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Festival Verdi 2017: dallo Stiffelio di Verdi al bordellio di Vick

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Stiffelio al Festival Verdi 2017 Graham Vick

Festival Verdi 2017: I costi di Vick?
Pagato 55.000 euro, o forse ancor più, il regista per uno Stiffelio o per un bordellio? Il dato richiesto non ci è stato comunicato, ma lo abbiamo desunto.

Dopo aver visto la generale di Jerusalem (LINK) e dello Stiffelio, di quest’ultima uscito all’intervallo, nauseato dalla proposta del regista inglese Vick, di come ha distrutto l’opera di Verdi, mentre per Jerusalem ero soddisfatto per la scelta registica e scenografica (di Hugo De Ana) con soluzioni digitali, da anni proposte e inascoltato con Paolo Miccichè tra i primi ad attuarle non solo in Italia).
Sentiti poi i pareri del Falstaff ( “Nulla manca di ciò che prescrive il libretto di Boito”….) e della Traviata (quest’ultima a Busseto, diretta in modo ottimale da Sebastiano Rolli), inviavo alla dottoressa Meo (Direttore Generale del Regio) e all’ufficio stampa una e-mail per complimentarmi, unitamente alle richieste dei costi del regista inglese Graham Vick e del suo amico Andrea Bernard. Volevo conoscere quanto noi parmigiani e  italiani abbiamo elargito a Vick per la sua presa in giro dell’opera lirica italiana. E’ a tutti nota la tirchieria del celebre regista; mentre Bernard è amico della Minghetti dai tempi dell’Aslico (associazione Lirico Concertistica Italiana); si sa che il cachet di Vick non scende sotto i 55.000 euro. Più che uno Stiffelio, quello andato in scena al Farnese, mi è parso un bordellio. Non solo, ma mi è sembrato di assistere alla messa in liquidazione dell’opera lirica. Alcuni melomani sostengono che “vada fermata la profanazione del teatro lirico da parte dei registi”.  Più che un regista, a me è parso un commissario liquidatore furbacchione. E non penso che questa fosse l’intenzione di Giuseppe Verdi nella sua opera incentrata sulla misericordia e il perdono. A Parma si dovrebbe assistere al miglior Verdi, a quell’unicum a cui si dice di aspirare, ma che ancora non si ode e non si vede traccia. Aveva ragione Riccardo Muti quando invitava nell’incontro al Ridotto del Regio, per il 150° dalla nascita di Arturo Toscanini, i loggionisti di Parma a fare le barricate contro queste regie (LINK).

Mail di LB del 02/10/2017:

“Alla attenzione dottoressa Anna Maria Meo e di Paolo Maier

Sono contento della riuscita del Festival Verdi 2017 anche se nutro molte perplessità per lo Stiffelio. Una operazione indegna di Verdi che non risponde alla partitura musicale Verdiana. 
Sarei interessato a conoscere il cachet corrisposto a Graham Vick per lo Stiffelio e al suo compagno Andrea Bernard per la regia della Traviata.

Grazie per la collaborazione. 

Cordiali saluti” LB

Risposta dottoressa Meo

“Gentilissimo,
mi fa piacere che apprezzi il nuovo corso del Festival.

Capisco che Stiffelio sia una produzione che può lasciare perplessi o non piacere ma ad oggi, dopo tutte le polemiche che l’hanno preceduta, è stata accolta con grandissimo interesse, come testimoniano l’entusiasmo del pubblico, le reazioni che ho personalmente raccolto e anche molte recensioni.

Per quanto riguarda la sua richiesta di informazioni riguardo ai cachet percepiti dagli artisti Vick e Bernard (che non mi risulta essere suo compagno e comunque avrebbe poca pertinenza con la loro prestazione artistica nell’ambito del Festival) non posso fornirle questa informazione in quanto si tratta di dati privati che non ho possibilità e autorizzazione a diffondere.

A proposito della produzione de ‘La Traviata’ posso però ricordare che, come più volte comunicato a mezzo stampa, il progetto è stato selezionato tra più di 80 progetti, presentati e valutati da una commissione europea, di cui facevano parte i direttori di alcuni tra i maggiori teatri europei e naturalmente anche il Teatro Regio.

L’associazione Camerata Nuova, nell’ambito di Opera Europa, ha assegnato un premio a copertura dell’intero costo dei compensi del team creativo diretto da Andrea Bernard.

