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PIACENZA E LA LOGISTICA DELLA MUSICA

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Fabio Torrembini

(liberta.it) Ringrazio di cuore l’assessore Dosi per l’attenzione che ha riservato al mio lungo intervento sul Festival Verdi del 25 u.s. A parte l’elusione di parecchi  temi da me trattati, rilevo un certo tedio narrativo, pur nell’esatta esposizione – per quanto assai limitata e generica –  di dati, cifre e circostanze. Nella replica del responsabile della cultura del comune di Piacenza colpisce immediatamente quell’aura di resa che si risolve in un piccolo autodafé politico: come spiegare altrimenti la schietta ammissione sulla  "innegabile capacità di intrattenere rapporti diretti con importanti fonti di finanziamento" che possiedono a Parma? Come dire, a Piacenza abbiamo invece una classe politica di incapaci (circostanza che entra nel novero delle possibilità, per altro…)!

A  parte il fatto che reperire risorse è sì un merito, ma poi occorrerebbe anche spendere bene il danaro (se no si parla di spreco, o di furto…), è da apprezzare anche qui l’onestà intellettuale dell’assessore, più che l’ingenuità,  che traggo da suoi tratti fisiognomici esprimenti mitezza,  rettitudine, probità. Se non che, è bene approfondire alcune questioni, a partire da ARCUS: il fatto che l’ex ministro parmense compagno di studi di Calisto Tanzi sia riuscito a portare a Parma cospicui finanziamenti (non è che sia un gran momento per lui…), nulla toglie alla circostanza che quelle risorse siano pubbliche, di tutti. Per altro, nei fini statutari di ARCUS non rientra il finanziamento di attività culturali ordinarie, quale risulta essere il festival parmense, semplice appendice di una stagione d’opera realizzata da un normale teatro di tradizione. Per questo, debbo dire correttamente, nel 2007 l’ex ministro Rutelli tolse il contributo a Parma. Qualcuno mi accusa di indulgere in pedanterie causidiche, tuttavia non si capisce perché in questo Paese si facciano le regole per poi eluderle! Informo poi il dr. Dosi che la Barilla quest’anno si è sfilata dagli sponsor della manifestazione, evidentemente tutto questo ritorno non ci deve essere. La Fondazione Teatro Regio, ancora, è in tale difficoltà che, poche settimane fa,  è stato approvato, con una modifica statutaria degna del miglior  Tonna, l’ingresso di Iren  (nata dalla fusione fra Enia e Iride) fra i soci fondatori dell’ente teatrale parmigiano; il che comporta un versamento annuale di svariate centinaia di migliaia di euro. Va bene, capisco una piccola sponsorizzazione, ma  che una maxi  utility dell’energia a partecipazione pubblica preposta alla fornitura di servizi primari si metta a finanziare in maniera cospicua un teatro  è circostanza vergognosa oltre che assai discutibile dal punto di vista tecnico – giuridico. Ne dibatterete magari al prossimo onerosissimo festival del diritto, ma a Piacenza nessuno dice e/o sa nulla? Non sarebbe meglio usare quei soldi per diminuire le bollette di gas, luce e rifiuti a famiglie bisognose ed anziani? Vedete voi!   L’attuale festival Verdi, dice ancora e giustamente il mio interlocutore, nasce nel 2004; d’accordo, ma l’idea ed anche alcune realizzazioni risalgono addirittura agli anni ’80 dopo un dibattito problematico e sofferto. Io stesso, a cavallo degli anni ’80 e ‘90, partecipai in qualità di strumentista ad alcuni concerti nell’ambito di una rassegna Verdiana organizzata da una società Verdi Festival presieduta dal dr. Guido Romano, scomparso tra l’altro da pochi mesi, in seguito liquidata. In realtà il dibattito era ed è sofferto perché è l’idea stessa del Festival Verdi a non avere senso (le mie osservazioni dei giorni scorsi penso possano bastare). La produzione del cigno di Busseto consta di 27 opere (non tutte commestibili in verità) più la Messa da Requiem; Verdi è uno degli autori  più rappresentati al mondo, non é che ci sia molto da inventare. Nemmeno in Austria hanno il festival Mozart, pur a fronte di una produzione sconfinata, ma quello di Salisburgo, divenuto nel corso del ‘900 un’enorme palcoscenico pullulante di migliaia di eventi di vario genere. La strada giusta, penso, sarebbe questa, nel nostro piccolo: quella di un Festival delle Terre Verdiane che spazi dal teatro  alla musica secondo varie declinazioni, dal cinema alla prosa , passando per ogni iniziativa culturale degna di tal nome  rivolta alla valorizzazione del territorio. Il periodo dovrebbe essere quello estivo, giugno/luglio,  in modo che si riescano ad intercettare flussi turistici importanti. Alcuni numeri infine. L’assessore Dosi snocciola i costi della rassegna parmense e quelli del comune di Piacenza. Tanto? Poco? Anzitutto, basta con dati aggregati! Da troppo tempo suono e organizzo concerti ahimè, anche nell’ambito di importanti rassegne musicali (rigorosamente fuori da Parma e  Piacenza, per carità…). Non vorrei ricalcare l’antica prosopopea pasoliniana, ma IO SO cosa costano gli spettacoli, gli allestimenti, i cantanti, le orchestre, i musicisti.  Sei milioni di euro per due opere di un certo livello, più un allestimento leggero con cast giovanile a Bussetto, aggiunti alla rassegna Traiettorie e ad alcuni concertini ed eventi sparsi qua e là sono un’enormità! Ci sono almeno 2 – 2.5 milioni di euro di troppo.  Certo, se si spendono ad esempio 300mila euro per la direzione di tre Messe da Requiem con Lorin Maazel, più  240mila  di aerotaxi, più commissioni varie ad agenzie amiche, allora sì, anche sei  milioni diventano pochi; non stiamo più parlando di musica però. A quando il crac della cricca parmigiana?

