L’Antimafia parte in salita: chi sono gli indagati e i commissari sotto accusa

La Colosimo, una scelta modesta. Della stessa area politica, potevano esserci altre persone, più gradite alle associazioni delle stragi e della lotta alla mafia. Chiara Colosimo, deputata di Fratelli d’Italia, è la nuova presidente della commissione Antimafia. Colosimo è stata eletta con 29 voti, quelli della maggioranza che registrava una assenza nelle sue fila. I parlamentari dell’opposizione sono usciti dall’aula. Il centrodestra ha deciso di votare per il proprio candidato sul quale Pd, M5s e Avs (Alleanza Verdi e Sinistra) avevano espresso la loro contrarietà. A presiedere la seduta è stato il parlamentare più anziano, Francesco Castiello di FI. La seduta si è svolta nel giorno in cui si celebrava il 31esimo anniversario della Strage di Capaci.Non vi è stata nessuna volontà di trovare un accordo tra tutte le parti. E questo non depone a favore di un Governo che dovrebbe trovare soluzioni politiche sulle nomine il più possibile condivise. Ma così non è! fino ad ora sono state solo prove di forza non con una logica di dialogo democratico, ma di banco piglia tutto. LB
NICCOLÒ CARRATELLI
Guai giudiziari per quattro componenti del nuovo organismo sette mesi per l’insediamento ma il nuovo corso parte in salita
Ben sette mesi di attesa per vederla insediata e poi la commissione parlamentare Antimafia parte con una neopresidente contestata per una presunta amicizia con un ex terrorista neofascista e tre componenti sotto processo per corruzione, concussione o reati ambientali. Più altri indagati o citati nelle carte giudiziarie delle procure siciliane. Nella lista anche nomi noti, come l’ex sottosegretario all’Agricoltura (governo Renzi) Giuseppe Castiglione, eletto alla Camera con Azione, ma prima in Forza Italia e luogotenente di Angelino Alfano in Sicilia. È stato rinviato a giudizio a marzo 2017 ed è imputato per corruzione, perché avrebbe promesso «assunzioni al Cara di Mineo» in cambio di voti. La vicenda riguarda gli appalti per la gestione dei servizi del Centro per richiedenti asilo in provincia di Catania, tra il 2011 e il 2014, quando Castiglione era soggetto attuatore del Cara.
Un altro commissario sotto processo è il senatore di Forza Italia, Francesco Silvestro, campano, soprannominato “il re della notte”, perché l’azienda di famiglia produce materassi. Guarda caso, era stato già dichiarato «impresentabile» dalla vecchia commissione Antimafia, in occasione della candidatura alle regionali 2020, in quanto imputato, insieme all’ex sindaco di Arzano (Napoli), di tentata concussione ai danni di un imprenditore titolare dell’appalto comunale dei rifiuti. Vittima di intimidazioni, stando alle accuse, per ottenere assunzioni, contratti e una sponsorizzazione per la squadra di pallavolo locale. I fatti risalgono al 2013, quando Silvestro era presidente del consiglio comunale: quella amministrazione era stata poi sciolta per infiltrazioni camorristiche. A dieci anni di distanza, comunque, rinvio dopo rinvio, il processo si avvia verso la prescrizione.
Il terzo imputato è il deputato leghista Anastasio Carrà, vicesegretario del partito di Salvini in Sicilia e sindaco di Motta Sant’Anastasia, a processo perché accusato di aver attentato alla salute pubblica nel suo comune alle pendici dell’Etna. Per i magistrati catanesi, Carrà avrebbe favorito l’utilizzo di un bypass fognario non autorizzato, in cui sarebbero confluiti scarichi abusivi delle acque reflue, contenenti percentuali di elementi chimici e batterici superiori ai limiti di legge. Sempre per reati ambientali è sotto inchiesta la senatrice Dafne Musolino, eletta con Sud chiama Nord, il partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, e ieri votata come presidente (ha ottenuto 4 preferenze) dai rappresentanti di Azione e Italia Viva. Indagata, con lo stesso De Luca, per la mancata bonifica di una discarica abusiva, quando lei era assessore all’ambiente della città siciliana. Tre imputati e una indagata, dunque. Poi ci sono quelli finiti nelle carte giudiziarie, ma senza essere toccati in prima persona. Come il senatore di Fratelli d’Italia, Raoul Russo, più volte citato nell’inchiesta della procura di Palermo sulla gestione dei fondi da parte dell’assessorato al Turismo della Regione Siciliana. Un’indagine che ha come punta dell’iceberg il finanziamento da quasi 4 milioni per organizzare un evento di promozione dell’isola al festival del cinema di Cannes. Russo è stato capo della segreteria tecnica dell’assessore Manlio Messina, oltre che coordinatore del partito di Giorgia Meloni a Palermo.
A proposito di Regione Siciliana, meritano una nota a margine il vicepresidente Luca Sammartino e la sua compagna, la senatrice Valeria Sudano, ora componente della commissione Antimafia. Per entrambi un passato da ferventi renziani e un presente da leghisti di fede salviniana, tanto che lei è stata per settimane in lizza come candidata a sindaco di Catania per il centrodestra. Sammartino è accusato di corruzione elettorale in due diversi processi, in uno dei quali è agli atti una conversazione intercettata tra lui e un boss mafioso, a cui avrebbe promesso utilità in cambio di voti (ma non gli è stata contestata l’aggravante mafiosa). Inchieste in cui Sudano è stata coinvolta fin dall’inizio, per diverse ipotesi di reato, ma la sua posizione è stata poi stralciata. Di fatto, considerata solo una beneficiaria dell’eventuale compravendita di voti. Le accuse si riferiscono alle campagne elettorali per le regionali del 2017 e le politiche del 2018: lui divenne recordman di preferenze sull’isola, lei entrò per la prima volta a Palazzo Madama. 24 Maggio 2023
Fonte Link: lastampa.it