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Cina-Russia, business e armi per ri-colonizzare i Paesi africani, Affari e poco interesse per la pace in Ucraina

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I due dittatori Putin e XI Jinping
I due dittatori Putin e XI Jinping


Il continente è la scacchiera dove Xi e Putin sperimentano i piani per imporre un nuovo ordine mondiale, scacciando gli europei e l’influenza statunitense

L’attacco alla miniera di Chimbolo è scattato domenica all’alba e ha lasciato a terra nove morti: tutti tecnici cinesi, mandati nel cuore della Repubblica Centrafricana a estrarre oro. Subito dalla capitale Bangui sono partiti i mercenari della Wagner, la compagnia ingaggiata dal governo per riportare l’ordine, che si è lanciata alla caccia dei responsabili. Il Paese devastato dalla guerra civile è il laboratorio dell’alleanza tra Cina e Russia per impadronirsi del Continente: i primi procedono con infrastrutture e finanziamenti, i secondi con i gruppi armati. Due operazioni parallele che cominciano a diventare convergenti, soprattutto dopo l’aumento degli assalti contro il personale di Pechino, preso di mira sempre più spesso anche dai terroristi islamisti. 
L’Africa è la scacchiera dove Xi e Putin sperimentano i piani per imporre un nuovo ordine mondiale, scacciando gli europei e l’influenza statunitense. La Repubblica popolare si è mossa per prima, imbastendo programmi faraonici per costruire strade, ferrovie, porti, industrie e così rendendo le economie statali dipendenti dai suoi prestiti: la Via della Seta imprigiona il futuro di intere nazioni con investimenti che hanno superato i 43 miliardi di euro. La Russia è intervenuta più tardi, riallacciando però i rapporti intrecciati in epoca sovietica con politici e generali che si sono formati in gioventù nelle scuole dell’internazionalismo comunista. Dove i caschi blu dell’Onu hanno condotto per anni missioni inconcludenti, i guerrieri della Wagner scatenano battaglie feroci contro jihadisti e milizie tribali: corrono i rischi che nessun contingente occidentale è disposto ad affrontare. 
Il Cremlino sta rapidamente recuperando terreno, con un disegno che sembra unire le caselle sulla mappa: dopo Libia, Mali, Burkina Faso e Sudan ora punta sulla Costa d’Avorio e mira a destabilizzare il Ciad: se completassero l’infiltrazione, i russi potrebbero muoversi dal Mar Rosso al Golfo di Guinea, spezzando in due il Continente. Ci sono manovre ancora più ambiziose, che vengono condotte insieme a Pechino: un mese fa, ad esempio, la flotta del Sud Africa si è esercitata con navi militari cinesi e russe. E all’Onu Pretoria si è aggiunta agli astenuti nel voto di condanna dell’invasione dell’Ucraina. Lì la propaganda cinese e russa è concentrata nel diffondere slogan contro il colonialismo occidentale: usano web, radio, film e qualsiasi strumento per presentarsi come liberatori. In democrazie più fragili, come Mali e Burkina Faso, gli emissari di Mosca aizzano partiti politici a scendere in piazza contro la Francia e pilotano golpe. Una campagna massiccia, a cui gli Stati Uniti stanno cominciando a reagire mentre l’Europa mostra un rassegnato disinteresse.
Wagner e aziende statali di Pechino hanno gli stessi obiettivi immediati: mettono le mani sulle concessioni delle materie prime, che i locali non riescono a sfruttare per l’assenza di strutture o perché non sanno difendere gli impianti. Finora non si sono pestati i piedi, perché agiscono in Paesi diversi – ad esempio i cinesi investono molto in Etiopia, Kenya, Angola, Nigeria dove i russi non sono presenti – e soprattutto condividono la stessa visione: cambiare l’ordine mondiale proprio dove è cominciata la storia del colonialismo occidentale. 21 MARZO 2023

Fonte Link: repubblica.it

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