Piacenza, conclude Dosi, nel 2010/2011 a lirica, concertistica e danza, destinerà  circa 2.400.000 euro, comprensivi di tutti i servizi amministrativi, tecnici e gestionali, dell’ospitalità del Maestro Muti e dell’Orchestra Cherubini. Poco? Mah, per quello che vedo e sento mi pare tantissimo! Di per sé, con una cifra del genere, si potrebbe inondare la città di rassegne artistiche e musicali di pregio. Le estati degli ultimi anni, tanto per fare un esempio, potremmo intitolale invece ‘Morte a Piacenza’, non c’è nulla! La scenografia è desolante e vuota, la regia pure. Si veda in proposito la programmazione estiva non dico di Parma (che si autofinanzia comunque con la biglietteria….), ma quella di Cremona; cos’è, anche qui sono più capaci di noi  a reperire risorse?  E quanto diamo alla Toscanini per i cartelloni lirico e concertistico da essa allestiti? Sarebbe interessante conoscere questo dato. L’orchestra regionale è reduce da un dissesto finanziario spaventoso (buco da 22 milioni ?), ha da tempo perso la sua vocazione di servizio ai teatri del territorio;  perfino a Parma – il comune è socio fondatore – si avvalgono di un’altra orchestra. La regione negli ultimi anni ha contribuito con robuste iniezioni di milioni di euro al risanamento. Sta di fatto che mentre altre realtà regionali simili (parliamo dei Pomeriggi musicali di Milano?) offrono a teatri anche piccoli concerti di prima qualità ad un prezzo simbolico, riservandosi incasso e borderau Siae,  noi a Piacenza mi pare strapaghiamo una realtà già abbondantemente finanziata dalla regione. E pensare che negli anni ’80, quando il bilancio dell’orchestra in termini reali era praticamente un quinto di quello del 2005, oltre al complesso stabile esisteva una straordinaria orchestra sinfonia giovanile diretta dal maestro Vladimir Delman composta da alcuni fra i migliori strumentisti provenienti da tutta Europa. Conservo ancora le registrazioni Rai insieme al ricordo, tra l’altro, dei bellissimi concerti davanti al duomo di Bobbio (sì, c’ero anch’io).  Tutto rottamato ovviamente.  Abbia pazienza assessore, ma quanto spendiamo poi, come Lei dice, per l’ospitalità del Maestro Muti e della Cherubini? Che siamo, un albergo?  Che senso ha questa operazione se non riusciamo a coinvolgere una simile realtà artistica in un contesto musicale locale? Che ci porta? Qualcuno riesce a spiegarmelo?  Già Piacenza è divenuta la capitale della logistica,  si è cementificato ovunque deturpando definitivamente parti importanti della città e creando inquinamento e (poca) occupazione dequalificata. Ora, con la Toscanini e la Cherubini, siamo riusciti a inventare e  realizzare il concetto di  logistica musicale! Sono troppo vecchio anche per non temere le manifestazioni del 2013:  come è regolarmente accaduto nel 2001, si butterà un sacco di danaro pubblico e il giorno dopo non rimarrà nulla, ne sono certo!

Caro assessore, Lei ha ragione a non soffermarsi sulla mancanza di risorse; qui mancano le idee, la passione, le competenze e quel  fiuto  da grandi dilettanti della politica che permette di valorizzare i talenti e mettere le persone giuste al posto giusto (la capacità di scegliere ‘ad lumen nasi’, diceva il mio professore Gianfranco Miglio). In sintesi, si potrebbe forse dire che  mancano un po’ di palle.

Cordiali saluti.

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