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La falsa Violetta

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 Carlo Bertani

Sarà che stavo ascoltando una delle mie composizioni preferite – gli Ultimi Quattro Canti (Vier Letzte Lieder) di Richard Strass – ed ero dunque pervaso dall’atmosfera decadente del compositore, appena segnata da qualche timida primula di morente romanticismo. Sarà che l’Inverno si sta presentando con i suoi toni più spicci, ricordandoci la nostra caducità ma anche l’importanza di saper tenere la schiena ritta. Sarà che ero lontano dallo spicciolare le notiziole politiche. Sarà.

Così, quando ho letto che Mara Carfagna vuole salutare Silvio Berlusconi ed andarsene, sulle prime l’ho incasellata nell’avventura romantica: come dimenticare quel "se non fossi già sposato ti sposerei" d’appena un paio d’anni or sono?

Quando ho letto che lei avrebbe atteso il tanto sospirato giorno della fiducia al Governo per votare a favore, e quindi andarsene, ho pensato che la Carfagna si comportasse come la vera eroina di un romanzo ottocentesco la quale – nel gran calderone dello scivolo decadente che stiamo percorrendo – valutasse e pesasse, insieme, sentimenti (ammirazione, gratitudine, stima, ecc) ed azione politica.

E invece.

In realtà, tutta la storia gira attorno a 150 milioni di euro che il governo aveva destinato dapprima alle Province (Cosentino), poi alla Regione (Caldoro) e quindi, nuovamente, al "sistema" di Casentino con qualche postilla per Caldoro. Un gran casino? No, un gran vortice di soldi che ancora oggi nessuno sa dove andrà a posarsi.

Mara Carfagna afferma che, oramai, nel PdL c’è "una guerra per bande" e non abbiamo difficoltà a crederle, e che questa lotta trova nella Campania una delle "faglie" più pericolose e dolorose. Sull’analisi, concordiamo in pieno.

Il problema è che noi possiamo dirlo, noi possiamo sottolinearlo, noi possiamo metterlo all’indice dell’opinione pubblica perché non siamo parti in causa: per noi, che i soldi giungano a Cosentino oppure a Caldoro, non sposta una virgola. Per un Ministro ed esponente del PdL, la cosa è un po’ diversa.

Si potrà affermare che Cosentino è in "odore" di camorra e forse anche qualcosa di più, ma nessuno ci può assicurare che il tandem Carfagna-Caldoro sia la soluzione per i mali campani poiché, in fin dei conti, fanno tutti parte della stessa "caserma".

E ci saranno, in Primavera, le elezioni per il Sindaco di Napoli.

Se fossimo degli sprovveduti, potremmo credere ad una Mara Carfagna eroina di un romanzo ottocentesco, ma la musica è finita e torniamo con i piedi per terra. Partendo da qualcosa che può apparire, a prima vista, assai distante dalla bella signora e dal Vesuvio.

Beppe Grillo e il suo Movimento a 5 Stelle si presenteranno alle prossime elezioni politiche: quanto vale, nel borsino nazionale dei sondaggi, il Beppe nazionale?

I sondaggi non sono dati elettorali e cambiano, ma l’ordine di grandezza non muta: i recenti sondaggi indicano il Beppone in una "forbice" fra il 2 ed il 5% dei votanti. Buon risultato?

Sì, per una formazione che si presenta per la prima volta come l’alfiere dell’antipolitica, ossia di una specie di contro-politica o di nuova politica. Sì, un buon risultato: agli altri, cosa rimane? "Solo" il 95%.

Perciò, su quel 95% dei votanti – che saranno probabilmente il 60-70% degli aventi diritto – centrano le loro attenzioni tutti i partiti, da Berlusconi a Vendola.

Per conquistarli idealmente? Sì, anche.

Il voto per appartenenza – un tempo si scomodava l’ideologia – è molto, molto in ribasso nel borsino dei sondaggi: se Grillo, dopo anni ed anni di can can, di salti in piazza ed insulti, di promesse e minacce…non riesce a raccogliere che un misero 5% al massimo, vuol dire che gli italiani votano più per convenienza che per appartenenza.

Non siamo mica come gli islandesi i quali, per punire il governo reo d’averli cacciati nella crisi dei subprime, eleggono con proporzioni bulgare un sindaco di Reykjavik pescandolo fra i ruoli degli attori!

Noi siamo ligi, buoni buonini, politically ipercorrect e, nel caleidoscopio delle vicende del giorno dopo – che sono soltanto utili a scalzare quelle del giorno prima – per prima cosa "teniamo famiglia", quando non è corrente, cosca e di nuovo famiglia. Perché "famiglia" – in Italia – ha più significati.

Quei 150 milioni di euro sono la posta, l’albero della cuccagna per chi riuscirà a gestirli e conquistare così il Comune di Napoli, aggiungendo un tassello all’infinito puzzle dei compensi per la propria cosca. Pardon, famiglia. No, scusate, partito. Anzi no, corrente.

Con buona pace di Madame Bovary, Violetta e Jane Eyre, che sarebbero forse passate sotto il Vesuvio soltanto per gustare "la terra dove fioriscono i limoni".

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

Carlo Bertani   www.carlobertani.it    http://carlobertani.blogspot.com/

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