La road map di Renzi sulle riforme
GOFFREDO DE MARCHIS e LIANA MILELLA
Renzi adesso vuole rispettare scadenze e promesse. “Sono il primo a sapere che i voti non sono per sempre”. Per questo, a Palazzo Chigi, Renzi e i suoi collaboratori stanno ragionando sulla road map del dopo voto. Partendo da una scommessa vinta, quella dell’Expo del 2015. L’esecutivo farà subito il decreto “per dare i poteri a Raffaele Cantone” permettendogli di vigilare sulla trasparenza e gli appalti di Milano. E “amplieremo le competenze dell’anticorruzione”. Subito significa tempi brevissimi. Il consiglio dei ministri di domani ancora in preparazione, forse. Al massimo, vista la complessità del testo, quello della prossima settimana. Si tratta di poteri importanti, che trasformeranno Cantone e la sua struttura in un centro di controllo degli appalti in Italia, con la possibilità di imporre regole stringenti di trasparenza e di sanzione qualora esse vengano ignorate o violate.
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Le riforme sono al primo posto della lista, legge elettorale e abolizione del Senato. “Prima dell’estate non è uno slogan. Per approvare davvero quelle leggi – dice ai suoi – sono pronto ad accettare modifiche. Sia sul Senato sia sull’Italicum. Ne discutiamo ma poi si vota. Anche perché sono sicuro che Berlusconi non si tirerà indietro”.
In dirittura di arrivo c’è anche il disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione. La scadenza è vicina. Il 13 giugno è la data fissata dal premier per l’approvazione nel consiglio dei ministri.
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Si lavora anche sul Jobs act, la revisione completa e strutturale del mercato del lavoro, da affiancare al decreto Poletti. A Via Arenula, Andrea Orlando sta scrivendo la riforma della giustizia, il tema che ha diviso il Paese per 20 anni.