IL SENSO DEL DISGUSTO
Il meglio vedo e al peggior m’appiglio
Franco Libero Manco
Come non restare sconvolti davanti alla realtà di un’alimentazione necrofila? Come non rabbrividire all’idea che gli esseri umani considerino “buono da mangiare” un pezzo di cadavere di animale in decomposizione, stracolmo di batteri, di tossine, di malattie, di dolore? Come è possibile che l’uomo si sia abituato a considerare alimento le parti anatomiche di un animale, di un essere fatto come lui? Come è possibile cucinare le viscere di un animale, il fegato, il cuore, i polmoni e non associarli alle nostre viscere, al nostro fegato, al nostro cuore, ai nostri polmoni? Come ha potuto abituarsi a dare la morte ad altri esseri senzienti quando egli stesso è colto da terrore davanti al pericolo della sua morte? Come ha potuto abituarsi alla vista del sangue quando egli stesso è colto dal panico se solo si ferisce? Come ha potuto arrivare a causare deliberatamente dolore, prigionia, angoscia quando egli stesso prova disperazione fino ad essere disposto a tutto pur di non soffrire? Perché la sua sofferenza è importante mentre la sofferenza di un animale non ha alcun valore al punto che riesce a godere mentre a due passi, a causa sua, c’è chi urla di dolore? Perché la sua salute e la sua vita hanno un valore inestimabile al punto che sarebbe disposto a impegnare ogni sua possibile risorsa pur di recuperarla mentre la salute e la vita di un altro non ha alcun valore al punto da considerare normale e lecito spezzarla?
Che cosa ha reso l’essere umano così insensibile all’altrui morte e dolore e così indifferente alla vista del sangue? Come è possibile che l’essere umano, sprovvisto di armi naturali di offesa, sia divenuto il più insensibile e il più crudele dei predatori? Vi sono persone che usano mangiare la lingua dell’animale, il cervello dell’animale, il sangue dell’animale, i testicoli dell’animale, gli occhi dell’animale senza per questo sentirsi in colpa né essere colti da ribrezzo. Proviamo a mettere vicine queste parti anatomiche con le nostre e vedremo che non vi è alcuna differenza sostanziale, eppure mai coloro che le divorano vengono pervasi da un giusto disgusto. Cucinare la zampa di un maiale è una delle tante macabre usanze degli umani. Eppure si inorridirebbe all’idea di cucinare il piede di un essere umano. Si inorridirebbe all’idea di fare colazione con il latte di donna, mentre è ritenuto normale farlo con il latte di animale. Si inorridirebbe all’idea di consumare delle uova provenienti dall’utero di una donna mentre è ritenuto normale consumare le uova di un animale.
Come può essere avvenuta una simile degenerazione morale ed estetica? Come può la massaia tagliuzzare con indifferenza le povere membra di un animale che poco prima viveva, dormiva, mangiava, sognava, giocava,? Eppure quando per errore il macellaio, la massaia o il cuoco, si ferisce accidentalmente e assapora il gusto della lama, provando la milionesima parte del dolore della vittima, dovrebbe portarlo al rifiuto di simili atti disumani.
Che dire della carne macinata con le quale le brave massaie ed i cuochi insaporiscono il sugo; e quella per i wurstel, le salsicce, la mortadella in cui le parti più impensabili dell’animale vengono tritate e nella quale vengono aggiunte sostanze per impedirne l’inevitabile putrefazione, per mascherare l’odore nauseabondo ed il colore marrone tipico del cadavere?
C’è chi vive causando agli altri ciò che mai vorrebbe succedesse a se stesso, vive causando ingiustizia, sofferenza, angoscia, terrore e quando egli stesso subisce alcuni aspetti di tale ingiusto trattamento, urla, impreca, si dispera, perdendo spesso di dignità e rivendica quella giustizia e quei diritti che ha negato agli altri. Chi vorrebbe essere ripagato con la stessa moneta? Chi vorrebbe subire i torti e le ingiustizie che ha causato agli animali e ai suoi stessi simili umani? E mai l’uomo si vergogna di questa sua profonda miserevole incoerenza. Eppure basterebbe educare la gente all’ IMMEDESIMAZIONE e gran parte (se non tutti) dei grossi problemi esistenziali sarebbero risolti.