FELINO: SPERANZA DOPO IL BUIO DEL DRAMMA
E’ passato qualche tempo dal giorno tristissimo del martirio di Virginia e del taxista Andrea. Lo sconcerto aveva scosso i felinesi deprivandoli, tra l’altro, di una certezza, mai messa in discussione, di vivere in un paese operoso e accogliente.
Ora lo sgomento iniziale si sta affievolendo, lasciando spazio per una dovuta riflessione alla quale sono interessati Pubblica Amministrazione, Parrocchia, Sistema scolastico, il Mondo del volontariato e quello produttivo oltre alla Comunità intera: tutte realtà che, nei giorni del dolore, si sono chieste forse incredule: “Come ciò è potuto accadere? Dove abbiamo sbagliato?”
Di recente rappresentanti di varie forze di Felino, convocati dal Sindaco, hanno tentato, in un dialogo aperto, di abbozzare un possibile scenario sul senso di questi avvenimenti e di cercare una interpretazione delle domande dei felinesi determinati, dai giorni nel dramma, a non voler voltar pagina, a non voler dimenticare, ma di cercare di capire dove vanno le famiglie e ancora gli indirizzi di quella nuova cultura, di quei nuovi linguaggi e comportamenti con i quali si esprimono oggi adolescenti e giovani e che adulti e anziani stentano a comprendere.
La triste vicenda di Virginia, penetrata di forza nell’intimo della gente, ha radici lontane.
Abbozziamo un rapido percorso nella nostra storia di paese. L’antico Felino era nato intorno al Castello al quale forniva servi, soldati, contadini. La situazione non è mutata sostanzialmente durante il Ducato dei Farnese e dei Borbone, solo che il centro del paese nel ‘700 è stato spostato in basso dove ora si trova. Nel 1859 sono stati istituiti i cinque Comuni della Val Baganza (Berceto, Terenzo -con una parte di territorio che guarda a Fornovo- Calestano, Felino, Sala Baganza) e la gente ha percepito gradualmente la propria figura di cittadini. Questi sono stati i decenni in cui Felino ha sviluppato il primo nucleo della sua identità di paese rurale con un avvio ad una prima produzione artigianale di salsa di pomodoro in estate e, sfruttando nelle stagioni invernali un microclima ottimale, con la lavorazione e la stagionatura di salumi.
La vita quotidiana era basata su valori a cui le generazioni che si affacciavano alla storia recavano un contributo d’innovazione, ma sempre nell’ambito del quadro dei valori tradizionali. Il Sindaco (o il Podestà), il medico, il parroco, il maestro, il farmacista, il veterinario erano figure autorevoli e assicuravano, anche in periodi ed occasioni critiche, continuità e sicurezza nelle difficoltà della vita quotidiana.
Negli anni ’60, il boom economico, a cui è seguito un benessere diffuso, ha certamente risolto a Felino annosi problemi (abitazioni malsane, l’istruzione limitata alle elementari fu estesa a quella della scuola media dell’obbligo, la scarsità di comunicazione, problemi relativi alla salute, ecc.).
Della civiltà rurale che aveva caratterizzato la Comunità di Felino prima degli anni ’60, praticamente rimangono oggi soltanto tracce. L’antico Felino non c’è più e l’identità di un nuovo paese stenta ad emergere. Chi oggi governa, insegna o fa il parroco, chi è intellettuale o studente universitario o fa del volontariato in questo paese, si trova di fronte a una responsabilità di importanza storica.
La cultura della vecchia civiltà rurale infatti non ha retto all’irrompere, sia a Felino, che in Val Baganza, dei nuovi mezzi di comunicazione di massa che hanno proposto nuove mode (musica, abbigliamento, trasporti, divertimenti, ecc) rapidamente assimilate in modo acritico da adolescenti e da giovani che, non più sostenuti da quel solido sistema di valori etici che aveva animato la comunità rurale per secoli, si sono trovati di fronte ad una esaltazione dell’individualismo e ad una conseguente caduta di quei rapporti sociali che rendevano coesa la società del paese.
