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Riflessioni sul Vangelo di Don Umberto Cocconi: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».

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Don Umberto Cocconi

Gesù lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. (Vangelo secondo Matteo). 

Cosa vuol dire convertirsi e credere nel Vangelo? In questo brano, a comunicarcelo tramite i loro gesti, sono i primi quattro chiamati da Gesù: “Subito lasciarono tutto e lo seguirono”. Etimologicamente, convertirsi significa: “cambiare direzione”, cambiare modo di pensare, mettersi in cammino verso qualche cosa di grande, di decisivo … in questo caso il Regno di Dio. Quel giorno, che era come tanti altri, che cosa è veramente successo a Simone e ad Andrea e a tutti gli altri, al punto da cambiare così radicalmente la loro vita? Gesù “camminava” lungo le rive del lago e il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce: siamo all’alba di un nuovo inizio. Sempre in questo brano troviamo scritto che Gesù “vide”, ma domandiamoci: “Che cosa vide Gesù negli occhi di Simone e di Andrea?”. Erano dei semplici pescatori che, in quel momento – quando erano guardati da Gesù – gettavano le reti in mare. Erano così intenti a svolgere il loro lavoro che forse nemmeno si accorsero di quell’uomo che li guardava. Per loro “era un giorno come tanti altri”, ma proprio in quel giorno Lui li chiamò: “Venite dietro a me”. Simone ed Andrea “si sentirono guardati nel profondo, conosciuti intimamente, e questo generò in loro una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li fece sentire legati a Lui» (Papa Francesco). Al messaggio di quegli occhi che li guardavano con misericordia e li sceglievano per la sequela, si sentirono di certo coinvolti in un’esperienza viva. Con questa “presenza nello sguardo” noi possiamo guardare, possiamo avere uno sguardo pieno di questa luce sul nostro tempo, sul vuoto, sulla violenza e sulla tribolazione. Addirittura il papa può dire: «Per questo, alcune volte, voi mi avete sentito dire che il posto, il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo è il mio peccato». Niente di più liberante, per poter guardare noi stessi, per poter guardarsi con verità: «Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato». «Le persone oneste – dice Péguy – non presentano quell’apertura prodotta da una spaventosa ferita, da un’indimenticabile miseria, da un invincibile rimpianto, da una mortale inquietudine, da un’invisibile recondita ansietà, da una segreta amarezza, da un precipitare. Esse, paradossalmente, presentano quella apertura alla grazia che essenzialmente è il peccato. Le “persone oneste” non si lasciano bagnare dalla grazia». Gesù affida a Simone, Andrea ed anche a te che leggi la mission di essere “pescatore di uomini” di aiutare ogni persona “a trovare un senso, anche in quello che un senso non ha” … ma “domani arriverà”, questa canzone come quella sempre di Vasco Rossi “Dannate Nuvole” nel suo “nichilismo” fa intravvedere che c’è una speranza. «Quando cammino su queste/Dannate nuvole/Vedo le cose che sfuggono/Dalla mia mente/Niente dura, niente dura/E questo lo sai/Però/Non ti ci abitui mai/ma Tu non ti arrenderai/Chissà perché?». Se Dio diventasse uomo, se venisse ora, se si fosse intrufolato nella nostra folla, riconoscerlo – a priori intendo -, dovrebbe essere facile. Perché potrebbe essere facile riconoscerlo? Per una manifesta eccezionalità senza paragone! Lo hanno seguito – Simone, Andrea e tutti gli altri – perché corrispondeva alle attese del loro cuore, per quanto confuse e nebulose potessero essere. Quella “presenza nello sguardo” corrispose d’improvviso alle esigenze del loro animo, del loro cuore, alle loro esigenze irresistibili, come mai avrebbero potuto immaginare: l’eccezionale si era manifestato in quell’uomo. «L’eccezionale è, paradossalmente, l’apparire di ciò che è più naturale per noi. Che cos’è naturale per me? Che quello che desidero avvenga. Più naturale di questo! Che quello che più desidero più avvenga: questo è naturale. Scontrarsi con qualcosa di assolutamente e profondamente naturale, perché corrispondente alle esigenze del cuore che la natura ci ha dato, è una cosa assolutamente eccezionale» (Julian Carron). S’accenna all’eccezionalità quando qualcosa fa battere il cuore. Un avvenimento grande, diceva Kierkegaard, non può essere che presente, perché non è un passato, un morto, che ci può cambiare. Ma se qualcosa ci cambia, è presente: «È, se cambia».

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