Le auguro una buona giornata

Anna Maria Meo
Direttore Generale”


Non si capisce perché quando si parla di soldi tutti si trincerano dietro la privacy!! Anche la nostra “MaraMeo”. Che abbia preso lezioni dal Maestro Meli? Che si rifiutava di dichiarare il proprio compenso? Finché dal Consiglio Comunale di Parma Maurizio Vescovi chiese espressamente con interrogazione a risposta scritta il compenso, e Vignali fu costretto a dichiararne il costo.
Eppure sono risorse pubbliche, non si è chiesto il conto corrente di Vick ma il suo compenso percepito per fare questa “regia”, se tale si può chiamare! Per me è una buffonata e una presa in giro a caro prezzo. Desueta e scaduta. Fuori tempo massimo.
Tra l’altro neppur nuova. Il pubblico tra gli attori, la prosa, da anni lo mette in scena: “Sogno di una notte di mezza estate”, con la regia di Walter Le Moli eseguita al Regio e con la direzione musicale di Temirkanov; “Non si uccidono così anche i cavalli” dall’omonimo romanzo di Horace McCoy a Teatro Due. Di nuovo non c’è proprio nulla, solo uno scempio dell’opera lirica. E una blasfemia verdiana.
Già negli anni ’68 queste soluzioni erano praticate soprattutto nella prosa. Ma nel teatro di prosa non c’è una partitura musicale a cui ci si deve attenere. Nel suo “bordellio” di Vick, non c’era più nulla. In quel caos non si comprendeva la trama dell’opera, né la storia. Sarebbe come andare al cinema e non capire la trama del film, pur apprezzando luci, costumi, fotografia e gli attori. Cosa che non ho potuto riscontrare al Farnese. Se non fosse per la bellezza del Teatro, cosa sarebbe stato di quell’opera blasfema con due lenzuolate sulle gradinate e 3,4 pedane in platea tra il pubblico in piedi su cui agivano i cantanti?  
Vede dottoressa Meo l’importanza ce l’ha eccome se Bernard fosse il compagno di Vick o amico di lunga data come penso lo sia. Il regista inglese, era presidente della commissione di cui la la Minghetti era pure tra i componenti. (LINK). Che credibilità può avere un premio se alcuni membri della commissione giudicatrice e i partecipanti sono legati tra loro da rapporti personali ed  economici? Pare qualcosa fatto apposta per accreditare i 20. 000 euro nelle casse del Regio e un po’ di notorietà mediatica agli amici Vick e Bernard. Quest’ultimo dopo “La Scala di Seta” del 2014 non ha mai firmato alcuna regia ed è stato catapultato al Festival Verdi 2017 per il premio che una commissione di amici gli ha attribuito.   
Dottoressa Meo, perché è sempre così prevenuta quando si tratta di esporre chiaramente le cifre?
Cosa dovete nascondere? Se ritenete di essere nel giusto perché temere a dire che avete dato a Vick 55.000 euro o cifra simile e forse di più. Vogliamo paragonare il cachet di Vick con quello di Hugo De Ana? Quest’ultimo ha costruito l’opera con innovazione scenica, ma sempre nel rispetto della partitura verdiana. Sapere il costo della produzione registica e degli artisti usando risorse pubbliche è qualcosa di doveroso, non di straordinario o facoltativo. Anche la Rai, pur nelle polemiche, ora li rende noti. Del Festival di Sanremo si conosconi i compensi dei conduttori, degli ospiti.  E voi del teatro Lirico pensate invece di tacere e farla franca? Vi nascondete dietro al bilancio annuale. Ma questa non è trasparenza dell’operare.  
Anche per non finire poi, sempre nel luogo comune dei politici e degli Amministratori: “Io non sapevo”. E’ di questi giorni la sparizione di 576.000 euro organizzata da Federico Faccini (LINK) un consulente di una società del Comune di Parma (STU Authority); è di pochi mesi lo scandalo “Pasimafi” (LINK) con le costrette e dovute dimissioni del Rettore Loris Borghi (LINK); al Regio scoppiò lo scandalo dei valori bollati (LINK), insieme ad altro… fino ad azzerare il patrimonio fondativo (-1960.000 euro e 11 milioni di debiti verso i fornitori) [LINK]. Tutto, ora, nelle mani della Procura di Parma.
E a Parma ne sappiamo qualcosa dell’uso “proficuo” delle risorse pubbliche: dal Comune, all’Università, alle Fondazioni, alle associazioni di categoria.
Così come si adopera per presentare il prossimo cartellone del FV2018, altrettanto dovrebbe fare per presentare i cachet di tutti gli artisti ingaggiati. Perché si rimanda a consuntivo dopo un anno nella relazione di bilancio i costi attuali sostenuti per il Festival? Significa sottrarre la verità dovuta ai cittadini. Ed è grave perché si agisce in malafede sulla frasgilità della memoria individuale in quanto decade l’interesse.  
Credo sia una pratica da dismettere per la richiesta trasparenza da tutti ricercata e declamata, ma poco praticata o solo quando è conveniente. La trasparenza preventiva dei costi è l’ancora di salvezza dei teatri lirici italiani oberati da un debito colossale di circa 400 milioni di euro. E il Regio di Parma (tra i principali teatri di tradizione) dovrebbe dare l’esempio sul progetto di trasparenza dei cachet. E invece, dottoressa Meo, leggo una sua risposta burocratese del niente che non fa bene a nessuno: non giova a lei, a noi, al Teatro. Si assiste da anni a un raggiro impunito. Ognuno per il proprio tornaconto personale, il bene comune sotto le scarpe. Pensi cosa sarebbe se dal Teatro Regio di Parma con il Festival Verdi partisse una nuova linea di gestione amministrativa con la trasparenza dei cachet artistici. Sarebbe una svolta significativa e di esempio per tutti… che Verdi condividerebbe.   
E’ un problema di cultura la trasparenza che non si improvvisa. E il Teatro è lo specchio di questa società in declino e corrotta. Certo che se tutto è riconducibile, come lei sostiene, all’ ”entusiasmo” da lei percepito, e non alla filologia musicale, allora anche la cocaina dovrebbe essere inserita tra gli alimenti. Pare renda le persone “entusiaste dell’uso”. E’ vero “La vita è una lotta amara e dolorosa”Una società dove la furbizia vale più del merito”.   E i narcotrafficanti ricchi, lasciano in pessime condizioni gli utilizzatori. Come avviene in questa società: pochi narcotrafficanti ricchi e una massa povera, disperata, volgare e ammalata. Spesso ricattata e indifesa, costretta a interloquire con i callcenter. Era forse questo il messaggio della regia di Vick? Una platea errante disorientata e confusa confinata a caro prezzo (170,00 euro) in un bel serraglio? Non mi dica ora che il mio è un paradosso assurdo, altrimenti perché ha messo in scena lo Stiffelio di Vick? Cosa c’è di Verdi nella rappresentazione del regista inglese? La proposta di Vick è superata e consunta, cose che non sussistono più, un pretesto per una operazione insignificante e insulsa. Una falsa avanguardia venduta a caro prezzo. La neoavanguardia è rispettosa della tradizione.
Borges:“Si narra che Ulisse, stanco di prodigi,
pianse d’amore avvistando la sua Itaca
verde ed umile. L’arte è quell’Itaca
del verde eterno, non quella dei prodigi”.

