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PARMA: VESCOVI RICHIAMA IL SINDACO ALLA TRASPARENZA DEL TEATRO REGIO

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Lettera aperta al sig.Sindaco di PARMA
e p.c.
al Presidente del Consiglio Comunale

Eg.Sig.Sindaco, i molteplici interrogativi scaturiti al riguardo della più recente fase di vita della Fondazione Teatro Regio, delle scelte e delle strategie di gestione complessiva adottate dall’ente lirico-teatrale del quale è presidente il sindaco di Parma, sono confluiti in reiterate richieste di chiarimenti, informazioni, dati da presentare al Consiglio Comunale. Elementi conoscitivi utili e necessari anche al fine di cogliere la ratio che ha ispirato l’ultima – e meno brillante – stagione di attività della Fondazione che ha assunto l’onore e l’onere di surrogare l’ente pubblico leggi Comune di Parma – nella gestione del maggiore teatro cittadino e provinciale il Regio appunto e nella gestione della attività artistica e culturale in ambito teatrale.

Ente di natura privata, costituito col concorso e il patrimonio – del Comune di Parma, insieme ai soci fondatori e sostenitori, retto da uno Statuto del quale, alla prova provata, è auspicabile la revisione che tratteggia il profilo delle singole figure dirigenziali e di vertice, nonché degli organi essenziali. Lasciate in stand by per alcuni mesi, molte delle richieste di informazioni affidate ad alcune interrogazioni presentate in Consiglio Comunale, in una parola un’istanza di trasparenza a proposito di un importante segmento della vita culturale locale hanno sollecitato la puntuale e meditabonda attenzione della Segreteria Generale comunale che si è espressa indicando i limiti del diritto di accesso dei consiglieri alla documentazione e alle informazioni nellente locale.
In particolare, a seguito della corposa disamina della legislazione vigente e delle norme statutarie del Comune, il Segretario del Comune di Parma ha ritenuto di porre la Fondazione Teatro Regio out rispetto al campo di applicazione dell’accesso del consigliere comunale, in virtù della natura privatistica del regime entro il quale opera la Fondazione stessa.
Il Segretario Generale, pertanto, riconosce al consigliere unicamente un diritto-dovere di informazione in termini di andamento generale della società e di accesso limitatamente ad attività che possano incidere direttamente sul patrimonio cui il Comune partecipa essendo la Fondazione un ente che opera secondo le leggi della concorrenza e del mercato e rispetto alle quali la partecipazione del Comune è solo di impulso iniziale o assolutamente minoritaria.
Questa dunque l’interpretazione data dalla Segreteria Generale del Comune di Parma, nel merito tecnico della quale non si ritiene di volere entrare in quanto non pare il punto dirimente della questione.
Il punto, infatti, è tutto politico e non tecnico o giurisprudenziale. Entro una dimensione evidentemente mercatistica e concorrenziale, retta e sorretta da un sano spirito di impresa, la Fondazione Teatro Regio, in virtù della propria natura di ente privato gestisce e governa, ha comunque fra le mani, un bene pubblico: la cultura musicale, l’arte che nasce, vive ed esprime la propria forza nel suo luogo di elezione, nel maggior teatro di tradizione della città.
Il parere formalizzato dal Segretario Generale non posiziona solamente precisi paletti a perimetrare l’area entro la quale può esplicarsi il diritto di accesso del consigliere comunale. Fa di più. Fa chiarezza ulteriore, illumina un dettaglio che forse era sfuggito a molti: il Regio e la sua attività, la progettazione, la programmazione, la promozione della cultura musicale e lirica non sono più patrimonio e parte della res publica, ma costituiscono il cuore della attività di un’impresa privata che si muove in ossequio alle esigenze del mercato, della competizione e della concorrenza.
In questo senso, quindi, occorre prendere atto che con la costituzione della Fondazione un segmento essenziale della vita culturale della comunità è stato sottratto alla sfera del governo, della gestione e della condivisione pubblica per essere consegnato al settore privato, regolato secondo il diritto civile e societario. Ugualmente, resta il fatto che, di questa impresa – privata, nemmeno di prevalente interesse pubblico, come chiarisce la relazione della Segreteria Generale – il Comune è socio, ne ha deliberato la costituzione, cedendole il proprio mandato a promuovere e valorizzare la cultura e l’attività teatrale, ma rinunciando ad esercitare su di essa, sono sempre parole del Segretario Generale, un controllo diretto ed istituzionale. Detto così, è più di una delega, evidentemente. Si tratta di una vera e propria cessione di compiti e competenze. Di una dismissione di un ambito importante in cui esplicare l’azione politico-amministrativa. Questo forse spiega ma non giustifica ancor meglio dei chiarimenti di natura giurisprudenziale – la mancanza di trasparenza da parte dell’Amministrazione nel chiarire in e al Consiglio alcune scelte, strategie, passaggi che riguardano la Fondazione, i suoi dirigenti , i contratti stipulati con gli artisti.
Sig.Sindaco, mi creda, cè un gran bisogno di chiarezza vera! Su un pezzo strategico della vita culturale di una città che vuol essere e colloca se stessa, con orgoglio, fra le capitali della musica, la sua Amministrazione comunale e gli amministratori che rappresentano i cittadini non hanno diritto a richiedere informazioni e dati sulle scelte strategiche e sullimpiego di risorse di un bilancio al quale concorre la collettività.
Si potrebbe obiettare che, codici e norme alla mano, la negazione dell’accesso ad informazioni inerenti la responsabilità degli organi della Fondazione – come a dire, riguardanti fatti e interessi propri di un ente privato non fa una grinza. Tuttavia, è altrettanto legittimo obiettare che l’adozione di uno stile relazionale fra amministratori e amministrati improntato alla vera trasparenza dovrebbe rendere irrinunciabile e imprescindibile per il Comune stesso l’attitudine a garantire ai cittadini la conoscenza delle azione e delle decisioni prese, nell’interesse collettivo, intorno ad ognuno dei tavoli ai quali siedono a qualsiasi titolo – i rappresentanti istituzionali dei cittadini.

Maurizio Vescovi

Consigliere comunale del Pd

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