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I 12 baby calciatori thailandesi intrappolati con il loro allenatore nelle grotte di Tham Luang sono tutti salvi

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L’incubo è finito. I 12 baby calciatori thailandesi intrappolati con il loro allenatore nelle grotte di Tham Luang, a Mae Sai, sono salvi. I ragazzi, tra gli 11 e i 16 anni, erano rimasti bloccati il 23 giugno a causa degli allagamenti provocati da forti piogge monsoniche

MAE SAI – Tutti i ragazzi della squadra dei Cinghiali per più di due settimane prigioniera nella grotta di Mae Sai e il loro allenatore sono liberi: lo hanno annunciato i Navy Seals thailandesi. Il gruppo ha passato più di due settimane nelle viscere della montagna ed è stato liberato grazie a un’operazione internazionale senza precedenti. “Non sappiamo se è stata scienza o un miracolo: ma sono tutti fuori!” hanno scritto i Navy Seals sulle loro pagine Facebook e Twitter, subito inondate di complimenti da tutto il mondo. E in serata hanno lasciato la grotta e sono in buone condizioni anche i quattro Navy Seal – tra cui un medico militare – che per una settimana hanno fatto compagnia ai 12 giovani calciatori intrappolati con l’allenatore nella grotta Tham Luang. Lo ha annunciato Narongsak Osatanakorn, responsabile dei soccorsi.

Un’ambulanza che lasciava la grotta è stata stamattina il primo segno che anche l’ultimo gruppo rimasto dentro dopo i primi due giorni di soccorsi  – quattro ragazzi e l’allenatore – si avviava verso la libertà: dopo poco sono seguite le altre. Le barelle hanno portato fuori i bambini che poi sono stati caricati sulle ambulanze: una procedura identica a quella con cui nei giorni scorsi sono stati estratti i primi 8, poi portati agli elicotteri con cui sono arrivati in ospedale.

Stanno per uscire anche i soccorritori che sono rimasti al fianco della squadra sin dal momento del ritrovamento, lunedì scorso: i tre sub e il medico. Come nei giorni scorsi l’ostacolo principale oggi è stata la pioggia: le pompe hanno continuato per tutto il tempo a drenare l’acqua dai cunicoli nei quali, tra ieri e domenica, erano già passati i primi otto ragazzini accompagnati dai sub del team internazionale.

Secondo le autorità sanitarie, gli otto soccorsi nei giorni scorsi – di età compresa tra i 12 e i 16 anni – sono in buone condizioni, possono mangiare regolarmente e mostrano buon appetito. “Oggi nessuno ha la febbre”, ha riferito un funzionario del ministero della Salute parlando all’ospedale Chiang Rai che ha anche raccontato che le prime parole dei bambini sono state “Avevo tanta nostalgia di casa”.

I ragazzi tirati fuori domenica e lunedì riescono a stare in piedi regolarmente e a camminare attorno ai letti. Nell’ospedale dove sono stati ricoverati per gli accertamenti hanno ricevuto la visita dei loro familiari, che però si sono dovuti fermare dietro a una lastra di vetro per prevenire la possibilità di infezioni. Ma, assicurano i sanitari, “tutti i ragazzi hanno un buon sistema immunitario proprio perché sono degli sportivi”. Resteranno comunque sotto osservazione almeno per sette giorni. Ma dopo, almeno, l’incubo sarà alle spalle. 10 luglio 2018

Fonte Link: repubblica.it


Perché i calciatori thailandesi si trovavano nella grotta di Tham Luang

Dietro alla disavventura dei “Cinghiali” ci sarebbe un rito d’iniziazione della tradizione locale, forse imposto dall’allenatore della squadra

Una rito di iniziazione non andato come previsto. Così i 12 giovani calciatori sarebbero rimasti intrappolati assieme al loro allenatore nella grotta di Tham Luang, dalla quale sono stati appena tratti in salvo dopo ben 18 giorni di “prigionia”. O almeno questa è la spiegazione fornita a Sky News dall’olandese Ben Reymenants, uno dei sommozzatori intervenuti durante il salvataggio.

A suo dire dietro alla disavventura dei “Cinghiali”, il nome della squadra di calcio nella quale militano i ragazzini, ci sarebbe dunque una semplice prova di coraggio della tradizione thailandese, che imponeva ai ragazzi di entrare nel tunnel, arrivare in fondo e scrivere il proprio nome sulle pareti, lasciando fuori zaini e scarpe per poi uscire il più velocemente possibile.

Ma qualcosa, come sappiamo, è andato storto, con un’inondazione improvvisa causata dalle forti piogge monsoniche, che il 23 giugno ha chiuso ogni via d’uscita ai calciatori e al loro allenatore. Piogge che tra l’altro erano state individuate come prime responsabili dell’accaduto, con l’ipotesi che la squadra si fosse rifugiata nelle grotte proprio per sfuggire al diluvio.

A confermare la pista del rito d’iniziazione tre giorni fa sono arrivate anche le scuse dell’allenatore dei “Cinghiali”, il 25enne Ekkapol Chantawong, con una lettera scarabocchiata e consegnata ai soccorritori: “Voglio dire a tutti i genitori che in questo momento i vostri figli stanno bene. Lo prometto, farò tutto quello che posso per i ragazzi. Voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno supportato in questo periodo e mi voglio scusare con i familiari”. Parole che ad alcuni sono sembrate un’ammissione delle proprie responsabilità, anche se la teoria della prova di coraggio non è ancora stata confermata dai diretti interessati. In ogni caso, portare 12 bambini in una grotta buia e pericolosa all’inizio della stagione delle piogge non è stata certo una buona idea. 10/07/2018
 
Fonte Link: https://www.huffingtonpost.it/2018/07/10/perche-i-calciatori-thailandesi-si-trovavano-nella-grotta-di-tham-luang_a_23478678/?utm_hp_ref=it-homepage

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