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Piervincenzi a bere con Meli tra i vigneti di Andrea Costa?

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Piervincenzi, ma da quale otre ha brindato con Meli? Gran riserva Costa (Tenute Costa) immagino, che nello sparar balle era un fenomeno. In STT si stanno ancora a chiedere del bond da 100 milioni.

Se è vero, direttore, come scrive lei sul giornale Polisquotidiano che Parma “ha bisogno di uomini capaci di inventare il futuro” (ma li hanno mai voluti?) è altresì vero che occorrerebbe una stampa che sappia dire la verità per una opinione pubblica informata e un dialogo politico in cui non si alimentino i fraintendimenti. Il suo maestro Zucconi qualcosa le avrà pur detto…
Lei scrive L’orchestra licenziata”. Un falso e una ipocrisia, grave per un direttore di giornale, seppur lascito obbligato nel ducato da Andrea Costa le cui macerie sono al setaccio dall’Assessore Capelli. Ma esiste, che lei sappia, una orchestra con masse artistiche assunte al Teatro Regio? A me non risulterebbe, a lei sì?

Vogliamo dire invece che il Teatro di questa città non ha possibilità di scelta artistica e economica per fare due opere nel mese di Ottobre del Festival Verdi 2012? E lei, non so da chi informato o con chi ha verificato la notizia, parla di licenziamento? A me sembra, come ho già scritto nel precedente articolo, che sia stata contrattata la Toscanini anziché la OTR (Orchestra Teatro Regio srl). Trova la cosa così disdicevole? Che han fatto di male quelli della Toscanini da esser banditi dal Regio da circa 12 anni? Perché hanno un lavoro stabile? Perché sono una risorsa della nostra città? E vogliamo parlare invece che cosa è stata la OTR in questi anni? Come è possibile abbiano questo nome nella loro ragione sociale? Del caporalato musicale? Di tutto ciò di cui è stata protagonista? Non ha che da consultare “Parmamusica” su questo blog.
Ai bravi strumentisti che collaborano con l’Orchestra del Regio non mancherà il lavoro, in questo mese, mancherà invece lo squallido business di Pellegrini, Maghenzani & C.
Leggere oggi (02/08/2012) sulla Gazzetta di Parma che per questa scelta artistica ed economica si è effettuata una riunione da Stati generali guidati da Cesare Azzali, non certo a difesa della musica o perché si tenta di far tacere l’arte, la dice tutta sul ridicolo e sull’affarismo che pervade in modo viscerale questa città e il Teatro Regio ne è metafora.
Gazzetta di Parma: “Dopo le polemiche, è arrivato ieri il momento del «contatto» fra il sindaco Federico Pizzarotti e i rappresentanti dell’Orchestra del Teatro Regio. L’incontro, durato poco meno di due ore, si è tenuto negli uffici del teatro alla presenza, oltre che del primo cittadino, dell’assessore alla Cultura Laura Ferraris, dell’avvocato Fulvio Villa, ex membro del Cda della Fondazione e per gli orchestrali, il presidente del Cda Sergio Pellegrini, il violinista e membro del comitato artistico Michelangelo Mazza, il segretario generale Enrico Maghenzani e il responsabile di produzione Manlio Maggio, affiancati dal direttore generale dell’Unione parmense degli industriali Cesare Azzali”.

E nel proseguo del suo articolo, Piervincenzi, si parla poi di “Concorso fantasma“. Dice testualmente: “che le risulta che Mauro Meli, all’apertura delle buste relative al bando di concorso per la carica di Sovrintendente del Teatro Regio sia risultato vincitore. Il suo Curriculum avrebbe ottenuto il punteggio maggiore. Dunque secondo le più elementari regole del Diritto pubblico, dovrebbe essere nominato nuovo sovrintendente”. Ma che, stava a bere qualche liquorino con Meli per caso quando l’ha scritto?

Non solo, poi continua aggiungendo che, “le risulta, che le buste siano state aperte dal Sindaco in totale solitudine e che nessuno sa, a tutt’oggi, chi abbia vinto il concorso”. Qui invece è il fumo del sigaro che le annebbia i fatti.