Anche a Felino, e in tutta la Val Baganza, la famiglia ne ha risentito profondamente ed è andata in crisi l’unità di coppia. Si è affacciata una generazione di quarantenni –che i sociologi hanno recentemente descritto come una “non generazione”– di padri e di madri che nei giorni del dramma hanno percepito la loro incapacità di educare a valori autentici i propri figli, avendo essi stessi una confusa distinzione tra il bene il male e in ciò determinati da indirizzi di una cultura del vivere all’istante. Tutti immersi nel lavoro e nelle loro crisi non hanno trovato il tempo di riflettere su ciò che capitava a Felino e si sono trovati inesperti a percepire i linguaggi di questi loro figli, adolescenti e giovani “normali”, soprattutto nel momento della loro crescita e della loro solitudine esistenziale. Nel migliore dei casi, padri e madri hanno assistito al distacco dei figli, sperimentando le parole che Ada Negri aveva scritto, riguardo a suo figlio, ormai entrato nella giovinezza: “Ecco, io sto alla porta, come uno che bussar vorrebbe, ma non s’attenta”.
Nell’ambito di famiglie, ancora in cerca di una loro identità, e in un mondo di adulti con chiazze persistenti di giovanilismo, le nuove generazioni di adolescenti e di giovani sono cresciuti in una società dell’incertezza, in una cultura del “tutto qui e subito”, con una personalità fragile e con una percezione intima che forse li ha portati a compiere anche gesti di violenza con i quali hanno espresso la loro povertà di valori, hanno dichiarato la mancanza di referenti che ne ascoltassero le domande, le esitazioni e li dirigessero ad adoperare le loro potenzialità attraverso un uso responsabile dei talenti di cui disponevano.
In questo quadro complesso, a Felino, è scoppiato il dramma di Virginia, del taxista Andrea e anche di Stefano, lo sventurato loro assassino.
Maria Virginia, nata e cresciuta in una famiglia di lunga tradizione di gente operosa, si era aperta con amicizia e costruttività verso i suoi coetanei di paese e del liceo fino a quell’ultimo colloquio, in cui, incredula, è caduta sotto i colpi di chi le era noto come bisognoso di comprensione e di un dialogo amico. Stefano, il suo assassino, era membro di una famiglia in cui papà e mamma si drogavano (il padre era morto per overdose quando Stefano non aveva che pochi anni e la madre era stata ricoverata in una comunità per disintossicarsi). Stefano, da bimbo, non aveva percepito l’amore e, cresciuto, era diventato un adolescente turbato, poi un giovane difficile. Sarà compito dei giudici valutare questo dramma e comminare a lui la pena che riterranno equa: ma per i felinesi, giovani, adulti e anziani ai quali dovrebbe pure essere presente una responsabilità per una loro assenza al suo dramma, l’unico atteggiamento possibile verso Stefano dovrebbe essere quello di esprimere sentimenti di una pena infinita.
Parole ed emozioni, profondamente sentite, hanno squarciato in un attimo una falsa quiete, hanno evidenziato la crisi di identità della vecchia Felino e la mancanza di modelli di riferimento per oggi e per il futuro.
Felino, deve adesso trovare forza e lucidità per superare una erronea percezione che il ricordo del dramma di Virginia si stempererà con il tempo, perché le cause che lo hanno prodotto permangono intatte. Tutte le forze istituzionali, familiari, socio-culturali e religiose, uomini e donne adulti, che trovano difficoltà a troncare definitivamente con una cultura frammentata, chiusa, individualista, e con una vecchia illusione economicistica, devono comprendere che questo contesto sociale sospinge gli adolescenti e i giovani non sulla strada di un costruttivo e responsabile impegno per fare qualcosa di valido per sé e per il loro paese, ma sulla strada del disimpegno, dell’indifferenza quando non di un pratico nichilismo.
