FAMMI VEDERE GLI OCCHI
Atre volte, invece, Fammi vedere gli occhi, te ne uscivi appena io seduta a tavola poiché di fronte e là tu mi vedevi, scrutavi avidamente con libidine gli occhi smisurati a te somiglianti. Ti ho fatta io, riprendevi, poiché evitavo Io! ti ho fatta così bella, rivendicavi oppure “la mia bambina ecco!” aggiungevi come se fosse l’ultimo ricordo di me concesso, avuto. Io mi giravo a lato, turbata dalla giurisdizione che poiché là, assoluta, mi ghermiva; seducevi me vinta ed io,pronta di lingua ma nel cuore no, ribattevo con uno, Smettila su, sono cresciuta! già confusa,e con voce di tenera ragione tentavo persuadere, oppure là troncando brusca cercavo di sorprenderti,
Ma mi stavi ascoltando, allora?
E tu imperterrita che nel ricordo di me piccola vedevi un tempo inoffensivo, un bel corpo di bambola da stringere, e il vento della vita non passato ancora sul naufragio, così, fissandomi: “la mia bambina”, mormoravi piano battendo il tempo lo miglior tempo e il solo, a noi concesso del passato, e quale soglia fulminata o monito, condanna.
per chi voleva da lì muoversi, salpare.
Maria Pia Quintavalla