Giornata mondiale della libertà di stampa: 2020 anno nero per l’Europa
Giornata mondiale della libertà di stampa: 2020 anno nero per l’Europa
Con la crisi sanitaria i governi impongono misure restrittive ai mezzi di informazione, limitano il lavoro della stampa e colpiscono spesso le voci critiche. Presentiamo oggi, 3 maggio, il rapporto annuale della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, che fa il punto della situazione in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa 2021
La libertà di espressione e di informazione sono ancora minacciate in Europa. Il 2020 è stato un anno nero per il giornalismo indipendente. E spesso i cronisti pagano con la vita il prezzo della loro libertà di indagare, conoscere, raccontare, denunciare.
A confermarlo, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa che si celebra oggi, 3 maggio, è il rapporto annuale della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti intitolato Wanted! Real action for media freedom in Europe (Ricercato! Azione reale per la libertà dei media in Europa), pubblicato da quattordici organizzazioni internazionali che si occupano della libertà dei mezzi di comunicazione.
Secondo il rapporto, il 2020 è stato segnato da ben 201 casi gravi di minacce ad organi di informazione e cronisti in 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente. Di questi, 52 casi hanno riguardato attacchi fisici, 70 casi sono stati abusi e varie forme di intimidazione.
Da Daphne Caruana Galizia a Ján Kuciak: troppi omicidi di giornalisti restano impuniti
Il rapporto prende in esame le forme di minaccia grave inclusi i casi di impunità per i crimini commessi contro i giornalisti (24 casi nel 2020), la censura e le forme di controllo imposte dallo Stato, le pressioni politiche, gli abusi di carattere giudiziario. La cultura dell’impunità nel corso dell’anno passato ha avuto un incremento in tutta Europa.
Da tre anni resta senza responsabili l’assassinio della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, avvenuto a ottobre del 2017. In Slovacchia tre persone sono state arrestate e condannate per l’uccisione del reporter investigativo Ján Kuciak, tuttavia i mandanti non sono stati ancora assicurati alla giustizia.
Continuano a a restate impuniti i mandanti e organizzatori degli omicidi di Jamal Khashoggi in Arabia Saudita, di Anna Politkovskaya in Russia, di Pavel Sheremet in Ucraina.
E l’impunità diffusa, commenta l’indagine, è un incentivo al commettere ulteriori crimini contro i giornalisti, nei confronti dei quali gli Stati membri del Consiglio d’Europa sono chiamati a fornire e garantire misure di protezione effettive e concrete.
Pandemia, una scusa per limitare la libertà di stampa
Si legge nel rapporto: «In molti casi le richieste di azioni da parte delle autorità statali di combattere il Covid-19 sono state evocate come pretesto per le misure restrittive». Durante la pandemia la necessità di un’informazione vasta, accurata, affidabile, di alta qualità è stata più essenziale che mai. Ma la crisi sanitaria ha rappresentato una giustificazione per molti Stati per limitare il lavoro degli organi di stampa.
Il rapporto spiega che a luglio del 2020 la segretaria generale del Consiglio d’Europa ha richiamato gli Stati membri affermando che l’emergenza sanitaria «non dovrebbe essere usata come pretesto per restringere l’accesso pubblico all’informazione. Gli Stati non dovrebbero neppure introdurre restrizioni alla libertà dei media oltre le limitazioni permesse dall’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti umani», ovvero l’articolo in base al quale l’esercizio delle libertà di espressione, opinione, ricevere o comunicare informazioni «può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale o alla pubblica sicurezza, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, alla protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario». 3 Maggio 2021
Fonte Link: osservatoriodiritti.it