Cominciamo dalle Pubbliche Amministrazioni. Negli ultimi decenni si è avvertito a Felino come in altri Comuni una forte attenzione alle fasce deboli (infanzia, sistema scolastico, portatori di handicap, anziani, ecc.). Ciò è certamente positivo, ma non è sufficiente.
Il dramma di Virginia ha dimostrato che oggi gli adolescenti e i giovani, anche se sono considerati “normali”, sono portatori di una problematica interna complessa, quasi a loro sconosciuta, tendono a vivere alla giornata, incerti a distinguere tra il bene e il male; hanno difficoltà a darsi una tenuta etica, a costruirsi una fortezza d’animo ispirata da virtù e principi.
A tutte le Pubbliche Amministrazioni e a tutte quelle Istituzioni o attività che esercitano una influenza sulla identità del paese è richiesto oggi di rendersi finalmente conto della profonda trasformazione avvenuta nella società di Felino. In questo quadro si dovrebbe intervenire per creare un contesto che restituisca senso alla famiglia per sviluppare attenzione ai giovani e per progettare spazi pubblici per una vita di relazione culturalmente all’altezza del momento in cui le nuove generazioni si trovano a vivere.
Potrebbe rivestire un notevole significato propositivo una iniziativa dell’Assessorato alla cultura di Felino che coinvolgesse adolescenti e giovani in un Consiglio Comunale parallelo a quello Istituzionale, in cui essi potessero confrontarsi in assoluta libertà su idee, desideri, incertezze, su vicende capitate, su progetti dell’Amministrazione Comunale, fino a formulare un loro patto di cittadinanza da diffondere tra i loro coetanei. Essi stessi poi dovrebbero organizzare ogni anno per i giovani locali e immigrati, che entrano nel diciottesimo anno di età, una solenne riunione del Consiglio Comunale in cui il Sindaco dovrebbe consegnare la Carta della Costituzione, uno stimolo ad essere cittadini partecipi e responsabili della gestione della Comunità di Felino e di membri della Val Baganza.
Perché non proporre, come civica amministrazione, a adolescenti e giovani che non appartengono a specifiche associazioni, compiti, ad esempio, di collaborare, con i servizi sociali per anziani (di concorrere alla costruzione e gestione dell’Università per la Terza Età della Val Baganza); di partecipare responsabilmente alla realizzazione e gestione della Settimana Felinese coniugando l’indirizzo culturale con quello folcroristico e sollecitando i giovani della Val Baganza a collaborare assieme per una crescita culturale che superi definitivamente la frammentazione, la logica del solo interesse individualistico, di un mondo produttivo esclusivamente attento alla dinamica economica.
Parrocchia e Scuola due strutture che, anche se con differenti obiettivi e modalità, sembra rappresentino a Felino, almeno tendenzialmente, referenti accreditati per adolescenti e giovani. Nel momento critico di un dolore immenso, genitori, parenti, tanti giovani cristiani e non cristiani si sono chiesti il perché del dramma e tutti indistintamente sono entrati in chiesa, accanto alla bara di Virginia, a chiedere una risposta.
Don Enzo, il parroco, nonostante un carico pastorale pesantissimo di tre parrocchie da seguire, si è sempre dimostrato disponibile, amico saggio e discreto all’incontro con tutti. E’ in ciò coadiuvato da ragazzi e ragazze che frequentano la parrocchia, che compiono un’attività preziosa per i loro coetanei che vivono nella precarietà. E Virginia era una di loro. Perché questi giovani non tentano di organizzare un dialogo che coinvolga tutti e che li aiuti nel rispetto reciproco delle propria scelte sociali, culturali e di fede?
Nella scuola, i maestri e i professori, pongono una quotidiana attenzione all’evolversi dei comportamenti dei ragazzi e delle ragazze normali per percepirne tracce di disagio da colmare con un sistema di conoscenze e di valori, oltre a rendersi disponibili a parlare alle famiglie direttamente o attraverso i servizi sociali, psicologi ed altri esperti. Forse si potrebbe fare assai di più se le famiglie spontaneamente sviluppassero un dialogo, un rapporto di stima con i docenti e collaborassero con loro per il percorso educativo dei loro figli.
