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Riflessioni sul Vangelo di Don Umberto Cocconi, L’Angelo disse a Maria: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

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L'Annunciazione di Cestello è un dipinto a tempera su tavola di Sandro Botticelli, databile al 1489-1490 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Vangelo secondo Luca).

Nella rubrica che settimanalmente ci riunisce, quest’oggi riscopriremo come si possa divenire ed essere più umani se si è capaci di intessere relazioni di fiducia e di affidamento. L’aver fede, il porre fiducia in qualcuno, uomo o Dio, è generativo di umanità. Oggi la crisi nei rapporti umani è innanzitutto basata sul venir meno della fiducia negli altri, come del resto lo mostrano in modo drammatico le storie d’amore che si spezzano, le famiglie che si dividono, la mancanza di coesione sociale e ad esempio il numero crescente dei non elettori per sfiducia nei partiti. Perché non si crede all’amore e non si ha fiducia nell’altro? Devo riconoscere che ho commesso più errori nella mia vita per mancanza di fiducia nelle persone che non per eccesso. Guardando a Maria impariamo l’alfabeto della fiducia, la lingua dell’umano contro il disumano. «L’angelo fu mandato a una vergine, promessa sposa di un uomo di nome Giuseppe»: la ragazza ha già detto il suo primo “sì”, non a Dio, ma a Giuseppe. E’ tutto così strano, non consueto, nel racconto dell’annunciazione. In prima battuta un angelo si rivolge a una donna, prospettandole l’impossibile. La scena non si svolge tra i candelabri d’oro di un tempio, ma in una casa, tra le pentole di una cucina. A quell’epoca non era permesso avere un figlio da un uomo diverso dal marito, pena la messa a morte dell’adultera. Men che meno era possibile per la società israelitica patriarcale che una ragazza decidesse della sua vita da sola, senza consultarsi con nessuno dei maschi della famiglia. Dio scommette proprio su coloro sui quali la storia non scommette. Da Nazaret città mai nominata nella Bibbia, villaggio senza passato e senza futuro, una giovane donna in una società maschile, quando l’autorità è degli anziani, forse analfabeta in una religione fondata sulla Scrittura, ha il coraggio di dire “Eccomi”. «È bello pensare che Dio ti sfiora, ti tocca nella tua vita quotidiana, nella tua casa» (Ermes Ronchi). La prima parola dell’angelo non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, tutti i giorni, cerchiamo: la gioia. Non chiede: prega, inginocchiati, fai questo o quello. Ma semplicemente: apriti alla gioia, come una finestra si apre al sole. Dio si avvicina e ti stringe in un abbraccio, viene e porta con sé una promessa di felicità. Poi l’angelo le svela il perché della gioia: “sei piena di grazia, tu sei colmata, riempita di Dio, che si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te”. Ognuno di noi è pieno di grazia, perché siamo amati così come siamo e per quello che siamo, buoni o meno buoni. Maria è davvero una fanciulla dolcissima che da più di duemila anni esercita un fascino impareggiabile e indiscutibile non solo nella devozione popolare, ma anche e preminentemente nell’arte, nella letteratura e nella filosofia. Il noto filosofo Massimo Cacciari a questo riguardo afferma che in lei «l’icona eccede la parola». La ricchezza con cui la pittura universale raffigura Maria, manifesta quanto complessa sia la simbologia alla quale fa riferimento: figlia, madre, sposa e sorella, nonché mediatrice tra l’umano e il divino, tra il relativo e l’Assoluto; Maria accogliendo nel suo grembo Gesù ha congiunto in sé per noi, eterno e presente. Maria è colei che appena adolescente accetta di “generare Dio”, aprendosi al Totalmente altro. Il suo concepire Gesù è frutto della sua meditazione, del suo raccogliere nel cuore le parole del Signore, mentre la nube luminosa la copre e la feconda. Da cristiani che fanno memoria e pregano la Vergine Madre possiamo ricordare la domanda di Silesio: «Che mi giova, Gabriele, il tuo salve a Maria, se non hai uguale messaggio per me?». Se ti lascerai toccare dallo Spirito di Dio con la sua essenza anche in te nascerà il Figlio dell’Eternità.

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