pur nella sofferta divisione tra fratelli, nella metà degli anni ’70, che nessuno di noi avrebbe voluto, ma per una inesistente organizzazione societaria (di cui mio zio Renzo si sarebbe dovuto occupare per un adeguamento alla forte crescita avuta, avvalendosi di una società di consulenza per l’organizzazione aziendale) che se realizzata, forse, si sarebbe potuta evitare la divisione tra fratelli, e avrebbe  reso la dimensione dell’impresa più solida e in linea con i tempi: trasformazione da snc in società di capitali, organizzazione interna per funzioni con inserimento di preparati giovani manager, valorizzazione del personale interno, ecc). In questa divisione ci mise lo zampino la BNL di Parma con il suo direttore Fulgoni e il funzionario Monaro (cosa che venni a sapere molti anni dopo per una strana coincidenza, essendo divenuto amico di Lella Fulgoni, convinta animalista, figlia dell’ex direttore).
E’  incredibile comunque come tuo nipote (il figlio di tuo fratello Renzo) non ti sia riconoscente, per quel che hai fatto, e non ti ricordi nelle pagine di storia, della sua azienda che ora conduce magistralmente dopo la morte di suo padre, tuo fratello Renzo. Fu così importante, papà, la tua impronta nella Cav. Umberto Boschi, che solo dopo molti anni dalla tua uscita, tuo nipote Umberto costruì un nuovo stabilimento produttivo in via Aldo Moro a Felino, mentre la sede storica in via Verdi 17 divenne un investimento immobiliare residenziale di trasformazione di una ex area industriale.
Ma se la memoria è labile in tuo nipote, non lo è per gli amici, i felinesi, e per chi ha lavorato con te: e sono tanti. Quando occasionalmente li incontro, nonostante gli anni trascorsi, si ricordano dei tuoi tempi. Ne vado orgoglioso della memoria che portano di te e di me, allora bimbo.

Felino, casa storica con macello della Cav. Umberto Boschi in via Verdi a Felino non ancora asfaltata. Foto del 26/04/1942 (cliccando sull’immagine si ingrandisce)

Tutto avveniva in quell’insieme di edifici (abitazioni e stabilimento) costruiti nel dopoguerra, attorno a una casa storica in via Verdi 17 a Felino. Dove sono nato. Mia madre, infatti, mi partorì con un lungo travaglio a casa tra il profumo dei tigli.
Molte persone e amici mi chiedono: “perché tuo padre non viene mai citato?” Rispondo: “non ne capisco la ragione, ma Umberto sa, eravamo fanciulli insieme, siamo cresciuti come fratelli, conosce benissimo il ruolo di mio padre, come sono andate le cose”.

Ettore Boschi (1923-1977) Foto del 25 giugno 1940

Padre, vederti privato della tua storia mi ferisce tremendamente. Una freccia conficcata nel mio cuore sanguinante ancora per la tua morte e in questi anni per la tua storia dimenticata in quell’azienda, che tu costruisti nel dopo guerra con impareggiabile sapienza e capacità produttiva insieme a tuo fratello Renzo con delega alla amministrazione e al mercato, ma in quegli anni la qualità costante dei prodotti era l’aspetto distintivo. Ed è proprio da quei prodotti di eccellenza, che sapevi creare, crebbe il nome e la reputazione che si conquistò la “Cav. Umberto Boschi” sui mercati incontrando i palati d’Italia, ma soprattutto dei milanesi che adottarono in particolare il salame di Felino. 
Cugino, quando tu dici: “Cav. Umberto Boschi. La forza è la tradizione”, quale tradizione, Umberto, se nella storia non citi mai mio padre, tuo zio Ettore? Responsabile unico di tutta la produzione fino a metà degli anni ’70, fino alla sua uscita, quasi costretto, visti i modesti concreti riscontri per sé e la sua famiglia. E di questo la responsabilità fu soprattutto del fratello Renzo. Mio padre era stanco e sfinito dalla crescente responsabilità produttiva ed economica nel caso di avaria delle carni, a quel tempo possibile, bastava veramente poco. Curava la produzione nei minimi particolari, dal ricevimento carni, alle conce, spesso passava la notte in stabilimento per controllare le temperature delle celle frigorifere, degli essiccatoi e delle stanze di stagionatura, per intervenire prontamente, qualora ne ravvisasse le necessità. Cultore, fin da allora, dell’importanza del microclima da creare in ogni fase produttiva, dell’utilizzo di nuovi sistemi tecnologici di filiera, difficili da realizzare in quell’insieme di edifici vecchi e nuovi.     
Nella storia della azienda su Internet arrivi a scrivere falsità (Vergognati!)
Questo è il tuo testo [LINK]:
“Rapporto diretto con la clientela, apertura domenicale dello stabilimento e visite periodiche dei negozianti per conoscere i prodotti da esporre nelle vetrine; tra una trattativa sui prezzi, una chiacchiera sugli ultimi eventi cittadini e una fetta di salame accompagnata da un buon bicchiere di vino, si faceva presto a tirare tardi attorno al tavolo.