Ma non è finita! E’ uno spasso Sardo/Romano. Lei conclude dicendo “che se il Sindaco volesse annullare il bando lo dovrebbe dire, ammesso che un bando pubblico, una volta portato a termine, si possa annullare”. Da giornalista a principe del Foro… Boario. E qui l’informazione assume contorni da Tribunale dell’Osteria dei Mascalzoni.

Le rispondo per punti:
-le buste non sono state aperte dal Sindaco Pizzarotti in solitudine, ma bensì dal Responsabile amministrativo della Fondazione Teatro Regio di Parma dottoressa Daniela Parizzi i primi giorni di aprile (quando c’era ancora il Commissario Ciclosi) per verificare se tutte le domande presentate dai vari candidati avessero i requisiti formali per partecipare al bando (come previsto dall’art. 5 del bando stesso). Questo è assolutamente verificabile in quanto la dottoressa Parizzi ha inviato diverse lettere via raccomandata ai vari partecipanti del bando per richiedere chiarimenti o integrazioni alle documentazioni trasmesse dagli stessi. Come sarebbe stato possibile fare questa verifica senza aprire le buste?
Quindi, il Sindaco Pizzarotti, al suo arrivo in Comune, si è trovato le buste già aperte.
E, come dice lei, secondo le più elementari regole del Diritto, il fatto non sussiste!

-lei afferma che Mauro Meli avrebbe ottenuto il punteggio maggiore. Assolutamente falso!
Ad oggi, il Consiglio di Amministrazione non ha nominato nessuna Commissione giudicatrice il cui compito era quello di “valutare i candidati sulla base dei curricula professionali pervenuti secondo criteri valutativi predeterminati dalla Commissione stessa”, come recita testualmente l’art. 6 del bando.

In assenza della Commissione e dei criteri valutativi è impossibile che Mauro Meli abbia ottenuto il punteggio maggiore. Qui siamo alla staffa!

-concludo rispondendo alla sua ultima affermazione: “Se Pizzarotti volesse annullare il bando dovrebbe dirlo, ammesso che un bando pubblico, una volta portato a termine, si possa annullare”. Me lo auguro anch’io molto presto. Ma se il Sindaco Pizzarotti volesse annullare il bando potrebbe farlo, in qualsiasi momento, come recita l’art.12 del bando: “La Fondazione Teatro Regio di Parma si riserva di prorogare, sospendere e revocare, a suo insindacabile giudizio, il presente Avviso in ogni stato della procedura”.
Come vede, anche in questo caso il fatto non sussiste.

Non solo il bando non è mai stato portato a termine, ma non è mai iniziata la procedura. Inoltre, anche se fosse iniziata, l’art.12 del bando dice chiaramente che la procedura può essere prorogata, sospesa e revocata in ogni stato.

Se poi le rimanessero dei dubbi sul fatto che una procedura di selezione pubblica possa essere annullata una volta iniziata, la causa non si risolverebbe con la nomina di Mauro Meli, ma piuttosto con l’annullamento del bando, con grande dispiacere forse dell’amica di famiglia avv. Molinari.

Piervincenzi: Prosit. (Parma, 02/08/2012)

Luigi Boschi


PS: Orchestra del Teatro Regio di Parma: la convenzione è nulla

Per chi parla di estromissione e di licenziamento dell’Orchestra del Teatro Regio di Parma.

Tecnicamente, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma è un fornitore della Fondazione Teatro Regio di Parma a cui è stato richiesto un particolare servizio il cui svolgimento è regolato da una convenzione.
Sempre all’interno di questa convenzione, poi, la Fondazione ha concesso all’Orchestra la possibilità di utilizzare il marchio “Teatro Regio di Parma” per svolgere le attività oggetto della stessa.
Oggi, la Fondazione ritiene che tale servizio non sia più concorrenziale, né in termini di qualità né di economicità, e quindi la Fondazione Teatro Regio di Parma ha deciso di interrompere il rapporto e conseguentemente il servizio. Tutto qui.

