Gaggia e Rosmarino
Alla ricerca di un nuovo linguaggio e una serenità perduta
Il giorno di Pasquetta, nel primo pomeriggio, il sole dolce e una lieve brezza mi accompagnavano sul Lungo Parma e poi in via Varese sull’altra sponda del fiume tra ippocastani e gaggie fioriti… il profumo dei tigli. Camminavo isolato e assorto… preso da quella prorompente natura, dai colori carichi di luce, che si rivelava. Aspettavo la chiamata di una voce amata… riflettevo sul profondo desiderio di un sogno atteso nel mio lavoro. La ricerca di una serenità perduta. Considerazioni sul quotidiano mio disfarsi… l’immersione in un divenire ignoto… ipotesi, proiezioni… il vuoto… dare spazio alla curiosità della scoperta, ritrovare la cultura del viaggio… andare dove? Senza meta nei luoghi semplici, della natura… delle arti… gustarsi i profumi di nuovi ambienti… nei Paesi dove puoi partecipare a progetti e sentirti ancora utile. Voglia di viaggiare nel mare del nord tra i fiordi nelle notti bianche e gli intensi colori riflessi nel cristallo.
Sogni, immaginario, passato… sempre più presente. Pensavo, basterebbe poco… Meditavo sulla mia voglia di cambiamento, sulla mia scrittura… il tempo dedicato alla comunicazione del pensiero libero, idealista, dei valori sociali. Il pensiero libero è cultura individuale prima ancora che editoriale. Non manca la libertà, ma le condizioni per il suo divenire. Il pensiero di fazione è dominante: lo si è voluto! Solo quello è remunerato.
Viviamo sempre più in una deresponsabilizzazione incosciente delle persone sul processo e sullo scopo finale… hanno abdicato se stessi al risultato economico da usare nel dopolavoro, una cultura demenziale… una società di ammalati cronici e psicofarco dipendenti.
Mi sono adoperato per il sogno di un risveglio collettivo, fuori da partiti, da interessi, dalle fazioni… per costruire un dialogo franco sui contenuti nella comunità in rete. Non contro le istituzioni semmai rivelando e mettendo in luce scelte e comportamenti di chi le ha occupate. Non so quanto fossero indirizzati molti di questi vertici al bene comune. La storia li ha già rivelati! E’ la storia però del potere… sempre una conquista con tutti i mezzi… soprattutto illeciti.
La tristezza mi pervade quando penso che ho anteposto gli ideali alla serenità della mia vita e di chi mi era vicino. E qui ho sbagliato anche se in molti volutamente si sono adoperati per generarmi un danno. Ma dovevo metterlo in conto.
La serenità della vita personale e degli affetti non può essere minata dalle lotte impossibili. La vita ha la priorità. Questo significa conoscere i propri limiti e muoversi senza perdere dignità. Ma è la consapevolezza del sé… che si coglie negli anni.
La mia scrittura sta avendo ora una pausa di riflessione. Un distacco dovuto. Hanno avuto senso le battaglie sostenute? Quanto tempo dedicato! Anni ’80 la comunicazione; nel ’90 il digitale, Internet, l’economia delle conoscenze… 2000 la prima casa come diritto di civiltà… l’alimentazione senza prodotti di derivazione animale…(proprio a Parma!)… la trasparenza nella pubblica amministrazione… iniziative culturali di valorizzazione dei luoghi e di coesione sociale, la musica del buco… le inchieste con nomi e cognomi sull’assalto alla cosa pubblica… Ora basta!! Sarebbe solo una inutile ripetizione. Cambierebbero i nomi, ma non il copione.
Vorrei invece esprimere la propositività dei nuovi orizzonti nella maturità dell’esperienza e degli anni. La necessità di ricercare un nuovo ruolo.
Anche nella scrittura trovare altre forme… forse più inclini a quelle visive, alle riflessioni in versi, al breve racconto piuttosto che ad articoli… pur se con una prosa ironica e di satira.
E’ un cambiamento radicale, di cui posso solo tracciarne i contorni, senza saperne ancora il come, che verrà strada facendo e per le opportunità che mi si presenteranno.
Sostituire la critica corrosiva alla creatività propositiva. Costruire azioni e relazioni di valore nel tempo, dimenticare le asperità… i torti subiti. Proporre il pensiero nuovo della fattibilità costruttiva e tralasciare la denuncia. Ora non serve più. La situazione è evidente. Ci si perderebbe solo in un mare di sterco. I tribunali sono divenuti la traboccante fogna del nostro agire.
