La singlossia e la figura dell’Apicella
Caro Adriano Avrai notato che Luigi Boschi ha voluto pubblicare sul suo blog (http://luigiboschi.it/?q
Ma frattanto ti chiedo: dal momento che nel tuo grafico i miei libri occuperebbero (esattamente) l’ovest in quanto sono solito privilegiare la parola forte e sensata, seppure alterata ma non al punto da essere irriconoscibile (vedi anche i Come e i Dove contenuti nel volume Singlossie), ti andrebbe di scrivere un testo ad hoc? Lo pubblicherei nel prossimo numero di Ecriture et Singlossie, oppure un apposito volume con dell’altro. Aggiungo che sul Come il pittore Roberto Zito ha realizzato delle "tavole" esplicative del senso di ciascuna delle mie opere: difficile comunque la lettura senza un qualche ausilio. Ciò per dirti anche che ho fatto una seconda lettura del tuo testo e l’ho trovata completa nel suo genere, ed anzi geniale tanto da rendere difficile a chiunque cimentarsi nel qualificare diversamente la verbovisualità nelle sue forme attuali e già storicizzate. Peccato che tornando a Palermo da Ivrea, sul treno e all’altezza di Chivasso per continuare a parlare incessantemente con Irma Blank (anch’ella diretta a Milano, la sua tappa finale) ci ho rimesso gli occhiali da lontano lasciati sul tavolinetto. Mi sarei sentito più a lungo a Ivrea e invece quelli da vicino mi hanno costretto a stare attento piuttosto ai gradini del treno, della stazione di Milano, del pullman e infine quelli della scaletta dell’aereo una volta giunto a Punto Raisi. Avrò la tua risposta? ciao Ignazio