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Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Mattarella

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Il capo dello Stato, intervenendo per la prima volta da una sala più informale del Quirinale, ha rivolto un invito ai cittadini perché guardino l’Italia dal di fuori e riconoscano la sua vera identità. Ha parlato di giovani, delle battaglie per il clima e della necessità che le istituzioni aiutino a sviluppare fiducia e senso di responsabilità. Quindi ha chiuso con il messaggio dell’astronauta Luca Parmitano

Guardare l’Italia dal di fuori, addirittura dallo spazio, per rendersi conto della sua identità. Sinonimo, per tutti, di “sapienza, genio, armonia, umanità“. Ricordare che l’”Italia vera è una sola”, ed è “quella dell’altruismo e del dovere, non quella di chi truffa”. Un Paese che, spesso, “si dà da fare in silenzio”. E’ stato questo l’augurio di Sergio Mattarella ai suo concittadini nel messaggio di fine anno trasmesso in diretta dal Quirinale: riuscire nel 2020 a guardarsi dal di fuori per capire dove si vuole andare e come.

Il capo dello Stato ha parlato per la prima volta non dall’ormai celebre “studio alla Palazzina”, ma da un’altra sala del Colle (sala Tofanelli) meno nota e più informale. Un modo per arrivare a tutti e mostrare – è una delle sue più grandi preoccupazioni – sempre più vicinanza ai cittadini. Ha parlato quindi del futuro, della necessità di immaginarsi nuovi obiettivi e avere speranza. Ha ricordato i sacrifici degli italiani onesti: dai Vigili del fuoco morti vicino ad Alessandria in un incendio provocato per una truffa all’assicurazione al sindaco di Rocca di Papa, morto per mettere in salvo i suoi dipendenti. Ha reso omaggio ai giovani, i primi a essersi resi conto dell’importanza delle battaglie per il clima che non possono più essere rimandate. Infine ha chiesto alle istituzioni di lavorare sulla “fiducia” e sul senso di “responsabilità”.

E, in questi mesi di grandi mobilitazioni di piazza, ha ricordato l’importanza del “civismo”, che “argina aggressività, prepotenze, meschinità, lacerazioni delle regole della convivenza”. E, tra le tante cose, ha scelto di citare la frase di un’associazione di disabili: “Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi“. Quindi ha chiuso come aveva cominciato, proprio appellandosi a chi vede l’Italia dallo spazio: l’astronauta Luca Parmitano. “Da lassù”, ha concluso, “avverte quanto appaiano incomprensibili e dissennate le inimicizie, le contrapposizioni e le violenze in un pianeta sempre più piccolo e raccolto”. E ha lasciato un messaggio che Mattarella, a sua volta, ha rivolto agli italiani: “La speranza consiste nella possibilità di avere sempre qualcosa da raggiungere“.

L’esordio: il pensiero al domani – “Questa sera care concittadine e cari concittadini entriamo negli anni venti del nuovo secolo”, è stato l’esordio del capo dello Stato che ha iniziato parlando del domani. “Si avvia a conclusione un decennio impegnativo”. E ha continuato: “In questo tempo sono cambiate molte cose attorno a noi, nella nostra vita e nella società. Desidero, anzitutto, esprimere a tutti voi l’augurio più cordiale per l’anno che sta per iniziare. Si tratta, anche, di un’occasione per pensare – insieme – al domani. Per ampliare l’orizzonte delle nostre riflessioni; senza, naturalmente, trascurare il presente e i suoi problemi, ma anche rendendosi conto che il futuro, in realtà, è già cominciato“.

L’Italia vista dallo spazio e l’invito a guardarsi dal di fuori – Quindi ha chiesto di osservare una foto dell’Italia scattata dallo spazio che gli ha donato la governatrice generale del Canada, Julie Payette, ex astronauta. “Ve ne sono tante sul web”, ha commentato, “ma questa mi ha fatto riflettere perché proviene da una astronauta, adesso al vertice di un Paese amico”. Mattarella l’ha condivisa “con un invito: proviamo a guardare l’Italia dal di fuori, allargando lo sguardo oltre il consueto. In fondo, un po’ come ci vedono dall’estero. Come vedono il nostro bel Paese, proteso nel Mediterraneo e posto, per geografia e per storia, come uno dei punti di incontro dell’Europa con civiltà e culture di altri continenti. Questa condizione ha contribuito a costruire la nostra identità, sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità”.

Quindi ha ricordato: “E’ significativo che, nell’anno che si chiude, abbiamo celebrato Leonardo da Vinci e, nell’anno che si apre, celebreremo Raffaello. E subito dopo renderemo omaggio a Dante Alighieri”. Quei modelli, ha detto Mattarella, sono spesso associati all’Italia: “Incontro sovente Capi di Stato, qui in Italia o all’estero. Registro ovunque una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione. Simpatia nei confronti del nostro popolo. Non soltanto per il richiamo della sua arte e dei paesaggi, per la sua creatività e per il suo stile di vita; ma anche per la sua politica di pace, per la ricerca e la capacità italiana di dialogo nel rispetto reciproco, per le missioni delle sue Forze Armate in favore della stabilità internazionale e contro il terrorismo, per l’alto valore delle nostre imprese e per il lavoro dei nostri concittadini”.

 

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