Ogni giorno 35 treni ad alto rischio
Trasportano gas, acido solforico, zolfo. Viaggiano sulla rete ordinaria, spesso di notte. L’ultimo aggiornamento del Rid, il regolamento europeo, entra in vigore oggi in tutti gli Stati membri, tranne l’Italia: manca il decreto
(corriere.it) Sulle ferrovie italiane ogni giorno circolano in media trentacinque treni che trasportano merci pericolose. Innanzitutto convogli carichi di Gpl come quello che ha causato la tragedia di Viareggio, ma poi anche cisterne di acido solforico, propilene, benzene. Treni che viaggiano sulla rete ordinaria, in orari che possano scongiurare soste in stazioni o centri abitati e la cui attività è regolata da severe norme internazionali ed europee. La «bibbia» comunitaria in materia è il cosiddetto Rid, il Regolamento internazionale per il trasporto ferroviario di merci pericolose. L’ultimo aggiornamento, approvato lo scorso anno, dovrebbe entrare in vigore oggi in tutti gli Stati membri. Ma non in Italia: ancora manca il decreto attuativo. Un passaggio che però, sottolineano dal ministero dei Trasporti, «non ostacola il recepimento automatico delle nuove disposizioni che non interessano in ogni caso il trasporto di Gpl».
I convogli sotto osservazione
I dati di Ferrovie riferiti al 2008 rivelano che le merci pericolose trasportate in treno rappresentano il 7% di tutte quelle che viaggiano su rotaia: tre milioni di treni/chilometro (unità di misura che moltiplica il numero dei treni per la distanza percorsa da ogni convoglio) su un totale di 50 milioni. Vale a dire: dei 700 treni merci che circolano ogni giorno, 35 trasportano sostanze pericolose. Di questi i più numerosi sono quelli con un carico di Gpl: 10-12 nella stagione invernale, 6-7 in quella estiva. Attraversano l’Italia da Ovest a Est e da Nord a Sud. Stazioni di partenza: i depositi di Marsiglia, le raffinerie di Trecate, Sannazzaro de’ Burgondi o Livorno. Punti d’arrivo: il Sud Italia ma anche, sempre più, i Paesi dell’Est. La sostanza a rischio maggiormente trasportata su rotaia è il Gpl. Tra le più pericolose in assoluto c’è l’acido solforico: in media viaggiano due treni al giorno con questo carico. C’è poi il propilene: un treno al giorno per cinque giorni la settimana. Lo zolfo liquido: due convogli a settimana. E poi ci sono i carri di benzene, toluolo, ammoniaca, cloro.
Le normative
La loro identificazione avviene secondo un codice Onu: un numero di quattro cifre sopra il quale, nei cartelli arancione che indicano il trasporto a rischio, ve ne sono altre due che dichiarano anche il tipo di pericolo. Il Rid suddivide queste sostanze in nove classi. Il regolamento – che è il corrispettivo dell’Adr che disciplina il trasporto su gomma – governa il trasporto ferroviario di merci pericolose in 43 Stati. L’Italia ne ha sottoscritto la prima versione nel 1999. Quella relativa al Gpl (la 90/EC del novembre 2006) è stata recepita un anno fa. Mentre l’ultimo aggiornamento (la 68/EC del giugno 2008), in vigore da oggi in tutti i Paesi Ue, non ha ancora un decreto attuativo.
Le regole
Le novità introdotte per innalzare le misure di sicurezza hanno come obiettivo quello di uniformare gli standard comunitari e di creare un mercato unico per i servizi di trasporto di merci pericolose. Introduce inoltre una nuova catalogazione delle sostanze e prescrizioni aggiuntive per il loro trasporto. Ad oggi le direttive recepite e le disposizioni di Ferrovie dettano regole che vanno dalla costruzione dei vagoni (in materiale e di spessore diverso in base alle sostanze trasportate) ai controlli e ai piani di emergenza da adottare in caso di incidente. I convogli, per quando speciali, viaggiano sulla rete ferroviaria ordinaria. Di giorno e spesso di notte. «Hanno fasce orarie programmate per evitare che i treni sostino nelle stazioni o nei centri abitati», spiegano da Ferrovie. È previsto il rispetto di una determinata distanza tra vagone e vagone, ma anche tra convoglio e convoglio per scongiurare i rischi di collisione.
Le competenze
Spetta alla società committente predisporre una sorta di carta di identità del materiale trasportato. Un documento che consegna alla società che effettua il trasporto su vagoni speciali. Quattro i principali gruppi che si dividono il mercato europeo: la tedesca Vtg, la francese Ermewa, l’austro-tedesca Gatx e la svizzera Vascosa. I loro vagoni sono immatricolati nel Paese d’origine e sottoposti a revisioni periodiche. A loro volta queste società, attraversando i confini Ue, consegnano i documenti di carico e affidabilità dei materiali alle imprese ferroviarie dei Paesi che devono attraversare: nel nostro caso Trenitalia. Dal momento dell’accettazione del carico fino alla sua consegna l’impresa deve assicurare l’attuazione di quanto previsto dal Rid: ammissibilità e conformità del trasporto, documentazione prescritta. «Vengono inoltre effettuati controlli visivi sui vagoni presi in carico attraverso responsabili della sicurezza: controlli sui ceppi, sullo stato delle balestre, sullo stato complessivo del carro». Sua è la responsabilità del locomotore. Il gestore dell’infrastruttura ferroviaria (Rfi) vigila invece sulla predisposizione dei piani di emergenza interni alle stazioni di smistamento e assicura un accesso rapido a tutte le informazioni in caso di incidente.
L’intreccio di responsabilità
Le competenze si intrecciano. E si confondono ancora di più con la liberalizzazione del trasporto. «Con la liberalizzazione si pone certamente un problema di standard di sicurezza », afferma il vicepresidente della Commissione europea e commissario ai Trasporti Antonio Tajani. «Per quanto riguarda le verifiche credo si debba cominciare a valutare il chilometraggio piuttosto che il tempo intercorso tra un controllo e l’altro». Aggiunge il presidente uscente della Commissione Trasporti Ue: «Una volta i vagoni erano solo di Ferrovie o Sncf, oggi le società private sono diverse. Il leasing è la norma. Bisogna potenziare le competenze dell’Agenzia ferroviaria europea». Una direttiva comunitaria approvata lo scorso 16 dicembre prevede che ogni singolo vagone ferroviario abbia un suo responsabile della manutenzione accreditato dalle autorità di sicurezza nazionali. L’applicazione della nuova norma, però, non è prevista che per il 2012.
Alessandra Mangiarotti
01 luglio 2009