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Così è stata dissanguata la SPIP
Da tutta la ricostruzione, non mi convince che Borettini abbia usato una Fiduciaria per coprire solo se stesso quando era già ampiamente esposto insieme ai fratelli. No, proprio non fila. Qualcosa non viene ancora detto! Spero venga fuori nel dibattimento se ci sarà.
Mentre come avevo già più volte scritto, Ubaldi, Buzzi e Frateschi erano ampiamente coinvolti. E sono inoltre convinto che in particolare Ubaldi sia stato coperto per lungo tempo dalla Procura. LB
CRAC SOTTO INCHIESTA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA AGGRAVATA L’EX PRESIDENTE Nando Calestani, L’EX DG Pietro Gandolfi, 6 EX AMMINISTRATORI, L’EX VICESINDACO Paolo BUZZI, Andrea COSTA E Carlo FRATESCHI.
Chiuse le indagini. All’immobiliarista Paolo Borettini sarebbero finiti quasi 30 milioni di euro
Georgia Azzali
Dissanguata da operazioni immobiliari a prezzi stellari e da fiumi di soldi investiti in consulenze fittizie o solo in parte fatte. Così è stata decretata la morte di Spip, secondo la procura. All’immobiliarista Paolo Borettini sarebbero finiti 29.366.256 euro, una montagna di soldi erogata direttamente o tramite le società a lui riconducibili. Gli avvisi di conclusione dell’indagine, coordinata dal pm Paola Dal Monte e portata avanti dalla Guardia di finanza, sono stati notificati: 12 le persone sotto inchiesta per concorso in bancarotta fraudolenta aggravata. Oltre all’intermediatore, lo storico presidente Nando Calestani, l’ex dg Pietro Gandolfi, i consiglieri in carica dal 2005 al 2010, l’ex vicesindaco avv. Paolo Buzzi e gli ex dirigenti Carlo Frateschi e Andrea Costa: , nessuna richiesta di archiviazione, per ora. Sono gli stessi nomi già iscritti mesi fa, se si esclude l’ex sindaco Elvio Ubaldi e l’ex consigliere d’amministrazione Paolo Manelli, tutti e due nel frattempo deceduti.
Su Spip il sipario è calato definitivamente il 5 aprile 2013, quando il tribunale di Parma ne ha decretato il fallimento. Un buco da quasi 120 milioni. Ma da anni la società pubblica, controllata al 100% dalla holding Stt, navigava in un mare di debiti. Buzzi, che aveva la delega alla gestione delle partecipate comunali, Calestani, l’ex direttore generale Pietro Gandolfi e gli ex amministratori Cristina Bazzini, Federico Palestro, Mario Mantovani, Marco Trivelli, Nello Mancini e Roberto Brindani sono accusati di aver aumentato l’indebitamento, soprattutto verso le banche, dissipando il patrimonio sociale, autorizzando, avallando o portando a termine una serie di compravendite di terreni che poi hanno consentito a Borettini di intascare quasi 30 milioni, anche attraverso le società Reig, BBB Investment, Promedil, Promozione & Progetti e Mind Re. Nell’aprile 2006, secondo quanto riportato nell’avviso di conclusione delle indagini, l’immobiliarista avrebbe acquistato da un privato un terreno edificabile per 2.814.000 euro, rivendendolo poche ore dopo a Spip per 4.425.000 euro. Altro affarone, poi, il 16 giugno 2006: la partecipata comunale ha infatti acquistato da Reig , di cui Borettini era socio unico, un altro appezzamentom edificabile per 4.310.000 euro che, otto mesi prima la Reig aveva acquisito per 1.375.000 euro.
Prezzi lievitati alle stelle in un soffio. Ma molte altre sarebbero le «anomalie», secondo la procura, nel rapporto tra Spip e l’immobiliarista. L’indagine si è anche concentrata sull’acquisto da parte della società comunale delle quote di Reig. Nel luglio 2007, infatti, Spip ne diventa proprietaria versando in due tranche 13.954.954 euro complessivi alla Duemme Servizi Fiduciari, di cui la famiglia Borettini era fiduciaria. L’obiettivo della società pubblica è quello di subentrare in sette contratti preliminari di acquisto di altretttanti terreni. Terreni, però, si legge nel 415 bis qualificati all’epoca non edificabili, pur essendo ricompresi nel programma di riqualificazione della zona e nel PSCadottato nell’aprile del 2006 ma non ancora approvato.
Per quei preliminari di acquisto Reig aveva versato 1.745.000 euro, ma poi Spip concluderà l’acquisizione di quei sette appezzamentipagando altri 18.910.672 euro, oltre agli oneri di urbanizzazione.
Ma come giustificò Calestani quegli oltre 13 milioni per l’acquisto della Reig? Nell’avviso di conclusione delle indagini viene citata una lettera che l’allora numero uno di SPIP scrisse spiegando che il prezzo era dovuto per coprire tutti gli anticipi versati dalla Reig fino al dicembre 2006, per il costo del capitale impegnato e per la «remunerazione del rischio d’impresa sostenuto dalla società Reig nel compromettere terreni che avrebbero potuto non essere inclusi nelle future espansioni urbanistiche». Un «rischio d’impresa», dunque, di oltre 12 milioni, «anche se Spip – sottolinea la procura nel 415 bis – aveva ben presente, già a partire dal 2005, la sua volontà volta alla futura espansione». Non solo. Successivamente la partecipata comunale paga un addendum di 975.000 euro perché non sfrutta la possibilità di comprare un terreno non vincolato, autorizzando la Reig a interporsi nella cessione.
