SUBIRE UNA PREPOTENZA O UNA BOTTA IN TESTA?
di Riccardo Orioles
La scelta era fra subire una prepotenza oppure una botta in testa. La prepotenza e’ il "fazo tuto mi", il "lasciatemi fare", l’ "un giorno mi ringrazierete"; la botta in testa e’ il ritorno dell’estrema destra al governo, Dell’Utri in testa. Fra le due ovviamente c’era poco da scegliere e la sinistra giustamente ha calato le brache. Un Follini vale piu’ di tutta la sinistra, poiche’ la sinistra rispetta i patti ed e’ dunque indifesa. Un Andreotti e’ determinante non perche’ l’andreottismo abbia riguadagnato terreno nella societa’ ma perche’ il centrosinistra ha (ri)scelto di farne l’interlocutore principale. Il dato piu’ rimosso -elettoralmente- degli ultimi dieci anni e’ che Berlusconi, di solito,
non ha vinto ai Parioli ma nelle borgate.
Il centrosinistra s’e’ rassegnato tranquillamente a questo dato,
approfondisce ai Parioli e fugge dalle borgate. Alla fine, a farlo cadere non sara’ un Turigliatto o un Pallaro ma il semplice calo sociologico del consenso: un governo che riesce a perdere quasi venti punti in sondaggio fra luglio e novembre e’ un governo che si candida a scomparire.
Poiche’ Prodi ne e’ il premier, e anzi – nelle intenzioni – il sovrano assoluto – la responsabilita’ principale e’ sua. Su di lui evidentemente ci siamo illusi: sara’ anche simpatico ma non e’ un politico. E’ un semplice manager (onesto) come tanti altri e sarebbe stato un ottimo ministro dei Trasporti o delle Partecipazioni Pubbliche in un vero governo di centro-sinistra.
A Vicenza – per esempio – si e’ comportato puerilmente. Vicenza e’ stata una giornata cattolica, con molto piu’ Woytila che Che Guevara. Un dc
dei bei tempi se ne sarebbe accorto, avrebbe preso tempo con gli
americani, avrebbe trattato coi vicentini. Lui no, ha dovuto fare l’uomo
forte, alla disperata ricerca di una qualunque occasione per alzare la
voce e farsi finalmente ascoltare. Veltroni, in tutta la crisi, e’ rimasto zitto e chiotto. Chi dei due e’ il piu’ democristiano? Chi sara’ al governo fra un anno o due?
* * *
Non possiamo mandare a casa Prodi perche’ dall’altro lato c’e’ Berlusconi. Dobbiamo tenerci Hindenburg perche’ altrimenti c’e’ Hitler.
Dobbiamo tenerci Facta perche’ altrimenti arriva Mussolini. Va bene.
Sano realismo. Finora pero’, non ha funzionato. Il problema vero, quello
che prima o poi bisognera’ pur affrontare, e’: come siamo arrivati a
questo punto?
Forse abbiamo perso un’occasione ai tempi della "societa’ civile".
Democrazia non e’ tanto una forma di governo quanto la difesa degli
interessi dei molti – lavoratori, commoners – contro quelli dei pochi.
Allora, rozzamente, l’avevamo capito e ce l’eravamo presa con i poteri
dei pochi (mafia, simbolicamente, in testa). Poi ci siamo persi nelle
formalita’. E i pochi hanno ricominciato a gestire il gioco. Adesso, si parla di metafisica (partito "democratico", "riforma" elettorale) e non piu’ di interessi: ma la metafisica, in politica, e’ sempre di destra.
Partito democratico, del "demos", e’ quello che in una forma o l’altra
comprende la maggior parte dei lavoratori dipendenti e li contrappone ai pochi. Giusta elezione e’ quella in cui i cittadini scelgono (dando le
preferenze) da chi vogliono essere rappresentati. Non sembra che queste
due cose siano piu’ molto importanti, oggi.
"Zitti e muti: decido io. Se vi piace bene. Se non vi piace, arriva Berlusconi col manganello". Prodi non e’ un democratico: e’ semplicemente meno non-democratico di Berlusconi. Democrazia non e’ votare candidati bloccati, decisi arbitrariamente dai vertici dei partiti. Non e’ sciogliere -dopo cent’anni- il partito della sinistra
per avere in cambio un Blair o un Kerry. Non e’ neanche "o fate come
dico io o salta tutto". Prodi va tollerato, votato, fiduciato e tutto
quello che volete perche’ qui e ora l’alternativa e’ peggiore. Ma non e’
piu’ un nostro amico. Bisogna fare in fretta a unire i movimenti, le
piccole sinistre e la societa’ civile.