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Andrea Costa in STT: Assunzioni “disinvolte” nelle partecipate. “Non necessarie e nessuna selezione pubblica”

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Indagati per abuso d’ufficio quattro ex dirigenti di Stt, Alfa e Spip. Le motivazioni del sequestro preventivo, richiesto dalla Procura, sui conti correnti di tre dipendenti per presunte irregolarità nell’assunzione

Assunti senza alcuna selezione pubblica nelle società partecipate del Comune, senza avere la qualifica per ricoprire ruoli comunque non necessari e riassunti dopo il licenziamento nella holding Stt con procedure negoziali per garantire “una sorta di vitalizio dietro lo schermo di posti di lavoro (…)”. Così si può sintetizzare l’impianto accusatorio dell’ultima inchiesta della Procura sull’uso disinvolto di denaro pubblico nelle società partecipate, un filone nato dalle indagini sulla corruzione in Comune.

Risultano indagati per abuso d’ufficio, per aver sottoscritto le presunte assunzioni irregolari, gli ex dirigenti Nando Calestani, ex presidente di Spip, Andrea Costa ex numero uno di Stt e Alfa, Barbara Piermarioli ex amministratore delegato di Stt e il liquidatore di Spip e Alfa Massimo Vento.

Il Nucleo Trubutario della Guardia di Finanza, coordinato dal pm Paola Dal Monte, in questi giorni sta notificando gli avvisi di garanzia agli indagati, in tutto otto persone. Tra questi ci sono i quattro dipendenti delle partecipate che sarebbero stati assunti o sarebbero passati da Spip o Alfa ad Stt , anche con avanzamenti di carriera e aumenti retributivi, in spregio alle normative sulle pubbliche assunzioni. Si tratta di Federico Faccini (assunto in Stt con contratto interinale e ora non più nell’organico), Giuseppe Capotorto, Francesca Capelli e Chiara Casalini, tutti indagati per abuso d’ufficio in concorso.

Le accuse nei confronti dei dirigenti e di Capotorto, Capelli e Casalini (tutt’ora inseriti nell’organico di Stt) sono state avallate nei giorni scorsi dal tribunale di Parma in composizione collegiale in un’ordinanza di sequestro preventivo. E’ stato infatti accolta in appello, dopo un primo rigetto del giudice per le indagini preliminari, la richiesta di sequestro preventivo di complessivi 87mila euro dai conti correnti di Capotorto, Capelli e Casalini. Si tratterebbe di emolumenti percepiti in seguito alla riassunzione in Stt nel maggio 2012 dopo l’interruzione del rapporto di lavoro, avvenuta grazie ad accordi transattivi (comprendenti anche somme economiche a titolo di risarcimento) che i giudici considerano viziati da abuso d’ufficio.

Secondo le accuse Giuseppe Capotorto, attualmente responsabile amministrativo di Stt, venne assunto in Spip nel marzo 2012 senza procedura ad evidenza pubblica e con un provvedimento non protocollato, con la qualifica di quadro e mansione di responsabile del progetto di Area produttiva ecologicamente attrezzata. 

La retribuzione iniziale di 65mila euro lordi l’anno più premio di produzione venne incrementata nel 2008 da Nando Calestani a 75mila euro, più 10mila euro di premio. Spip pagò anche la prima rata da 3.360 euro di un master in “Public Management” che Capotorto avrebbe dovuto frequentare alla Bocconi. Vista la situazione di Spip, il progetto A.p.e.a. non fu mai avviato e l’allora liquidatore della società Marco Rossini risolse il rapporto di lavoro il 28 ottobre 2011. 

Seguì un ricorso al giudice del Lavoro, con domanda di reintegra non accolta in fase cautelare perché il licenziamento fu reputato fondato su un giustificato motivo oggettivo (Spip aveva chiesto il concordato preventivo e aveva cessato ogni attività). Il nuovo liquidatore Massimiliano Vento deliberò di reintegrare Capotorto in Spip per un solo giorno, quindi la posizione contrattuale venne trasferita il 3 maggio 2012 a Stt senza procedura pubblica ma con accordi negoziali sottoscritti da Vento e Piermarioli. L’inquadramento fu di quadro, con qualifica di responsabile amministrativo, ma l’accusa rileva che Capotorto “avrebbe rivestito il ruolo di responsabile amministrativo solo formalmente e non avrebbe svolto alcuna attività lavorativa effettiva”.

Francesca Capelli, oggi inquadrata nella segreteria di direzione di Stt, entrò nella holding il 12 aprile 2010 con la qualifica di quadro e la mansione di coordinatrice di nuovi progetti. Il contratto non risulta sottoscritto e non ci sono tracce delle procedure di selezione e del curriculum. 

Il condirettore Matteo Rossini nell’ambito di una politica di ristrutturazione, con riduzione del personale o ricollocamento della holding contattò la Capelli ma, a dire dell’ex dirigente, il licenziamento non ebbe luogo per l’interessamento dell’allora assessore ai Lavori Pubblici Giorgio Aiello che prospettò un ricollocamento della dipendente in Comune. Nel dicembre 2011 Capelli fu licenziata da Varazzani, ma venne riassunta la primavera successiva, sempre con accordi negoziali, con la qualifica di responsabile segreteria.

Chiara Casalini venne assunta come impiegata e segretaria il 19 giugno 2008 da C.A.L, partecipata al 53,6% dal Comune, quindi passò il 14 aprile ad Alfa, su volere dell’allora presidente Costa, con contratto a tempo determinato. La retribuzione venne quindi aumentata e il contratto trasformato in indeterminato nei mesi successivi. 

Il condirettore generale Rossini rileva che Casalini era l’unica dipendente di Alfa ed era una figura “sostanzialmente inutile” perché era Stt a svolgere quelle funzioni per le controllate. Sempre a detta del Rossini non intervenne il licenziamento perché la dipendente era figlia di Mauro Casalini, capo di gabinetto dell’allora sindaco Vignali. 

Sempre con accordi transattivi Chiara Casalini fu assunta da Stt nel maggio 2012 come responsabile di segreteria generale e responsabile dell’ufficio legale. Oggi è in cassa integrazione straordinaria. Gli inquirenti hanno rilevato che avrebbe ricoperto il ruolo di impiegata amministrativa, che non sapeva nulla di Alfa e che sul luogo di lavoro era stata vista più volte curare interessi personali. 

I giudici che hanno accolto l’appello della Procura per il sequestro dei beni ritengono che la veste formalmente societaria delle partecipate “non vale ad escludere la natura sostanzialmente pubblica di un’entità che persegua interessi di rilievo generale mediante il prevalente apporto dello Stato o di altro ente pubblico (…)”. In questo caso i dirigenti sarebbero stati tenuti ad applicare la disciplina pubblicistica in tema di reclutamento del personale, con procedure comparative. (m.c.p.)
Fonte Link: http://parma.repubblica.it/cronaca/2014/11/07/news/assunzioni_irregolari_nelle_partecipate_indagati_calestani_e_costa-99972805/ 

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