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In Italia 4000 suicidi l’anno, la metà evitabili

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I dati in occasione della giornata mondiale.

E’ COME se ogni dodici mesi un piccolo paese svanisse nel nulla: in Italia ogni anno 4000 persone decidono di togliersi la vita ma la metà poteva essere aiutata a cambiare idea. Una tragedia evitabile informando l’opinione pubblica, aiutando familiari e amici a riconoscere i segnali di allarme, sfatando i falsi miti e affidandosi a persone competenti. Questi alcuni dei temi della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio che si celebra oggi, 10 settembre, con lo slogan “Lavoriamo insieme per prevenire il suicidio”.  All’iniziativa, sostenuta dall’International association for suicide prevention (IASP www.iasp.ibfo), si può partecipare , pedalando per l’annuale Ciclo del giro del mondo dell’IASP o anche accendendo una candela sul davanzale della propria finestra alle 20 del 10 settembre.
 
La giornata sarà seguita dal convegno internazionale di suicidologia e salute pubblica (www.giornataprevenzionesuicidio.it e www.prevenireilsuicidio.it), durante il quale i massimi esperti nel panorama nazionale e internazionale si confronteranno e discuteranno le modalità più efficaci per riconoscere i soggetti a rischio, intervenire in modo corretto e salvare loro la vita. Il convegno, organizzato dal Servizio per la prevenzione del suicidio, Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini, si svolgerà giovedì 13 e venerdì 14 settembre nell’Aula Magna del Rettorato.

“I dati sono allarmanti: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità ogni anno nel mondo  si tolgono la vita 880.000 persone, vale a dire un suicidio circa ogni 40 secondi e un tentativo di suicidio ogni 3. In Europa sono 56.200 e l’Italia, con circa 4000 morti l’anno, registra 7,3 casi ogni 100.000 abitanti. Nel Lazio sono circa 700 i suicidi ogni anno e solo a Roma se ne contano 200/250 – afferma il Presidente scientifico del Convegno, Prof. Maurizio Pompili, Direttore del Servizio per la Prevenzione del Suicidio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria S. Andrea di Roma e docente di Psichiatria all’Università Sapienza di Roma – Si tratta in maggioranza di uomini (il rapporto è di 1 a 3 rispetto alle donne), fra i 45 e i 50 anni ma, in molti casi, si verificano anche tra gli adolescenti e gli anziani. Il fenomeno è in aumento negli ultimi anni soprattutto nella fascia tra i 24 e i 65 anni per problemi legati alla crisi economica ed è la seconda causa di morte tra i giovani. Ma la prevenzione è possibile e riguarda tutti: informare l’opinione pubblica, aiutare familiari e amici a riconoscere i segnali di allarme, sfatare i falsi miti su chi tenta di compiere un gesto estremo e contrastare lo stigma, consentirebbero di dimezzare il fenomeno. Anche perché la maggioranza di chi ha pensieri suicidi vuole assolutamente vivere: tutti possiamo fare qualcosa per accorgerci dei segnali che arrivano da chi è in difficoltà, per incoraggiarli a raccontare la loro storia, per offrire una parola di supporto e di ascolto e fare così la differenza”.

Twitter lancia un emoji speciale per la giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: è un fiocco arancione, simbolo di questa ricorrenza. Dal 10 al 16 settembre l’emoticon comparirà sul social con gli hashtag #GiornataMondialePrevenzioneSuicidio #PrevenzioneSuicidio #GMPS2018 #GMPS. L’iniziativa della piattaforma è in partnership con l’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio. Il microblog ha uno strumento specifico per segnalare le persone che minacciano di suicidarsi o di farsi del male e un team specializzato che si occupa di analizzare gli avvisi. Una volta ricevuta una segnalazione, Twitter contatta l’utente segnalato e fornisce le risorse online e offline disponibili. Inoltre, Twitter girà le informazioni relative all’Help Centre sia alle persone che potrebbero pensare o al suicidio o a farsi del male, sia alle persone che si preoccupano per un altro utente.
 
• I MITI DA SFATARE
1)   Le persone che parlano del suicidio non lo commetteranno. Molti studi condotti su sopravvissuti e su parenti e amici di morti suicidi sostengono invece che almeno il 70% degli individui aveva espresso verbalmente l’intenzione di mettere in atto il suicidio;
2)   Parlare di suicidio può spingere a farlo. E’ vero il contrario: parlarne apertamente può aiutare a ripensare a questa decisione;
3)   Solo le persone con problemi psichici pensano al suicidio. Gli studi indicano invece che non tutti gli individui che si suicidano hanno disturbi psichici.
4)   Chi si vuole suicidare è convinto di morire. Al contrario, molte persone hanno pensieri ambivalenti sul vivere o morire e ‘scommettono’ con la morte, lasciando agli altri il compito di salvarli;
5)   Il suicidio colpisce molto più i ricchi o all’opposto si verifica quasi esclusivamente tra i poveri. Il suicidio è molto ‘democratico’  ed è rappresentato proporzionalmente in tutti i livelli della società
6)   Una persona suicida lo è per sempre. Al contrario, gli individui che vogliono uccidersi sono ‘suicidi’ solo per un periodo limitato di tempo.
 
•I SEGNALI DI ALLARME

•      Parlare del suicidio o della morte
•      Dare segnali verbali come “Magari fossi morto”, oppure “A che serve vivere”
•      Disfarsi di cose care
•      Mostrare un miglioramento improvviso e inspiegabile dell’umore
•      Trascurare l’aspetto fisico e l’igiene
 
• CONSIGLI SU COME COMUNICARE
•      Ascoltare attentamente e con calma
•      Esprimere rispetto per le opinioni della persona in crisi
•      Esprimere la propria preoccupazione, l’accudimento e la solidarietà
•      Comprendere i sentimenti dell’altro con empatia
•      Non interrompere troppo spesso
•      Non esprimere disagio
•      Non dare ordini
•      Non dare l’impressione di essere preoccupato e frettoloso
•      Non fare affermazioni intrusive o poco chiare
•      Non fare troppe domande

10 settembre 2018

Fonte Link: repubblica.it

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