Alla domanda, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma ha vinto un appalto tramite bando? La risposta è assolutamente no! Infatti, la convenzione stipulata tra la Fondazione e l’Orchestra è nulla, in quanto non rispetta la normativa vigente in materia di appalti.

Il Decreto legislativo 163/2006, denominato anche Codice degli appalti, identifica chiaramente la Fondazione Teatro Regio di Parma come un “organismo di diritto pubblico” anche se di denominazione privata. Quindi, la Fondazione è soggetta all’applicazione della norma, la quale regola lo svolgimento degli appalti.
Entrando nello specifico, la norma dice chiaramente che, anche se in particolari casi non è necessaria la pubblicazione di un bando di gara (come per ragioni di natura tecnico-artistica), le stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti pubblici mediante gara negoziata. Cosa che non è assolutamente successa quando la Fondazione Teatro Regio ha firmato la convenzione con l’Orchestra.

Ecco la norma di riferimento (d.lgs 163/2006):

Art. 57.

Procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara

(art. 31, direttiva 2004/18; art. 9, d.lgs. n. 358/1992; art. 6, co. 2, legge n. 537/1993; art. 24, legge n. 109/1994; art. 7, d.lgs. n. 157/1995)

1. Le stazioni appaltanti possono aggiudicare contratti pubblici mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara nelle ipotesi seguenti, dandone conto con adeguata motivazione nella delibera o determina a contrarre.

2. Nei contratti pubblici relativi a lavori, forniture, servizi, la procedura e’ consentita:

b) qualora, per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente ad un operatore economico determinato;

Come è possibile vedere, la procedura negoziata è essenziale per aggiudicare contratti pubblici anche di tipo artistico. Quindi, la suddetta convenzione è da considerarsi nulla.

 

Detto ciò, vi sono anche altri vizi formali nella convenzione che la rendono nulla.

L’art. 5 della convenzione firmata il giorno 8 agosto 2003 dice testualmente che “[…] l’accordo si intenderà rinnovato per un uguale periodo di tempo (3 anni…) nel caso in cui nessuna delle due parti notifichi all’altra la propria volontà di non rinnovarlo […]”.

Purtroppo, l’art.67 punto 7 del d. lgs 163/2006 dice:

“E’ in ogni caso vietato il rinnovo tacito dei contratti aventi ad oggetto forniture, servizi, lavori, e i contratti rinnovati tacitamente sono nulli”.

A questi, si aggiunge l’art. 23 della legge 62/2005 che dice:

2. I contratti per acquisti e forniture di beni e servizi, già scaduti o che vengano a scadere nei sei mesi successivi alla data di entrata in vigore della presente legge, possono essere prorogati per il tempo necessario alla stipula dei nuovi contratti a seguito di espletamento di gare ad evidenza pubblica a condizione che la proroga non superi comunque i sei mesi e che il bando di gara venga pubblicato entro e non oltre novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge”.

Un altro vizio formale è dato dal fatto che la convenzione firmata nel 2003 tra Fondazione Teatro Regio di Parma e Parma Opera Ensemble è stata trasferita a Orchestra del Teatro Regio di Parma s.r.l. mediante una semplice comunicazione scritta da parte di Parma Opera Ensemble che comunicava alla Fondazione il cambio di denominazione sociale.

Questo non è assolutamente possibile!

La legge dice chiaramente che “il cambio o la modifica della ragione o della denominazione sociale di Ditte o società commerciali dev’essere seguito dalla stipulazione di un nuovo contratto”.