Forse in questo ambito l’Istituto scolastico comprensoriale di Felino,potrebbe farsi promotore di un progetto per le nuove generazioni, come segno di una forte volontà di innovazione e di essere loro vicino: una specie di fattoria delle conoscenze e delle arti, un media center attrezzato con strumentazioni d’avanguardia, un luogo in cui adolescenti e giovani potrebbero sentirsi connessi al mondo realizzando progetti video digitali, fotografia ed elaborazione testi. Ne è esempio il Bardi Web Area realizzato dal Sistema scolastico di Bardi e sponsorizzato da IBM Italia.
Associazioni e Movimenti del volontariato (naturalistico-ambientale, gruppo biblioteca, teatro, musica, sport, cinema, ecc.) sono impegnati in tanti servizi socialmente utili che rispondono a buona parte degli interessi di adolescenti e di giovani di Felino (l’Associazione Natura e Vita ne è un esempio).
Ma il massacro di Virginia, che ha disvelato ai felinesi il dramma del disagio giovanile, deve stimolare Movimenti e Associazioni del volontariato a superare la logica del gruppo come realtà chiusa (un momento di vita associativa, questo, che può essere importante, ma limitatamente al momento della crescita di identità di un gruppo).
Associazioni e Movimenti dovrebbero sentire un sussulto di orgoglio per mettere a disposizione , al meglio, la fisionomia delle proprie attività culturali e di servizio, invitando in modo amichevole anche chi non è iscritto a parteciparvi e a scoprire in modo attivo cordialità, amicizia, senso di comunità e di appartenenza.
Un particolare riferimento dovrebbe qui essere rivolto ai giovani immigrati per avviarli a sentirsi membri attivi della comunità di Felino.
Il mondo intellettuale e dei professionisti. Esistono a Felino persone autorevoli, intellettuali, professionisti, studenti universitari, studiosi, sindacalisti i quali sembra si siano tratti fuori, almeno come gruppo visibile, dalla responsabilità di operare per l’identità di una nuova Felino, un atteggiamento che potrebbe essere interpretato come espressione di disinteresse. Ma la problematica emersa prepotente dal dramma di Virginia e di Stefano, si è manifestata di tale complessità da far ritenere che queste figure, per il peso che esercitano nella dinamica del paese, debbano superare uno sterile comportamento di isolamento rendendosi disponibili a far sistema con gli altri con spirito di servizio. Sarebbe prezioso il loro contributo di idee, per decodificare i linguaggi e per offrire prospettive culturali e occupazionali di futuro agli adolescenti, ai giovani di Felino e della Valle. Nessuno di loro dovrebbe sentirsi esonerato dal partecipare a questo progetto da cui dipendono gli indirizzi del futuro di Felino.
I sistemi produttivi: agricoltura, industria, terziario
Ai sistemi produttivi, soprattutto al sistema industriale di Felino, va dato atto di aver promosso un benessere diffuso nel Comune e nella Valle. Il limite di questa qualificata attività è l’assenza, anche dei giovani industriali -a differenza di quanto avviene in altre zone del nostro Paese- di visibilità nei momenti critici che investono il contesto territoriale in cui essi operano. I giovani industriali di Felino dovrebbero evidenziarsi incominciando a pensare in grande anche perché questo è nel loro stesso interesse. Si tratta di essere promotori di iniziative autonome, che li vedano generatori di un nuovo modo di sentirsi coinvolti in quel grande cambiamento sociale e culturale che coinvolge il paese, collaborando sia con proprie proposte autonome, sia con finanziamenti a progetti culturalmente e socialmente validi che altri potrebbero formulare.
