Dio non fa il buttafuori!
Isaia 25,6-10a;
Salmo 22;
Filippesi 4,12-14.19-20;
Matteo 22,1-14.
L’Europa brucia 450 miliardi!
Di fronte a questa epocale crisi finanziaria conosciamo il commento puntuale del Papa, durante l’apertura del Sinodo dei Vescovi, dedicato alla Sacra Scrittura: "Vediamo adesso nel crollo delle grandi banche che i soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine".
Tutti d’accordo, ma con una aggiunta.
E’ l’economia neoliberista senza regole morali la responsabile di un disastro senza precedenti. Con il denaro bruciato si poteva vincere la fame nel mondo e guarire molte malattie.
E non si può mettere tutti sulla stessa barca del dio denaro: speculatori e vittime.
La Parola di Dio con fermezza ci ricorda che il banchetto della vita non è per pochi privilegiati ma per tutti.
Nella società dell’opulenza e dello spreco di una minoranza egoista, il banchetto e la mensa hanno perso il loro profondo simbolismo umano e biblico.
La moda dei fast-food, del mangiare svelto, in piedi, non solo rovina lo stomaco, ma anche lo stile delle relazioni umane.
La fretta, il correre continuo, l’abbuffata quotidiana degli impegni per i ragazzi e gli adulti: tutto ciò logora, non ci matura, anzi procura forme di nevrosi personali e collettive.
Gesù invece, a differenza dell’austero suo precursore, Giovanni il Battista, ben lontano dall’essere un triste e freddo predicatore, ha gustato l’ospitalità e la tavola, facendo della mensa un tempo ed un luogo privilegiato per convertire i peccatori e donare loro il suo amore ed i suoi Sacramenti.
La prima lettura canta il banchetto finale, escatologico, offerto da Dio a tutti i popoli, senza distinzione di razza o di censo.
Prima di questa grande tavolata imbandita per tutte le genti, Dio annienterà ogni miseria e farà morire la stessa Morte; abbiamo letto infatti:
"Eliminerà la morte per sempre;
il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto".
Così preghiamo e attualizziamo questa prima lettura:
"Dio degli astri e delle costellazioni,
Dio dei fanciulli, Dio della vita,
respiro di ogni essere che vive:
no, tu non sei solamente il Dio d’Israele
ma sei di tutti gli uomini della terra,
e il tuo Cristo è il ‘Kyrios’ (Il Signore) e la Luce
di tutte le genti, e tutte le genti
verranno dall’oriente e dall’occidente
e siederanno alla divina mensa:
tutti finalmente, anche gli atei,
quel giorno, grideranno: ‘Ecco, il nostro Dio,
questi il Signore che abbiamo atteso,
in cui abbiamo sperato e che non era
di nessuna religione!".
Nel vangelo ritorna il tema del banchetto, attraverso due parabole connesse tra loro: la prima è quella degli invitati alla grande cena, riportata anche da Luca; la seconda è presente solo in Matteo, ed ha come centro la veste nuziale, la veste di cerimonia, simbolo, in antico, della dignità della persona.
Occorre ricordare che la parabola è un genere letterario che contiene pochi messaggi sempre validi e ispirati da Dio, il resto è cultura o usi del tempo, da non prendere alla lettera.
Erano violenti i servi, ma anche il Re non scherzava: "si indignò e, mandate le truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme le loro città". La Nonviolenza era ancora da inventare! Ma è bello l’ordine di chiamare i poveri: "Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze". La chiamata del Padre è rivolta a tutti; e Dio Padre-Madre non è certo violento come il Re della parabola.
Il Regno di Dio non è la Chiesa (come facilmente si dice), ma è la profezia, il segno di questo banchetto a cui tutti i popoli hanno accesso. L’obiettivo della Fede non è la Chiesa, ma il Regno di Dio. Le Chiese sono anch’esse sotto il giudizio sempre più severo di tutti i popoli.
Due osservazioni colpiscono: al pranzo della salvezza sono invitati tutti, soprattutto i derelitti, gli abbandonati ai crocicchi delle strade, quelli che dormono sulle panchine, sotto le stelle, i barboni, i mendicanti; per loro è il Regno.
La seconda parte della parabola è molto dura: c’è gente allontanata dal banchetto e buttata in strada; si tratta di un’aggiunta redazionale di Matteo finalizzata ad educare la sua comunità, pervasa da un forte lassismo morale. Dio non fa il buttafuori, ma spinge tutti a entrare nel suo Regno.
"Ma, Signore, i poveri sono un oceano!
Per fortuna che la tua casa ha per cupola il cielo:
e tu non chiami i poveri perché i ricchi
hanno rinunciato all’invito,
ma per dirci che se anche il ricco
vuole entrare deve farsi povero,
indossare la veste nuziale dell’amore:
i poveri, invece, i veri poveri
sono sempre vestiti d’umanità".
Ho terminato volutamente questa omelia parlando di umanità.
Abbiamo infatti tutti bisogno di rapporti nuovi, meno tesi, sereni ed incoraggianti.
Ci prepara all’Eucaristia banchetto di accoglienza, di fraternità e di sororità questa preghiera:
"Signore
salvami dalla presunzione di sapere tutto.
Dall’arroganza di chi non ammette dubbi.
Dalla durezza di chi non tollera ritardi.
Dal rigore di chi non perdona le debolezze.
Dall’ipocrisia di chi salva i princìpi
ed uccide le persone". (Mons. T. Bello)
Don Luciano Scaccaglia
teologo – Parrco di Santa Cristina- Parma