Concludendo, un altro problema che si riscontra nella convenzione è quello relativo all’utilizzo del nome Teatro Regio di Parma. Infatti, l’art 1 della convenzione firmata nel 2003 diceva che “La Fondazione incarica l’Orchestra (Parma Opera Ensemble) di mettere a disposizione della Fondazione Teatro Regio di Parma un complesso orchestrale denominato dalla Fondazione “Orchestra del Teatro Regio di Parma […]”.
È chiaro, quindi, che è la Fondazione che denominava il complesso non cedendo il proprio marchio ma dando la possibilità all’Associazione Parma Opera Ensemble di utilizzarlo per svolgere le attività oggetto della convenzione.
Purtroppo, però, l’Associazione Parma Opera Ensemble si è indebitamente appropriata del marchio “Teatro Regio di Parma” costituendo una società a responsabilità limitata denominata Orchestra del Teatro Regio di Parma senza che vi sia stata nessuna autorizzazione.

 Pertanto, la convenzione tra l’Orchestra del Teatro Regio di Parma e la Fondazione Teatro Regio è da considerarsi assolutamente nulla. A questo punto, il Sindaco deve procedere con l’annullamento della Convenzione, la richiesta all’Orchestra di lasciare i locali della Fondazione e il divieto di utilizzare il nome “Teatro Regio di Parma” nella propria denominazione sociale.


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  1. Da “parma.repubblica.it” rileviamo e pubblichiamo tra i commenti a questo articolo la “Lettera di un orchestrale”

    Per la prima volta parla un musicista dell’Orchestra del Teatro Regio srl. Un socio della formazione artistica che racconta e conferma le ombre della gestione di Sergio Pellegrini ed Enrico Maghenzani. Lo fa inviando una lunga e intensa lettera a Repubblica Parma

    Autoritarsimi, scarsa trasparenza, “punizioni” e “liste nere” dei disertori. Per la prima volta parla un musicista dell’Orchestra del Teatro Regio srl. Un musicista, socio della formazione artistica, che racconta e conferma le ombre della gestione di Sergio Pellegrini ed Enrico Maghenzani.

    Lo fa inviando una lunga e intensa lettera a Repubblica Parma (che ha ovviamente conosce l’identità dell’autore della missiva) ma chiedendo l’anonimato: “Ho lasciato da poco l’Orchestra del Teatro Regio – spiega – non avrei alcun problema ad espormi con nome e cognome. Non ho paura di querele né di ritorsioni, in tanti sono dalla mia parte e la pensano come me. L’unico motivo che mi spinge a chiedere l’anonimato è la presenza, all’interno dell’Orchestra, di persone che mi spiacerebbe mettere in difficoltà”.

    La lettera del musicista è clamorosa. Con tono civile, percorso da una vena dolente, riferisce di rapporti professionali padronali, della delusione per il naufragio di un progetto societario che, in principio, aveva suscitao speranze: “Siamo stati ghettizzati in nome di un ideale crollato molto presto”. Nel testo si parla di stabilizzazioni mai arrivate ma anche di dubbi sulla gestione dei fondi: “Se è vero che i miei capi avevano una convenzione per 180 euro a orchestrale perché si percepivano 67 euro netti e con contributi pagati solo su 45 euro?”. E poi si riferisce di “liste nere” degli orchestrali che si permettevano di scuonare anche per altre formazioni, di stipendi miserabili: “Come si può vivere a Parma con 600 euro?”. Di “problemi di moralità” di cui, conclude la fonte, sarebbe ora di cominciare a parlare. “Voglio che la città sappia – dice il musicista al telefono – che non è vero quanto in questi giorni vanno dicendo quelli dell’Orchestra”. (marco severo)
     
    Siamo un gruppo di musicisti, soci e non, che in epoche e momenti diversi hanno collaborato e collaboravano tutt’ora con l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, investendo anche noi, come tanti altri, speranze e progetti sulla realtà che ora è stata allontanata dal teatro.

    Alla luce di quanto è accaduto desideriamo chiarire il nostro punto di vista sulla questione Orchestra del Teatro Regio S. r. l..