Una iniziativa per i giovani, vicina all’attuale cultura produttiva del luogo, potrebbe essere quella di realizzare a Felino l’istituzione di un Diploma universitario di laurea di primo livello per la gestione e la conservazione delle carni e dei vegetali, di cui in Archivio Comunale sarà possibile trovare la documentazione. Gli industriali di Felino, in particolare i giovani, assieme ai giovani dell’Unione Parmense degli Industriali, all’Amministrazione Comunale di Felino, dovrebbero farsi promotori di questa iniziativa assieme ai Sindaci dei Comuni della Pedemontana preparando per i giovani delle terre e delle valli del prosciutto e dei salumi un obiettivo di straordinaria importanza in cui potrebbero intravedere un loro possibile futuro.
Si tratta, infatti, di formare una certa quantità di giovani operatori e gestori di conserve vegetali e delle carni, capaci di promuovere prodotti di nicchia, per salvare la qualità attraverso il recupero, nella pratica della stagionatura e della conservazione, di quei segreti dei vecchi metodi naturali classici, ovviamente in una visione tecnicamente innovativa. Vi sono esempi, in Italia e in Europa, di grande successo su questo indirizzo, dove la ricerca della diversità si distacca dalla produzione indifferenziata dei prodotti di massa e in ciò risponde a una domanda in crescita.
L’istituzione di un tavolo di concertazione: una proposta strategica di responsabilità collettiva.
Nessuna proposta o intervento sarà sufficiente a elaborare progetti a favore di adolescenti e dei giovani di Felino, se le forze che operano nel territorio (Amministrazione Comunale, la Parrocchia, il mondo scolastico, produttivo, culturale e del volontariato) non supereranno quelle situazione di frammentazione e di isolamento che attualmente le attanaglia.
Perché se di fronte alle scelte di velocità dei cambiamenti le Comunità di Felino e di tutti gli altri paesi non si apriranno, a cominciare dalle famiglie, a meditare su quelle innovazioni che picchiano alle porte di tutte le identità sociali, culturali, Felino come gli altri paesi saranno condannati a un graduale declino e al ruolo di una società di retroguardia con conseguenze funeste sui giovani e sulle forze più attive.
Oggi tutti a Felino, nei loro rispettivi ambiti, dovrebbero sentirsi sollecitati a fare sistema, rendendosi così disponibili a concorrere a una nuova riqualificazione socio-culturale del paese per preparare agli adolescenti e ai giovani, che oggi attraversano una situazione di incertezza in ogni settore, qualcosa di stimolante e valido. In tal modo sarà possibile, comprendendone il linguaggio, rispondere a loro con proposte forti alle paure, ai desideri e alle attese espresse o latenti.
Se si pensa, in particolare a Felino, Virginia con il suo esempio di una presenza continua all’interno del gruppo di suoi coetanei e coetanee, e con il dramma che purtroppo l’ha coinvolta, propone con forza l’urgenza della istituzione di un tavolo di concertazione stabile tra tutte le forze che operano a Felino, in cui riversare i progetti delle singole Istituzioni, confrontarli con senso critico e propositivo, rendendo disponibili collaborazioni e mezzi finanziari o di altro genere, per creare una rete in cui giovani siano stimolati a superare la cultura del gruppuscolo, trovando in queste aperture nuove solide espressioni di amicizia, di cordialità, di partecipazione e di speranza per il futuro. Lo stesso si dica per le famiglie.
Questo progetto e questo percorso dell’abitare i luoghi, potrebbe essere riproposto dalle Pubbliche Amministrazioni e dalle altre forze sociali e culturali per tutti gli adolescenti e i giovani, gli adulti e gli anziani dei Comuni della Val Baganza, sollecitando potenzialità individuali e collettive, per favorire un nuovo senso di solidarietà.
Vorrei esortare tutti a fare Comunità nella qualità, nella valorizzazione delle diversità, del patrimonio ambientale e culturale; vorrei che tutti i cittadini di Felino e della Valle si dessero un impegno etico individuale rielaborando il senso del virtuosismo anziché del mero consumismo. Questo anche in memoria di Virginia e Andrea.
Prof. Don Antonio Moroni
Emerito di Ecologia Università di Parma