Quanto guadagnano i dirigenti delle fondazioni liriche italiane
Pietro Acquafredda
Nella società del ‘magnamagna’ e del ‘fregafinchepuoi’, Marchionne è un ‘figo’ e la Cattaneo è una ‘sfigata’, in ragione di quanto l’uno e l’altra guadagnano, anche se onestamente. Marchionne guadagna tantissimo dunque è al vertice della considerazione di tutti i cittadini della suddetta società; la ‘Cattaneo’, che uno stipendio decente l’ha visto solo da quando è stata nominata da Napolitano ‘senatrice a vita’, di considerazione nella suddetta società non ne riceveva affatto in tutti gli anni passati fra vetrini e microscopi a fare ricerca medica e biologica. Nulla conta il fatto che le sue ricerche siano importanti e più produttive, anche in prospettiva storica, di ciò che produce Marchionne. Conta il fatto che Lei agli occhi di tutti valeva poco. E perchè, direte? Perchè nella suddetta società se guadagni molto sei qualcuno; se guadagni poco o pochissimo sei come una merda, ci si perdoni il paragone.
Ragionando secondo questa logica perversa, secondo la quale – permetteteci ancora un esempio – non c’è insegnante che valga qualcosa, pur ricoprendo un ruolo fondamentale nella società, superiore a quello di Marchionne – ne siamo profondamente convinti – siamo andati a spulciare le classifiche dei compensi dei dirigenti delle fondazioni liriche e delle più importanti istituzioni musicali le quali tutte, secondo una recente legge, devono esporre nei propri siti, curriculum e compenso dei loro vertici, come anche dei collaboratori a vario titolo. Esulano da tale obbligo i compensi artistici. Per spiegarci meglio, prendendo un caso a tutti noto, quello di Pappano, direttore musicale dell’Accademia di Santa Cecilia. Pappano riceve un compenso complessivo per tale sua prestazione, a tale compenso vanno poi aggiunti i compensi per i singoli concerti diretti in sede e nelle tournée.
Cominciamo dall’Accademia di S.Cecilia, il cui vertice ‘artistico’ è affollatissimo, ed ha anche un’altra anomalia, quella che il sovrintendente è, per statuto, anche direttore artistico e che perciò- così si specifica sul sito – ha due compensi che naturalmente si sommano: Cagli, 300.000 ( 200.000+100.000); Pappano, 150.000; Bucarelli, 134.000; Dall’Ongaro, 30.000; Nicoletti, 69.000; Cupolillo, 166.000. A Santa Cecilia insomma c’è un sovrintendente-direttore artistico, un direttore musicale, un segretario artistico, un consulente della direzione artistica, un vicepresidente con incarichi nella direzione artistica, un dirigente per la produzione artistica. Basta così? A proposito dello stipendio di Cagli, sembra che l’ultimo aumento se lo sia fatto Luciano Berio e che Cagli lo abbia mantenuto, beneficiandone suo malgrado.
Nella considerazione generale, relativamente ai guadagni, dopo Cagli viene Girondini, all’Arena di Verona. Girondini, 250.000; Gavazzeni, 98.000. A seguire dobbiamo mettere Musica per Roma , dove il suo amministratore delegato Fuortes guadagna 230.000 cui sono da aggiungere per i mesi in cui è stato al Petruzzelli altri 48.000. Poi c’è Pimpinella, 135.000; Severini, 100.000; Pizzo, 48.000
Procediamo con ordine, decrescente. Teatro Regio di Torino. Vergnano, 187.150; Noseda 53.140.
Vergnano è fra i sovrintendenti quello che vanta la più lunga permanenza ‘consecutiva’ al vertice di un teatro – altrimenti lo supererebbe Cagli; e per Noseda, a quel compenso vanno aggiunti i guadagni per i singoli concerti ed opere che dirige nel corso dell’anno e nelle tournée, come per Pappano. Segue La Fenice di Venezia, l’unico teatro con bilanci solidi e programmazione davvero innovativa. Chiarot, 167.658; Ortombina, 165.000, Conte, 80.000.
Napoli, commissariata perchè in bancarotta, al vertice del San Carlo compensa così : Purchia, 151.678; De Vivo, 80.000. Al Comunale di Bologna: Ernani,112.246,Sani 68.640.
Al Teatro del Maggio fiorentino, commissariato, il commissario Bianchi,103.000,Tangucci 100.000.
Petruzzelli di Bari: di Fuortes abbiamo già detto ( 48.000); Donnini 46.800;Pizzo, 10.000. Per il teatro barese sarebbero necessarie alcune spiegazioni, perchè i contratti riguardano periodi brevissimi. insomma c’è un pò di confusione sotto il cielo; e nella speranza che ci si accorga delle incongruenze, si continui a gridare nel frattempo al miracolo di aver imbandito una tavola con due pani e due pesci, giacchè siamo in città marina.
Per il Massimo di Palermo, commissariato, a fronte dei compensi qui di seguito riportati, va esteso il discorso già fatto per il petruzzelli di Bari. Iozzia, 60.000; Amato, 20.000.
Citiamo , per curiosità un teatro che non è fondazione lirica, il Teatro Regio di Parma: Fontana 140.000; Arcà, 100.000. I loro compensi nonostante la più ridotta attività sono agli stessi livelli delle fondazioni liriche, anche le più attive.
C’è da aggiungere che ad eccezione del commissario messo da Renzi a Firenze, gli altri commissari lavorano gratuitamente (Palermo, Napoli).
E per i direttori musicali, principali o stabili a seconda dei casi, Rustioni, a Bari, lo è a titolo gratuito; stesso discorso per Matheuz a Venezia, che non è neanche citato; e forse anche per Muti , direttore ‘onorario a vita’, a Roma, come anche per Zubin Mehta a Firenze. Non sappiamo di Barenboim alla Scala, come anche di Luisotti a Napoli.
Al termine di questa sufficientemente eloquente sequenza di cifre, si può concordare con coloro i quali sosterrebbero che chi guadagna di più vale e rende di più, oltre ad avere una responsabilità più grande? Certamente no. Perchè i vari compensi non sono mai messi in rapporto ad una buona amministrazione, perchè se così fosse, ogni volta che un teatro viene commissariato – e i casi sono molti e ricorrenti – i resposnabili del disastro dovrebbero rispondere della loro cattiva amministrazione. Nè si può dire che i compensi vanno messi in relazione alle maggiori o minori responsabilità amministrative, se, nel caso di Cagli, abbiamo il compenso più alto per il bilancio più piccolo. E allora? Allora continua ad esserci troppo disordine sotto il cielo della musica in Italia; anche perchè nessuno si decide a mettere ordine.
ULTIM’ORA. Anche l’Opera di Roma ha reso noti i compensi dei suoi massimi dirigenti: Fuortes 13.000 Euro, Vlad 95.000; De Martino , mandato via da sovrintendente, ma paracadutato nell’incarico di direttore generale e del personale che aveva già prima di diventare sovrintendente e che gli hanno fatto mantenere, ha un compenso di Euro 180.000. UNA VERGOGNA. Dovrebbe pagare al teatro i dieci milioni di buco fatti in un solo anno.
Fonte Link: http://pietroacquafredda.blogspot.it/
I dati qui forniti, sono pubblicati in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 9, comma 2 del Decreto Legge n. 91 convertito con Legge del 7 ottobre 2013 n. 113, “Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo”
Fontana e Arcà con triplici incarichi per la loro avidità e autocompiacimento. LB