    E’ nostra volontà esprimere un libero parere anche per contestare le tante cose che si stanno dicendo e scrivendo in questo giorni, cose che purtroppo non sono totalmente esatte e quindi vogliamo far sentire la nostra voce.
    Vorremmo far sì che si la città conosca anche l’altra parte della medaglia, quello che noi professori sentiamo urgentemente di voler far sapere, visto che a questo punto non ci sentiamo rappresentati che da noi stessi.

    Abbiamo suonato tanti anni in questo gruppo: un bel gruppo, dal punto di vista musicale ed umano, che sembrava viaggiare verso una sorta di stabilità e di reale identificazione lavorativa col teatro. Questa identificazione non è mai avvenuta, nè tanto meno la stabilità (anche se in passato ce n’era persino la volontà di Roma!) ed il bel clima con cui era partita l’Orchestra del Regio, nata da una felice opportunità politica, ma esistente già sotto altro nome, quello di un’associazione, è venuto meno.

    La situazione contrattuale, programmatica e progettuale doveva essere provvisoria. La sua conseguenza naturale doveva essere la stabilizzazione o perlomeno un ingresso deciso nel teatro o DEL teatro nella società e dunque una gestione lungimirante e a lungo termine, ma così non è mai stato. Abbiamo sperato in tanti in contratti lunghi e “regolari” che permettessero di ricevere i sussidi per la disoccupazione. Queste cose non sono mai arrivate. In più si è rovinato il clima umano. Nonostante gli articoli su giornali, i proclami e le interviste di questi giorni, la realtà non è stata più quella di prima.

    La società che è nata col nome Orchestra del Teatro Regio di Parma S. r. l. è stata una società per modo di dire, o per meglio dire, solo giuridica. Non sono mai stati ascoltati i pareri dei soci. Non ci sono mai stati utili da dividere. Hanno comandato solo una o due persone. Nessuna possibilità di replica o di divergenza di pensiero. Non si è mai capito nulla della gestione dei soldi che il Teatro Regio dava alla Società per le attività dell’orchestra. Una vera trasparenza, tanto invocata da tutti ultimamente, non c’è mai stata.

    Se è vero che i miei capi avevano una convenzione per 180 euro a orchestrale (o giù di lì) perché si percepivano 67 euro netti e con contributi pagati solo su 45 euro? Quanto prendevano veramente le prime parti? Quanto costava l’ufficio?  Abbiamo accettato e firmato per anni contratti inadeguati in nome di un ideale, nella speranza che le cose cambiassero oppure contratti che prevedevano paghe forfettarie per periodi superiori ai 10 giorni.

    Io insieme a tanti altri ci siamo stufati di lavorare a certe condizioni, anche umane. Senza prospettive. Se non minacciati palesemente comunque praticamente obbligati a rifiutare impegni di lavoro da altre parti nella zona di Parma, pena l’esclusione dalla produzione successiva, o la retrocessione di leggìo in orchestra. Ma come si può vivere a Parma con poco più di 600 euro al mese, e nemmeno pagati subito? Le paghe non sono mai state puntuali nè chiare. Siamo stati ghettizzati in nome di un ideale che è crollato molto presto.

    Siamo stati impossibilitati ad esprimere un parere liberamente sui contratti, sulla gestione artistica, sulle chiamate, sui rapporti con il Teatro e con le istituzioni. C’era un Comitato Artistico, ma era anche quello una farsa. Alcuni illustri musicisti, poi anche vincitori di concorsi in altri Enti, sono stati allontanati per puri motivi personali od economici ed in seguito fintamente giustificati con la scarsa qualità degli stessi. Nemmeno dopo esser diventati Soci e dopo aver investito i nostri soldi nella società abbiamo avuto voce in capitolo. Nessuno di noi veniva ascoltato, nessuno di noi aveva garanzie sulle chiamate o sulla puntualità dei pagamenti.

    La colpa era sempre del teatro e della politica. Ma forse sono stati proprio queste due entità a voltare la faccia alla Società e all’Orchestra.