(Parma, 03/10/2017)

Luigi Boschi

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6 COMMENTS

  1. Caro Luigi,

    io mi sono rifiutata di andare ad assistere a uno scempio annunciato. Ormai questi registi strapagati mi hanno davvero stufato e quanto hanno da proporre non mi interessa. Mi sembra che l’unica maniera per far capire il pensiero di chi ama la musica sia di tenersi alla larga da questi furbacchioni… La tua testimonianza conferma, comunque, quanto avevo intuito. A presto

    Paola

  2. In sostanza penso che l’opera sia prima di tutto un fatto musicale in quanto, come ci insegnano Budden, Conati, Petrobelli…la drammaturgia (in Verdi specialmente) nasce dalla partitura musicale. Se questa viene ridotta a mera colonna sonora si vanno a stravolgere i valori del melodramma. Uno spettacolo che ponga la trovata scenica fine a se stessa avanti il fatto musicale travisa  l’opera lirica. Nel caso specifico ci si è trovati di fronte ad uno show nel quale si sarebbe potuto eseguire qualsiasi partitura che nulla sarebbe cambiato. L’esecuzione è stata messa pesantemente in difficoltà e dimenticata subito. Nell’opera vi è anzitutto musica, diceva Verdi. Non credo che questo assunto sia stato rispettato. Il teatro di regia tende a mettere in secondo piano il fatto musicale travisando così l’essenza stessa del melodramma quale forma artistica. La sperimentazione può essere sopportata dal teatro di prosa, ma nell’opera il testo è già stato interpretato dal compositore. Chi lo mette in scena non deve prescindere da quell’unica chiave di lettura. Lorenzo