Biden e Xi, segnali di disgelo:“La nostra rivalità non sia conflitto”
Paolo Mastrolilli
Annunciati i primi accordi su clima e intelligenza artificiale Parole di distensione: “Il mondo è abbastanza grande per entrambi. Ci vuole responsabilità”
SAN FRANCISCO — La giornata del vertice che doveva frenare la deriva verso lo scontro tra Usa e Cina, si è aperta ieri con una notizia incoraggiante: l’accordo raggiunto dai due Paesi sul clima, per triplicare l’energia prodotta con le fonti rinnovabili entro il 2030. Non una rivoluzione, non la svolta che fermerà gli effetti già devastanti del riscaldamento globale, ma almeno un segnale che se le due grandi potenze rivali del nostro tempo si concentrassero sugli interessi comuni di stabilità, il conflitto pronosticato dalla “trappola di Tucidide” potrebbe non essere poi così inevitabile. Ucraina, Medio Oriente e Taiwan incluse.
I presidenti Biden e Xi si sono incontrati alle 10,45 di ieri mattina a Filoli, magnifica tenuta a Sud di San Francisco. Biden ha detto a Xi: «Apprezzo la nostra conversazione perché penso che sia fondamentale che ci comprendiamo chiaramente, da leader a leader, senza malintesi o problemi di comunicazione». Ha aggiunto: «Dobbiamo garantire che la concorrenza non si trasformi in conflitto». Xi ha replicato che la Cina e gli Usa sono Paesi molto diversi ma che dovrebbero essere «pienamente capaci di superare le differenze». Ha aggiunto: «Credo fermamente nel promettente futuro delle relazioni bilaterali».
Prima ancora che si stringessero la mano, il New York Times ha anticipato che gli inviati speciali per il clima, John Kerry e Xie Zhenhua, avevano raggiunto un’intesa: «Stati Uniti e Cina riconoscono che la crisi climatica sta avendo un impatto sempre crescente sui Paesi del mondo». Quindi hanno concordato di «compiere sforzi per triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030». Lunedì Kerry sarà a Boston con l’ad dell’Eni Claudio Descalzi, per visitare il luogo dove l’azienda italiana sviluppa il progetto per realizzare i reattori a fusione nucleare. L’accordo non impegna Pechino a terminare l’uso e la costruzione delle centrali a carbone, anche se la promessa era di toccare il picco nel 2030 e poi iniziare a calare. Però sottolinea che «allo scopo di accelerare la sostituzione di carbone, petrolio e gas, entrambi i paesi anticipano una significativa riduzione delle emissioni assolute del settore energetico». Una spinta importante anche per la conferenza Cop 28 di Dubai a fine mese, che dovrebbe portare ad impegni più stringenti. 15 NOVEMBRE 2023
Fonte: repubblica.it
Non sarà la svolta del secolo, ma unito alla promessa di ristabilire i contatti diretti tra i militari dei due Paesi, e collaborare contro il traffico di Fentanyl, questo accordo dimostra quanto meno che il dialogo è ripreso. Biden e Xi hanno affrontato poi le questioni più scottanti che negli ultimi mesi hanno approfondito le divergenze tra le due potenze. La Casa Bianca già ieri mattina aveva anticipato che il presidente avrebbe dato garanzie su Taiwan, ribadendo che la «One China Policy» resta in vigore e Washington non appoggia l’indipendenza dell’isola. Vuole però che «le tensioni nello Stretto non sfocino in scontri, men che meno militari», e quindi auspica che Pechino non prenda iniziative unilaterali che potrebbero provocarli, così come altre politiche espansive e aggressive adottate nel Pacifico.
L’amministrazione non ha detto cosa si aspettava in cambio di questa garanzia, però due punti sono ovvi. Aiutare la stabilizzazione del Medio Oriente, a partire dal messaggio all’Iran di non continuare gli attacchi provocatori contro i soldati Usa nella regione, se non limitare gli acquisti del suo petrolio. E smettere l’assistenza al leader russo Putin, per riportarlo alla ragione in Ucraina. Per questo è necessario che Xi si convinca di non proseguire la sfida delle autocrazie contro le democrazie, cercando di mettersi alla guida della rivolta del Sud del mondo. Biden ha detto che non vuole lo scontro, ma la gestione della competizione; non è certo invece che il rivale sia disposto a cooperare, piuttosto che puntare a vincere la contesa tra superpotenze.
Un settore chiave in questo quadro è l’economia. Martedì sera, durante una raccolta di fondi elettorali, il capo della Casa Bianca ha sottolineato che quella cinese «è in seria difficoltà». Come a dire che invece di rischiare lo scontro geopolitico ideologico, tutti farebbero meglio a concentrarsi sul funzionamento delle attività pratiche che toccano le vite delle persone. Xi ha visto i leader di grandi aziende come Musk di Tesla, Nadella di Microsoft, Woods di Exxon e Fraser di Citigroup, interessati ad aumentare gli scambi. Biden però lo ha avvertito che non vuole il decoupling, ma sicurezza e reciprocità: «Non accetterò più che la condizione per le aziende americane di operare in Cina sia cedere i nostri segreti commerciali». 15 NOVEMBRE 2023
Fonte: repubblica.it
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