Nel 2008, poi, vanno in scena altre due acquisizioni a prezzi gonfiati, secondo la procura, tra cui quello del terreno della parrocchia di Ravadese: a luglio Spip sottoscrive un preliminare di acquisto con la Mind Re pèer 4.300.000 euro e versa un milione di caparra. Tre mesi dopo, però, versa altri 4 milioni per perfezionare il passaggio di proprietà.
Ma dalle casse della partecipata escono ancora altri soldi: 1.339.302 euro . E’ il compenso di Borretini per la sua opera di intermediazione nelle varie compravenditam oltre che per attività di advisory.
Ora l’immobiliarista e gli altri undici indagatiavranno venti giorni di tempo per farsi intrerrogare depositando documenti o memorie difensive.
poi il PM deciderà se andare avanti con la richiesta di rinvio a giudizio.
Quelle lettere che Hanno convinto le banche
Dal 206 aol 2010 concessi più di 140 milioni
Annaspa, Spip. Eppure, le banche continuano a finanziare: dal 2006 al 2010 la società ha ottenuto oltre 140 milioni di euro. Le garanzie? Date dal Comune e dalla holding Stt, grazie ad alcune lettere di patronage. Operazioni per cui sono finiti sotto accusa, sempre per concorso in bancarotta fraudolenta aggravata, oltre all’ex presidente, all’ex dg e agli ex amministratori di Spip, anche l’ex vicesindaco Buzzi, l’ex numero uno di Stt, Andrea Costa, e l’ex direttore gene-rale del Comune, Carlo Frateschi.
La lettera a Unicredit dell’ex super manager del Comune è della fine del 2007: viene fornita una serie di rassicurazioni sul fatto che l’ente pubblico avrebbe esercitato un suo controllo su Spip per far fronte ai finanziamenti. Da parte sua, invece, l’allora sindaco Vignali aveva fatto presente alla società partecipata di«nonessere legittimato» a da rerassicurazioni allabanca. Ma nel luglio2009 sempre Frateschi invia una lettera di garanzia anche alla Bnl per i prestiti da 2 e 5 milioni chiesti da Spip.
Nel novembre 2010 la Banca Passadore concede un ulteriore finanziamento alla partecipata. Due mesi prima è Costa che manda una missiva all’istituto di credito, in cui fa presente che Spip sta aggiornando il piano industriale, che sono in corso trattative per la vendita di alcuni terreni e che la controllante Stt ha in programma un’operazione di ricapitalizzazione. Costa si impegna anche, per conto di Stt, a far rientrare di 500.000 euro l’esposizione della partecipata con la banca entro il 31 dicembre 2010. Ma la storia ha avuto tutt’altro finale.
DALLE CONSULENZE AGLI STESSI INCARICHI AFFIDATI A PIU’ PROFESSIONISTI
Oltre sette milioni buttati in progetti mai conclusi
Tra le spese anche quelle per il benessere dei dipendenti: soldi per bar e hotel
Le spese folli per i terreni. Ma anche una lunghissima serie di incarichi per progetti mai partiti, realizzati solo in parte o che nulla avevano a che vedere con l’at- tività dell’azienda. Non solo. Per i vari affidamenti non ci sarebbe traccia di una selezione pubblica e trasparente. Oltre 7 milioni but- tati al vento, secondo l’accusa. Operazioni dolose che la procura contesta all’ex presidente Cale- stani, all’ex direttore generale Gandolfi e agli altri ex membri del consiglio d’amministrazione Bazzini, Palestro, Mantovani, Trivelli, Mancini e Brindani.
Venticinque in totale le voci di spesa ingiustificate che compaiono nell’avviso di conclusione delle indagini. Si parte dal PKN, ossia il Parma Knowledge Net- work. Più di un milione investito nella costituzione di una rete internazionale di professionisti e accademici che avrebbero dovuto fornire servizi alle aziende parmigiane per sviluppare ricerca e innovazione. Peccato, però, che – secondo la procura – il progetto si sia esaurito «nell’acquisto di un software, mai utilizzato e per il quale risulta che la società Autonomy, oltre alla prima installazione, avrebbe fornito anche l’assistenza tecnica per due anni».
Per «accontentare» il maggior numero di professionisti, poi, Spip avrebbe affidato lo stesso incarico a più persone. Nel periodo 2007-2010 è infatti uscito dalle casse della società oltre 1 milione e 600mila euro per una consulenza relativa alla progettazione del Pua di Spip 3. Ma quel lavoro, secondo la procura, era già stato assegnato ad altri specialisti e, in parte, nello stesso incarico venivano duplicate alcune attività con l’intento di far crescere il costo finale.
Ci sono le consulenze ingegneristiche e contabili, ma non mancano anche le spese «per le pubbliche relazioni e per il benessere personale di alcuni dipendenti». Oltre 120.000 euro in totale. Niente sauna negli uffici: tra le varie fuoriuscite di soldi per questa voce, compaiono, però, oltre 11.000 euro per il Caffè Orientale e altri
7.000 per l’hotel Stendhal. Tutti pagamenti-sottolinea la procura nel 415 bis – «per i quali la società non è stata in grado di esibire alcun giustificativo». Mentre il buco di Spip stava diventando una voragine.
Fonte: Gazzetta Di Parma del 21 luglio 2015 pag. 11
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vedi dossier STT e SPIP in questo blog tra i primi dal 2010 a denunciare questa truffa pubblica
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