    Teatro e politica spesso bersaglio di lettere decise dal presidente della S. r. l. senza mai consultare i Soci. Aggressioni spesso gratuite e senza volontà costruttive o di mediazione. Solo arroganti manifestazioni di potere apparentemente saldo. Nessuno è stato obbligato ad iscriversi ad alcun sindacato. Se qualcuno l’ha fatto non l’ha fatto certo sotto costrizione, nè gli è stato promesso nulla, nè dai Sindacati stessi (a parte le forme ovvie di tutela generica) nè dalla Fondazione Toscanini complice, a detta dei vertici della S. r. l., di quello che è stato in modo curioso definito “ratto”.
    A mio modo di vedere in questi anni sono stati ben altri i “ratti” compiuti.

    A parte l’Orchestra del Centenario, nel 2001, che si era formata con regolari audizioni, spazzata via da polemiche e da pressioni politiche che hanno portato al Regio l’orchestra del “Parma Opera Ensemble”. La cosa più grave è che ci hanno derubato delle prospettive. Degli interessi del lavoratore . Di aspirare a lavorare in condizioni migliori con contratti migliori e con garanzie. Sono queste le cose di cui i Sindacati si occupano. I sindacati non hanno certo esultato per i pochi, anzi pochissimi, che in quell’orchestra hanno perso una certa quantità di lavoro (impossibile però basare il proprio guadagno annuale solo su quello che si percepiva al Regio da orchestrale di fila).

    Pochi, perché in tanti nell’orchestra hanno ulteriori incarichi in Conservatori o nelle scuole di vario grado. Alcuni musicisti che suonano “stabilmente” al Regio sono anche stabili in altre orchestre italiane. Non ci sono affatto 50 famiglie sul lastrico, quindi. Sono ben pochi gli orchestrali residenti a Parma, che magari hanno pure famiglia e che si ritrovano, soprattutto per una gestione completamente sbagliata dell’orchestra, senza QUEL lavoro.

    Ma non parliamo di stipendi. Gli stipendi sono un’altra cosa. E anche di questa condizione la colpa è della direzione dell’orchestra: più di un professore in questi anni ha subito minacce o esclusioni, o (cito testualmente!) punizioni se fosse andato a suonare in compagini della zona che si ritenevano concorrenti.  E non ci si riferiva solo alla Toscanini. C’era chi, delegato dai nostri capi, andava a seguire i concerti degli altri gruppi per formare una sorta di “lista nera” di musicisti, che essendo più che validi, e per questo motivo chiamati fortunatamente anche altrove, venivano automaticamente esclusi delle produzioni successive.

    Crediamo che bisognerebbe fare un’analisi obiettiva di ciò che è accaduto tenendo conto che ciò che è successo era nell’aria da tempo. Non si può pensare di aggredire per mesi con lettere, comunicati, manifestazioni la politica e andare contro un’orchestra stabile che comunque in quel teatro in passato ci ha già lavorato e che, a differenza della nostra S. r. l., non ha MAI parlato male dell’orchestra che lavorava al Regio, senza pensare alle possibili conseguenze.

    Crediamo che fosse solo la gestione il problema, non certo le risorse umane. Una gestione che ha tenuto nascosto per molti mesi un grave buco di bilancio ai soci e che aveva perso l’agibilità per esibirsi in pubblico proprio per colpa di questa insolvenza. Una gestione che in fretta e furia, di nascosto a tutti, ha creato una nuova società “immacolata” nella speranza di veder rinnovata automaticamente la convenzione, stretta però con la vecchia S. r. l. e che ha permesso per un certo numero di mesi la convivenza di: “Orchestra del Teatro Regio S. r. l.” e “Nuova Orchestra del Teatro Regio S. r. l.”.

    Non è così che si gestisce una società. Non è così che si gestisce un gruppo artistico. Non è così che si dà futuro ad un’orchestra ed ai suoi lavoratori. Oltre ad esserci seri problemi economici penso proprio ci siano stati anche seri problemi di moralità.

    Preferiamo d’ora in poi magari lavorare meno, ma lavorare meglio.
    Questo sarà il nostro unico slogan d’ora in poi.

    (03 agosto 2012)