Passati gli anni della guerra, difficili per tutti, la Cav. Umberto Boschi rafforza la propria posizione sul mercato e fa conoscere il gusto di Parma in tutta Italia.  A 83 anni il Cavalier Umberto decide che è giunto il tempo di riposarsi e passa la gestione dell’azienda al figlio Renzo. Oggi, a quasi cent’anni dalla fondazione siamo giunti alla quarta generazione della famiglia Boschi, che continua a seguire scrupolosamente gli insegnamenti tramandati dal passato: la passione per il lavoro, il rispetto delle tradizioni, la cura del più piccolo particolare”.
Scrivi addirittura falsità sui morti. E’ questo che ti hanno insegnato i preti del San Benedetto? Mio nonno Umberto, non si ritirò mai!.. non era proprio il tipo. Restò a capo dell’azienda fino alla sua morte; avvenuta  a seguito di una banale caduta proprio nel suo stabilimento in cui si procurò la frattura del femore, fasciato in un gesso fino al collo (ancora non si operava) poche settimane dopo per una embolia, morì a 83 anni in ospedale. Tuo padre non fu mai l’erede unico. Mio nonno Umberto aveva molta fiducia di mio padre Ettore, perché sapeva quanto a quei tempi, fosse importante la qualità produttiva di cui è sempre stato l’unico responsabile. Fu proprio mio padre, (con grande difficoltà di spirito visto lo scabroso argomento da affrontare con l’anziano genitore) a raccogliere dal letto dell’ospedale le volontà testamentarie di mio nonno. Era pienamente consapevole che l’azienda era nelle mani di Renzo e Ettore e per merito loro aveva ottenuto quel successo. Quindi era giusto fossero entrambi gli eredi. Alle 4 figlie e al figlio Giannino, ultimogenito, sarebbe spettata, invece, una liquidazione in parti uguali del valore immobiliare storico, originario, non per quello aziendale, realizzato dal lavoro di Renzo e Ettore. Tutti i fratelli e le sorelle erano consapevoli del dissesto finanziario per la famosa quota’90 del 1929 in cui, purtroppo, ne pagò le conseguenze tutta la famiglia… la morte improvvisa del primogenito Luigi, poi la guerra, il macello e la casa occupati dai tedeschi. Renzo nei campi di concentramento, Ettore nell’aviazione, poi rifugiato in Svizzera. 
Terminata la guerra i due fratelli ripresero in mano l’azienda del padre (fondata nel 1922, dopo l’uscita di Umberto dalla storica luigiboschi&figli, marchio da me depositato nel 2015) e ripartirono da zero in quel piccolo macello e la casa liberati dai tedeschi.   
Quanto mi hanno amato i miei genitori!.. e pure mio nonno, mi voleva sempre con lui (forse gli ricordavo il suo primogenito) ed io ero felice di 

Cav. Umberto Boschi con il nipote Luigi  nel giorno della sua cresima

avere la mia mano nella sua. E non permetterò a nessuno di calpestare la loro storia. Glielo devo come figlio e nipote. Se non lo facessi sarei un infame come tu, invece, Umberto, hai dimostrato di essere un ingrato nei confronti di tuo zio Ettore a cui devi parte della tua fortuna economica e industriale. Un menzognero, perde la stima di tutti, e non potrà mai essere considerato tra i giusti, anche se stracolmo di denaro.  Tu saprai, per i severi studi ai Salesiani, la pena che Dante infligge per i falsari e i bugiardi: ” Sono sfigurati da tremende e orribili malattie, diverse a seconda del falso che avevano commesso…. Come in vita sfigurarono in vario modo la realtà, così ora sono loro stessi sfigurati nei corpi”. Come scrive Seneca. “La virtù e la saggezza non si possono né prendere in prestito, né comprare… Soltanto la virtù procura una gioia stabile e sicura”.
Ti invito a riscrivere secondo verità la storia della “Cav. Umberto Boschi” che tu conosci benissimo, riconoscendo a tuo zio Ettore l’importante ruolo che ebbe. Non verrebbero minimamente intaccati i tuoi meriti e quelli di tuo padre Renzo. Desidero solo verità e giustizia per mio padre Ettore. Vedi Umberto, si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre. E non c’è cosa più stupida che mentire a se stessi sapendolo, soprattutto in presenza di testimoni viventi.
Sebbene amareggiato, io ti perdono Umberto, ma tu, tu devi riparare al torto fatto alla memoria di mio padre. E’ grave, Umberto, negare o non riconoscere memoria, storia e cultura di una famiglia, manipolarla per propri, incomprensibili fini.
Papà, del tuo sacrificio in terra dimenticato dallo “smemorato”, ingrato nipote, ti sarà riconosciuta ancor più gloria in cielo, dove sono convinto tu sia con mamma e tutta la tua famiglia. (Parma, 03/09/2020, aggiornato 20/09/2020)
Luigi Boschi  

Famiglia Cav Umberto Boschi: (in alto da sinistra) Ettore Boschi; Renzo Boschi; Bianca; Noemi; Alba; Liliana; (in basso da sinistra) cav. Umberto Boschi: Giannino (ultimogenito); Rosa Branchi (moglie). (Cliccando sull’immagine si ingrandisce).
locandina Voce di Parma (cliccando sull’immagine si ingrandisce)

 

 

 

 


 

 

 

 

 



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2 COMMENTS

  1. Caro Luigi,

    ho trovato il tempo di leggere finalmente il tuo scritto, e ti ringrazio per la sollecitudine con cui me lo hai rinviato, visto che rischiavo di perdermelo per un banale disguido..

    Hai fatto benissimo a ricostruire, in maniera semplice e facilmente leggibile, la complessa storia di tuo padre e della tua famiglia.
    Forse qualcuno criticherà la durezza del giudizio che trapela nei confronti di chi oggi conduce la “Cav. Umberto”, ma nessuno più di me può capire quanto faccia male vedere cancellati o addirittura rovesciati i propri meriti, e calpestati i propri diritti, da familiari malati di avidità ed inclini alla scorrettezza.
    Quindi ti approvo al 110%.
    Ciao, un saluto ed un abbraccio.

    Francesco