MORTO GIULIANO PROCACCI, AUTORE DELLA ‘STORIA DEGLI ITALIANI’
(ansa.it) ROMA – Lo storico Giuliano Procacci, nato ad Assisi nel 1926, è morto improvvisamente d’infarto ieri pomeriggio a Firenze, dove si era trasferito da pochi giorni. Allievo di Federico Chabod, è stato docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza ed è l’autore di un fortunato libro, ‘Storia degli italiani’.
Quando uscì, nel 1968, la Storia degli italiani di Giuliano Procacci apparve nuova sin dal titolo, che voleva sottolineare una linea nazional-popolare, gramsciana nel raccontare le vicende del nostro paese mettendo in primo piano la gente, il popolo, secondo riflessi legati alla moderna scuola storica francese degli Annales. "Dopo l’uscita della grande e articolata Storia d’Italia di Candeloro, questa di Procacci – ricorda Lucio Villari – apparve come una sintesi puntuale e dagli intenti divulgativi, che ne segnarono infatti la fortuna di vendite e traduzioni in varie lingue". Sulla stessa linea è, del 1972, una raccolta di saggi intitolata La lotta di classe in Italia agli inizi del XX secolo, in cui punta sulla storia del movimento operaio come motore dello sviluppo economico e rinnovamento della società vista in tutte le sue componenti.
Il lavoro di Procacci, allievo di Federico Chabod e docente di Storia Moderna alla Sapienza di Roma, marxista impegnato e traduttore di Trotsky, si è sempre diviso proprio tra ricerche particolari di piacevole lettura, secondo una certa scuola anglosassone, e libri scientifici, come quelli sulla Francia del Cinquecento (Classi sociali e monarchia assoluta nella Francia della prima metà del secolo XVI è del 1955) o Il partito dell’ Unione Sovietica del 1971, indagine sul leninismo e il totalitarismo in Urss. E’ con questo tipo di studi che si segnala subito all’attenzione del mondo accademico. Il suo impegno si lega anche al suo lavoro, con l’attenzione a Machiavelli letto in senso laico e critico verso le interpretazioni semplicistiche della ‘ragion di stato’ e visto come teorico di una certa politica democratica, non nel Principe, ma nei suoi altri libri storici su Firenze e Tito Livio. E’ il ritratto di un’Italia che non riesce a liberarsi del suo provincialismo, della lotta tra comuni, e non diventerà mai Stato, nonostante i suoi primati culturali. Altro filone del suo lavoro fu ovviamente la Russia Sovietica (con Spriano era uno degli storici ‘ufficiali’ del Pci, partito per cui fu senatore per due legislature), il problema della lotta di classe, del totalitarismo, della pace e della guerra.
Nella Storia del XX secolo, scritta dopo la caduta del Muro di Berlino, c’e un ripensamento delle intenzioni mancate, economiche e politiche, da una parte e dall’altra, che ha portato alla globalizzazione così come la conosciamo. Ma il grande pubblico lo ricorda certamente soprattutto per il suo fortunato manuale di storia per le scuole superiori, ed é legato a suoi libri curiosi come Premi Nobel della pace e guerre mondiali o La disfida di Barletta, oltre ai suoi interventi sul dibattito sul revisionismo, raccolti in due volumi, La memoria controversa del 2002 e Carta d’identità del 2005.