PARMIGIANA
Parmigiana, I
Tutti gli amori ti furono infelici perché ci credevi,
tutta vi aderivi, alle promesse
dell’essere – al suo centro, ti innamoravi della vita
del paradiso dalle palme lente e dolci
dell’amore improvviso nelle dita,
degli amanti napoletani della forza che
ti travolgeva ma di messi astrali, bianche
di una stella carnale
antiche passeggiate e dolci mani,
della vita sentivi lì la forza intatta infrangersi
stupita appartenente a corse, statue di gaggie
erano tonfi al cuore, desiderio e copule del mare.
Forti le braccia i baci le lusinghe,
per amore della vita che perdevi
e lenta nell’amore ti perdeva.
Parmigiana, II
Rivorrei la mia infanzia una triste
prigione del cuore – dissi
a lei che più non capiva da dove
tutto questo avesse inizio, così
mi mandò a dire, Vattene un po’
all’inferno vattene, sì vai via,
la tua finestra più non ci appartiene
né mai lo fece, Esci di scena.
Stanca sconsolata lei assentì, ma l’altra
da lì stette fuori tappata,
bocche e orecchie spaventata la guardava,
né poteva più rispondere.
Rivorrei la mia infanzia con le finestrelle
chiuse ottuse, lì nascosta poco di sotto
al cuore – ritornava ritornello infelice per donarsi al suo portone.
Maria Pia Quintavalla