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BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI

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Giulio Di Luzio

L’inganno mediatico sull’immigrazione
“L’immagine di una pipa non è una  pipa”. René Magritte

L’Autore indaga con rigore scientifico e passione civile sul ruolo dei media nella costruzione della figura dell’immigrato, generalmente negativo, nell’immaginario collettivo, un ruolo spesso affidato a maitre à penser di casa nostra corteggiati dalla classe politica. Con semplificazioni artificiose e categorie etnocentriche, che si dilatano e rimodellano secondo i tempi e le geografie, determinano l’architettura mediatica che soprattutto il piccolo schermo erige come fortezze nelle case degli italiani, delineando ipotetiche invasioni, che ridurrebbero i nostri spazi vitali da parte di migranti sempre e solo chiamati clandestini, secondo una vulgata linguistica e giornalistica, che non riconosce loro altro status, migrante, immigrato, irregolare, richiedente asilo, profugo politico, rifugiato.

La semplificazione mediatica extracomunitario-clandestino-criminale, anche per chi perda il lavoro o non sia in possesso di soli documenti, si spoglia di qualsiasi legame razionale e scientifico per diviene un copione mediatico dato in pasto ad un’opinione pubblica ignara e tenuta a digiuno, che non può che invocare scelte di ordine pubblico. Un terrore instillato quotidianamente, capace di condizionare la percezione stessa del fenomeno e l’orizzonte culturale di ognuno di noi, soprattutto in assenza di retroterra di conoscenze ed esperienze dirette  in materia.

Attraverso clichés narrativi generosamente veicolati dai media viene fuori un’immagine del migrante, sostiene l’Autore, distante anni luce da quella che risulta negli ambienti scientifici, dalla ricerca sul campo, dai rapporti diretti con comunità di stranieri in Italia. Ma la realtà scientifica conta poco, valgono di più le verità confezionate nelle redazioni per drogare lettori e spettatori:  la posta in gioco non è la credibilità scientifica ma la preziosa merce del consenso. Gran parte della stampa italiana ha acquisito un ruolo centrale nella definizione del clima di sospetto e diffidenza verso i nuovi arrivati, quando non addirittura di aperta xenofobia, alimentata da quella parte dei media, che vi si è dichiarata esplicitamente ostile. Qualcosa che i meridionali migrati a Torino o Milano negli anni Sessanta ben ricordano, quando erano sbattuti in prima pagina dai quotidiani come calabresi, pugliesi o siciliani. Come ieri per tanti di noi, i luoghi comuni e la ricerca di capri espiatori si rinnovano con nuove vesti ed oggi anche l’immigrato perde identità, diventando semplicemente un extracomunitario. Di Luzio insomma si lancia in un coraggioso lavoro di ripristino della verità storica e denuncia di una cronaca livida e onnipotente, riportando alla memoria recenti avvenimenti, che hanno rappresentato pagine poco dignitose per l’informazione del nostro Paese. Un’intervista a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e un intervento di Oliviero Forti, responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas Italiana, completano il lavoro.


 

Giulio Di Luzio è nato a Bisceglie (Bari). E’ stato antimilitarista e obiettore di coscienza nella Caritas Italiana. Dopo anni di precariato giornalistico per il manifesto, ha collaborato con La Repubblica e Liberazione. Attualmente scrive sul Corriere del Mezzogiorno.

Ha pubblicato:

I FANTASMI DELL’ENICHEM – La lezione di civiltà di un operaio del petrolchimico di Manfredonia (2003 Baldini Castoldi Dalai Ed.), Finalista V Edizione Premio Letterario Internazionale “AcquiAmbiente”;

A UN PASSO DAL SOGNO – Gli avvenimenti che hanno cambiato la storia dell’immigrazione in Italia (2006 – 2008 Besa Editrice); (Prefazione di Alex Zanotelli)

 IL DISUBBIDIENTE – Il poliziotto che salvò gli ebrei.
(2008 Mursia Gruppo Editoriale). (Prefazione di Tullia Zevi)

BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI – L’inganno mediatico sull’immigrazione (2011 – Ediesse)

Per contatti con l’Autore:

[email protected]

Per saperne di più:
giuliodiluzio.blogspot.com

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