Obama al G20: “Usa motore di tutti” Valute e commercio, accordi senza vincitori
Il presidente in conclusione del summit di Seul: "Per noi cosa più importante è la crescita". La Cina fa cancellare dal comunicato finale riferimenti alle sottovalutazioni. Sistema di "allerta preventiva" in caso di squilibri commerciali. Passano le "regole Draghi" sulla solvibilità delle banche
FEDERICO RAMPINI
(repubblica.it) SEUL – Si è concluso il G20 di Seul, con la sceneggiata prevista: un finto accordo sancito in un comunicato sufficientemente generico e ambiguo perché tutti possano dire di avere vinto. "La cosa più importante per gli Usa è crescere. Noi siamo il mercato globale più importante, un motore per tutti i paesi", ha detto il presidente americano Obama a conclusione dei lavori. Stando alle ultime notizie notturne, durante le trattative convulse tra gli "sherpa" (i consulenti tecnici dei capi di Stato) i cinesi hanno cancellato dal comunicato finale ogni riferimento alla "sottovalutazione" delle monete, che sarebbe stata intesa come un’accusa alla loro politica del renimbi debole. Gli americani hanno salvato il principio che bisogna ridurre gli attivi commerciali dei paesi iper-esportatori, ma non ci sono né cifre-obiettivo, né sanzioni, se i surplus con l’estero continuano.
Sarà affidato al Fondo monetario un ruolo di monitoraggio di questi squilibri, ma il Fmi non avrà nell’immediato nuovi poteri per farlo. Cosa si salverà di questo G20. Poco. La ratifica dei nuovi rapporti di forze dentro il Fmi, dove la Cina sale al terzo posto e Russia e Brasile entrano nella Top Ten mentre gli europei subiscono un netto declassamento. Passano – salvo ratifiche nazionali nei paesi dove è necessario – le "regole Draghi", sostenute dagli americani, per prevenire future crisi bancarie rendendo più stringenti i requisiti di solvibilità
degli istituti di credito. Infine si sa che la nuova crisi dell’Eurozona ha occupato un posto spropositamente ampio nel dibattito tra i Venti, perché si teme che la sfiducia dei mercati sul debito pubblico dell’Irlanda scateni un rapido contagio.
Stamattina il segretario al Tesoro Tim Geithner ha fornito un assaggio della "versione" americana, la tattica di comunicazione con cui la squadra di Obama cercherà di presentare questo summit come una vittoria. Tra i punti salienti Geithner ha citato il fatto che ci sarà un "sistema di allerta preventiva" per segnalare la formazione di squilibri commerciali eccessivi – attivi o disavanzi – e questa sorveglianza sarà affidata al Fmi. Lo stesso Fondo sarà "l’arbitro sui tassi di cambio" che dovrà segnalare quando una moneta è artificialmente sottovalutata. Geithner si è felicitato del fatto che "il dibattito si è allargato dalle parità di cambio agli squilibri nelle bilance commerciali, perché la parità di cambio è solo una delle cause di quegli squilibri". Ai paesi emergenti – come il Brasile – che lamentano l’effetto inflazionistico generato dalla liquidità aggiuntiva della Federal Reserve, il segretario al Tesoro risponde che "i capitali vanno nei paesi emergenti perché quei paesi hanno un’alta crescita e una forte produttività; certo quelli che hanno delle monete flessibili la cui parità è fissata dai mercati hanno subito un forte apprezzamento del cambio" (a differenza della Cina, ndr). In quanto all’accusa che la politica monetaria della Fed stia creando le premesse per nuove bolle speculative, Geithner ha risposto che la migliore difesa contro le bolle sono le nuove regole prudenziali per il sistema bancario, le "regole Draghi", per l’appunto.
E’ difficile che i mercati accolgano queste decisioni come una panacea per curare l’instabilità, né che vi leggano un armistizio nella guerra delle monete. In quanto alle opinioni pubbliche, Seul non dà risposte al problema della "ripresa che non c’è" in America e in Europa, né ai nuovi rischi inflazionistici che incombono sui paesi emergenti.
(12 novembre 2010)