Gli articoli di denuncia, della propaganda, del gossip pervadono i media… un nuoto senza respiro. La lettura ormai mi dà il rigetto… non vado oltre poche righe e nell’ascolto perdo il filo… segni di insopportabilità… un fastidioso sdegno.
Ho bisogno di ricostruire me stesso, di ritrovare una dimensione serena smarrita dando la migliore espressione della mia esperienza. Lo devo a me e a chi mi è vicino. La vita non può essere un inferno. Ci si muore sfiniti di rabbia e delusione. E io non sono questo. La felicità sta nella giusta misura, consapevoli di potenzialità e limiti, se si va oltre è il dramma… che io purtroppo ho provato e vissuto.
Vorrei adoperarmi per cause di valore. Vorrei esserci ancora con la mia propositività creativa nell’accelerato cambiamento sociale in atto che ho descritto e previsto quando la classe dirigente e politica l’ignorava inconsapevole della portata.
Vivere questa stagnazione da colonizzati, rimanere impotenti emarginati è angosciante. Non è sufficiente la comunicazione in rete, occorre agire nell’azione determinante il nuovo contesto. La creatività è un atto di libertà. Il racconto individuale in una permanente narrazione collettiva. Un processo di solidale collaborazione tra differenti persone: è la “scultura sociale” di Joseph Beuys.
Con i petali del fiore di gaggia, colto e tenuto nel palmo, che annusavo e respiravo come per cogliere una nuova vita, arrivo agli orti tra via Langhirano e Montanara. Di solito saluto sempre chi incrocio nella camminata. Un signore anziano stava curando il suo orto. Dopo il saluto mi sono fermato. Mi ha chiesto, in dialetto, di avvicinarmi al suo orto: “Cal venà chi!” E mi ha raccontato la sua vita di getto sempre in dialetto. Aneddoti di Parma di una volta… di chi era nato nel “Palazzone” di via Po. Uno storico donatore del sangue. Ascoltavo la sua parlata in cui alternava al serio, il sorriso. Mi descriveva cosa aveva seminato.
Io gli raccontavo degli orti sinergici, vere opere d’arte, preziosi giardini coltivi per una cultura del suolo e del paesaggio che ho visto realizzati da un mio amico. Filari non a monocultura, ma con più specie in cui le piante si aiutano vicendevolmente. Non si ara, né si concima il campo, ma sono le piante che vivendo nel suolo emettono sostanze preziosissime e unitamente ai microrganismi presenti nel terreno lo rendono fertile.
“Ascolti –mi diceva- questa mia poesia…” ovviamente in vernacolo locale. “Lei lo capisce il dialetto? Me l’hanno pubblicata”.
Lui, era del ’31. Aveva frequentato la quarta e la quinta elementare la sera perché di giorno lavorava da fabbro. Non aveva fatto la cresima perché non aveva le scarpe. E con orgoglio, ma discrezione mi ha mostrato, estraendolo dal portafoglio con un leggero tremore, un tesserino: Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti sociali.
Prima di salutarmi si è raccomandato a noi giovani di impegnarci per Parma. “Il parmigiano vero ha un cuore grande. Bisogna vivere per fare del bene”. E me ne andavo con un ramo profumato di rosmarino per insaporire le patate al forno. (Parma, 01/05/2011)
Luigi Boschi
L’assenza di scopo finale e il dopolavoro. Una considerazione che spiega praticamente tutto del nostro vivere unidimensionale! Tiziano
bravo sai esprimere le cose semplici ed essenziali per una vita densa di significati, ti abbraccio Cristina
come sono venute le patate al forno? Buone? Sei tu quel bambino in fotografia? Ciao. Anna Maria
Semplicemente STUPENDA! Grazie! Anto
ciao,
come ti capisco! Noi per il primo maggio siam andati a fare ortica. Stiamo reimparando i gusti selvatici, un po’ di natura in più….. Stretti in questa morsa non ci si resiste davvero…
un abbraccio,
go vegan,
Linda
Ti ho letto. 🙂
Sul pensiero libero, sul pensiero di fazione: un nervo scoperto.
un bacio. Fede
Bellissimo e coinvolgente il racconto GAGGIA E ROSMARINO. E’ un insieme di profumi, di odori, di pensieri che ri-conducono ad una riflessione-meditazione-sogno- poesia perduta e interiormente ritrovata! Grazie di cuore per avermelo inviato. Fa ri-vivere e riflettere su momenti particolari della propria vita, apparentemente "assopiti", ma pronti invece a riemergere con intensità e forza qualora ci si trovi di fronte alla rilettura di un personale diario interiore. Anna