LE NUBI SOPRA PARMA
Le nubi, alla maestà delle
nubi che sfilacciando sé protendono
a mute mutazioni
deliranti mute, di una musica che sogna
Musica aria!
Aria gonfia di spirito in stato di ventosa
aura, e arcipelago di breve sogno
grigio di acqua e gonfio, mentre si riavvicinano
mentre danzano mentre mentono toccandosi il dito
lì menzogna e sorrisi, e raggi abbacinati
bianchi buchi morsi di seme vuoto;
dondola una gondola piano nel divenire
feto di un fiatare breve
o di una lieta massa
molecolare invasa, a sé preclusa,
i l c i e l o –
Il cielo se le scopre come
manto acquoso ma di già solido
capace a vagare nel silenzio
e pini e braccia
che dalla terra tentano
toccarle – nubi.
Nubi serene e vuote senza
vita forte del liquido aggregarsi ai
gas, che nuotano nervini o bei
turchini, calcati dalla luce
e s p l o d o n o
in ricami arcani bei disegni
buoni segni di un raggiunto
corpo astrale.
Tu le ami – mi dici – gli somigli
ed io convinta a te contemplo
il piacere a me non ricambiato dell’apparire
e dello scomparire andando,
migrando in suoni di campane.
Morire, e poi sorridere
fiorire. svenire farsi udire
densa materia e semi
continente che alle spalle solidifica
in segreto ma campale astrale,
bambino corpo
bianco spugnoso a capofitto,
prima che il sole lo trafigga.
Andate, andate
altrove – nubi sfiatate
da menzogna in spirito divino
nubi bambine come stelle
non atte a prendere dimora sulla terra,
terra beata e grassa abituata
a sostare, o peggio essere
fondamenta incosciente delle più sementi o voi beate,
incaricate di giornate e sogni
galoppati e vuoti di dimore
d’aria, palafitte pregne di
un’equanime sostanza ai più – in sostare.
Insetti ronzano,
cicale e mosche su quel prato
ma le nubi incostanti e dense,
dolci al suo sentire c o n t r a d d i c o n o
chiare e opache
il suo destino.
Piccole a fiocchi senza
più sentieri invase
e noi vedenti sotto il bel confine
che da cielo a terra tracciano,
confini incerti luminosi della mano
che non vola basso
ma dal basso e per vedute vie, qui circonfuse esse vagheggiano
più chiaramente e nudo
il p a r a d i s o il suo
bel fine.
Maria Pia Quintavalla