Don Scaccaglia trasferito? E Moine festeggia
Le voci di un trasferimento del parroco di Santa Cristina si sono fatte insistenti negli ultimi giorni. Chi gli è vicino lo dà per certo, ma né il vescovo né il prete confermano. "E’ un argomento tabù", dice don Luciano. Il consigliere di An: "Sarebbe una bella notizia"
Benedetta Pintus
(parma.repubblica.it) PARMA – Se ne parla da anni, ma negli ultimi tempi le voci si sono fatte più insistenti: don Luciano Scaccaglia potrebbe essere trasferito dalla chiesa di Santa Cristina e mandato altrove. Qualcuno parla della parrocchia di Vico Fertile, dove da poco è venuto a mancare don Piazza. Altri vociferano di un trasloco dalle parti di Collecchio, con una decisione partita addirittura dall’alto del Vaticano. Anche se nessuno per il momento conferma il trasferimento c’è già chi plaude alla novella. "Se venisse davvero allontanato sarebbe una bella notizia". E’ il commento di Massimo Moine, consigliere di An, uno che da sempre osteggia il sacerdote.
Il vescovo, l’unico che può disporre degli incarichi dei sacerdoti di tutta la diocesi, nega, ma filtra le telefonate dei giornalisti. "Non c’è nulla da dire – commenta monsignor Enrico Solmi – la notizia si fonda sul nulla". Anche il diretto interessato, don Scaccaglia, da molti ritenuto il sacerdote "scomodo" di Parma, colui che ha sempre dato voce a chi non ce l’ha, si trincera dietro un muro di silenzio, senza confermare né smentire le indiscrezioni. "Mi dispiace – dice rammaricato – non posso parlarne, è un argomento tabù". Silenzio anche tra chi gli è più vicino, che preferisce non gettare benzina sul fuoco per non compromettere la posizione del don. L’unico a parlare e a ribadire le sue posizioni è Moine: "Non mi sembra uno scandalo – dice – spesso don Luciano ha travalicato le funzioni del suo magistero comportandosi da agitatore politico. Molti parrocchiani sarebbero contenti di poter tornare in possesso della propria chiesa".
Le voci della partenza di don Luciano, però, non cessano di correre di bocca in bocca. "Ha sempre avuto problemi con la Curia", dice Emanuele, barista del Piccolo Caffè di strada Repubblica, a pochi passi dalla parrocchia. "Creava problemi occupandosi di politica. Parlava dei ricchi come se fossero dei ladri e ha anche ospitato clandestini senza rispettare le leggi. Un sacerdote non dovrebbe comportarsi così".
L’assenza dei suoi manifesti di denuncia davanti alla chiesa sembra parlare più di qualsiasi pettegolezzo. "Stamattina non è venuto qua al bar", racconta Stefania della Caffetteria Corallo in via XXII Luglio, proprio dietro Santa Caterina. "Da tempo molte famiglie hanno smesso di frequentare la parrocchia, soprattutto la gente ricca, d’élite. Non gli mandano più neanche i bambini al catechismo". "Ad alcuni non va giù che aiuti ‘quella gente’", aggiunge sua sorella Cinzia.
Il suo operato divide i parmigiani da 22 anni. Animalista e marxista dichiarato, contrario al ritorno della messa in latino voluto da Ratzinger, don Luciano si è espresso apertamente a favore degli omosessuali, ha fatto scrivere la prefazione di un suo libro a Fausto Bertinotti e pochi anni fa ha dato rifugio in parrocchia a 21 extracomunitari senza dimora. I suoi fedeli entusiasti sono numerosi quanto i suoi detrattori. Dopo che nel 2007 un cittadino gli ha sferrato un pugno mentre sistemava sul marciapiede i suoi manifesti contro il razzismo e il capitalismo, il consigliere comunale Carmelo La Maina di Impegno per Parma, ha definito Scaccaglia un "seminatore di odio".
Chi lo ama invece piange. "È uno dei pochi che si interessa degli invisibili, ha sempre gridato contro l’indifferenza, è sempre stato dalla parte degli ultimi". Lo dice chi collabora con lui, e ora chiede l’anonimato. Ha paura di danneggiarlo, perché dice: "Non vogliamo ulteriori polemiche. Anzi, non vorremmo che si tratti di una provocazione".
(25 novembre 2008)