A Venezia il Leone d’oro va a “Poor things” con Emma Stone, ma è il festival dei migranti
MARIAROSA MANCUSO
Trionfano Matteo Garrone con “Io capitano” (premio per la migliore regia) e Agnieszka Holland con “Green Border” (premio speciale della giuria). I premi hanno privilegiato le storie contemporanee, la rotta balcanica, la rotta mediterranea, e la natura da rispettare
E’stata la serata dei migranti. Il trionfo di Matteo Garrone con “Io capitano” (premio per la migliore regia) e di Agnieszka Holland con “Green Border” (premio speciale della giuria). Più il premio Marcello Mastroianni per l’attore rivelazione a Seydou Sarr, uno dei due ragazzi senegalesi che recitano nel film di Garrone – chissà perché non a tutti e due. Moustapha Fall con i capelli ossigenati è salito lo stesso sul palco, assieme al vero protagonista della storia, cha ha imparato l’italiano tanto bene da iniziare il suo intervento dicendo “in primis”.
“Io capitano” e “Green Border” di Agnieszka Holland portano alla Mostra del Cinema di Venezia le storie dei migranti che arrivano attraverso la rotta balcanica e quella mediterranea. E poi c’è l’onnipresente metaverso
Ieri la rotta balcanica che passa per la Polonia, in “Green Border” di Agnieszka Holland. Oggi la rotta mediterranea, con partenza dal Senegal, nel film “Io capitano” di Matteo Garrone. “Dagli Appennini alle Ande” era un racconto in “Cuore” di Edmondo De Amicis, anno 1886, quando erano gli italiani a partire per terre assai lontane. Poco amata dai governi del suo paese, la regista nata nel 1948 a Varsavia ha diretto episodi di “The Wire” e “House of Cards”. Per “Green Border”, un bosco tra Bielorussia e Polonia che da meta di gite è diventato un luogo di dolore, ha scelto il bianco e nero. Matteo Garrone inquadra un Senegal sgargiante di colori sotto il sole accecante. Fa eccezione qualche sequenza notturna, e il passaggio nelle camere di tortura libiche. Ennesima prova da superare per Seydou e Moussa – gli attori si chiamano Seydou Sarr e Moustapha Fall, di Dakar; ora ospitati a Fregene dalla madre del regista – che amano il rap e vogliono “farsi firmare autografi dai bianchi”. Partono speranzosi, i soldi racimolati con mille lavoretti – non basteranno, ogni tappa richiede cospicue mazzette extra. Di nascosto dalle mamme, che li hanno messi in guardia, troppi pericoli. Ma chi ascolta i consigli della mamma a 17 anni? Hanno vissuto sempre al villaggio, qualche ballo come unico svago, neanche loro immaginano quanto sia lunga la traversata del deserto. Non sprovvista di allucinazioni. Matteo Garrone ha rischiato, ha studiato, ha girato un film che andrebbe mostrato in tutte le scuole di ogni ordine e grado, oltre che ai politici e a chi sostiene che i poveretti sui barconi non arrivino qui perché hanno fame, ma per rubare il lavoro (malissimo pagato, peraltro) e le donne agli “italiani veri”. Nelle scuole, e anche in tutti i bar sport. “Io capitano” illustra quel che non vediamo quando l’ennesimo barcone arriva in vista delle nostre coste, ricostruendo – da storie vere – il lungo e periglioso tragitto dei disperati. 06 SET 2023
Fonte: ilfoglio.it