La mafia voleva incastrare i Kennedy
Resi noti i dossier che raccontavano del lato oscuro della «famiglia reale usa». Documenti Fbi svelano che Cosa nostra voleva ricattare Bob e John spiando le partouze avvenute a New York
(corriere.it) MILANO – La mafia tramava contro i Kennedy. La rivelazione è contenuta in un corposo dossier dell’FBI ben 2.352 pagine – reso noto lunedì per la prima volta dopo che una parte della stampa americana ha presentato richiesta sulla base del «Freedom of Information Act» (FOIA) – secondo il quale i boss volevano «compromettere» Bobby ed Ted Kennedy in una serie di festini a luci rosse e il loro piano coinvolgeva anche Frank Sinatra e Marilyn Monroe.
LA VICENDA – Il documento in questione – in questo caso di una pagina – muoverebbe dai racconti di un informatore e farebbe riferimento alle orge avvenute nella suite dell’Hotel Carlyle e a cui avrebbero partecipato i fratelli Kennedy insieme con il cognato Peter Lawford, Sinatra, la Monroe e Sammy Davis Jr. «I documenti contengono la relazione di un informatore – si legge nella dichiarazione resa dal Federal Bureau – che sostiene come alcuni elementi della mafia volessero attaccare personaggi del calibro di Edward e Robert Kennedy e il cognato Peter Lawford, compromettendoli durante una festa a New York, anche con l’aiuto di Frank Sinatra e Marilyn Monroe». L’episodio sarebbe citato in un memo del 3 agosto 1965, ma per ora non sarebbero stati resi noti altri dettagli, perché l’appunto farebbe parte di un’indagine più ampia. In ogni caso, il racconto della «gola profonda» (una fonte che in passato aveva già reso informazioni attendibili, secondo i federali) non fa che confermare quanto si è scritto e sostenuto negli anni sui legami non sempre chiarissimi fra la famiglia più potente d’America, alcune stelle di Hollywood e il crimine organizzato. Come ricorda il londinese «Daily Telegraph», Marilyn Monroe avrebbe avuto una relazione clandestina sia con John che con Bobby Kennedy e sarebbe stata sempre lei a passare le «confidenze di letto» che le fece quest’ultimo a Sinatra, che a sua volta le riferì a certi amici appartenenti alla mafia, mentre il patriarca Joseph Kennedy si dice che abbia fatto fortuna anche grazie ai legami con il crimine organizzato.
MINACCE DI MORTE – Ma più che i sordidi dettagli della vita privata dei Kennedy, i documenti dell’FBI, che coprono un arco di tempo che va dal 1961 al 1985, raccontano delle continue minacce di morte che avrebbe ricevuto il più giovane dei fratelli anche dopo la sua ultima, fallita scalata alla presidenza nel 1980. In un file si legge come Sirhan Sirhan, ovvero l’uomo che sparò a Robert Kennedy il 6 giugno del 1968 a Los Angeles, abbia tentato di reclutare un compagno di prigione, sul punto di essere scarcerato, affinchè uccidesse proprio Edward, dietro ricompensa «di un milione di dollari e di una macchina». Stando ai rapporti, le minacce di morte sarebbero arrivate al senatore «da fonti diverse, individui spesso anonimi ma anche gruppi organizzati, come il "Ku Klux Klan" e il National Socialist White People’s Party». I file conterrebbero anche le lettere inviate al senatore da sedicenti sensitivi che chiedevano di incontrarlo, sostenendo di sapere esattamente quando sarebbe morto (Ted Kennedy venne ricoverato in ospedale il 17 maggio del 2008 con i sintomi di un ictus, ma in seguito si scoprì che il malore era stato causato da un tumore maligno al cervello, che lo porterà alla morte il 25 agosto del 2009). A quanto è emerso, poi, l’FBI non avrebbe mai indagato sull’incidente di Chappaquiddick Island del 18 luglio del 1969, pur sapendo fin dall’inizio che fosse coinvolto Ted Kennedy. Nella fatale uscita di strada, l’auto del senatore cadde in mare e la ragazza che era con lui, la diciannovenne Mary Jo Kopechine, annegò, ma le circostanze esatte della sua morte non sarebbero mai state chiarite. Di fatto, quel tragico episodio pose fine alle ambizioni presidenziali di Ted che, nella sua biografia «True Compass», definì quanto successo a Chappaquiddick «imperdonabile».
Simona Marchetti
15 giugno 2010