Monastero di Bose, il Vangelo del giorno: Sale e luce del mondo, in che senso?
13novembre 2023
Dal Vangelo secondo Matteo – Mt 5,13-16 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse:”13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
C’è una discrepanza fra la forza dell’enunciato di Gesù: “voi siete il sale della terra”, “voi siete la luce del mondo”, e la realtà dei destinatari del messaggio, che sembra smentire l’enunciato: una folla composta di paesani semianalfabeti, di piccoli artigiani senza peso politico… Eppure la forza del vangelo è in questa discrepanza che elimina qualunque sogno di onnipotenza e delirio di prestazione. Siamo noi, oggi come ieri, uomini e donne, intessuti di peccato, frustrazioni, scetticismo a essere rivelati così dalla parola di Gesù: sale e luce. Il vangelo predicato da Giovanni Crisostomo è tutto qui!
Il primo atto di fede è credere vero questo per noi. In questa realtà che non dipende da noi ma che riceviamo dal Signore. La fede basilare in Gesù è accettare che egli ci conosca e ci veda così: sale e luce, riconoscendo in questo enunciato il grande amore del Signore per noi, soprattutto la fiducia che ripone in noi.
La discrepanza si acuisce ancora di più. Si è sale della terra e luce del mondo. C’è qualcosa di vertiginoso e insieme di ridicolo. Come si può essere questo per il mondo? Non è un sogno da esaltati o una delle tante affermazioni retoriche tipiche del linguaggio ecclesiale in cui non ci si preoccupa della veridicità dei fatti? O una volontà di potere sull’intera realtà?
Anche qui nella discrepanza sta tutto il paradosso del vangelo. Sale e luce non esistono in sé e per sé ma solo in funzione degli altri. Gesù ricorda ai discepoli e alle discepole, che ovunque siano, grandi o piccoli, pochi o tanti non importa, hanno un compito a servizio del mondo, per la vita della terra. Non sono avulsi dai drammi della storia o dai mali del tempo: sono chiamati a essere lì presenti per dare vita.
Contro la tentazione di girare intorno ai propri problemi Gesù rammenta che se ci sono dei problemi sono quelli degli esseri umani del proprio tempo, che riguardano la casa, il lavoro, la malattia, il lutto, l’ingiustizia, l’emigrazione, l’amore e l’odio, la povertà e la ricchezza… In queste situazioni sono chiamati a donare – lì dove ciascuno sta – luce e sale, cioè a far vivere.
Che cosa può succedere? Che gli esseri umani vedendo le belle azioni dei cristiani e delle cristiane diano “gloria al Padre che è nei cieli”. Non sono azioni fatte davanti agli altri per ottenere plauso e riconoscimento, per conquistare audience. Sono quelle azioni che nelle brutture della storia, nella banalità del male, nella disattenzione dei giorni inoculano amore gratuito per gli esseri umani. Come il Messia Gesù di cui si dice: “Ha fatto con bellezza ogni cosa: fa ascoltare i sordi e parlare i muti” (Mc 7,37). Luce e sale è in primo luogo Gesù riflesso dell’amore del Padre che illumina ogni essere umano che viene al mondo. I cristiani e le cristiane possono esserlo in proporzione al loro agire perché altri vivano, altri siano guariti, altri siano tutelati nella loro dignità, altri siano accolti. Possono esserlo a misura del loro amare senza distinzioni e discriminazioni.
In un tempo di odio e di violenza, di confini visibili e invisibili che si alzano per difendersi dagli altri, le azioni belle del Messia sono le nostre azioni – lì dove siamo – per gettare amore, fiducia, ponti tra gli esseri umani.
fratel Davide