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Referendum Trivelle senza quorum, i sostenitori del sì a Parma

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Il commento dei consiglieri Fabrizio Savani e Maurizio Vescovi sul risultato elettorale

A Parma e nel parmense i dati dell’affluenza al referendum sulle trivellazioni rispecchiano quelli nazionali. Con un 32 per cento di votanti, il quorum è lontano: vince il fronte dell’astensione, supportato dal presidente del consiglio Matteo Renzi. Anche nella politica locale c’è chi si era schierato apertamente per il sì, e che oggi riflette sul risultato.

I DATI NAZIONALI

Il capogruppo della maggioranza 5 Stelle in consiglio comunale, Marco Bosi, sottolinea che “purtroppo questo risultato non è figlio della campagna referendaria sul quesito delle trivelle, ma di anni e anni in cui la politica ha lavorato per allontanare le persone dal voto – dichiara – questa volta è stato fatto in modo plateale. Il dato sulla partecipazione di Parma è molto vicino a quello delle ultime elezioni regionali: la bassa affluenza è segno dell’indifferenza e del distacco sempre più crescenti dei cittadini verso la politica. Sono sempre in meno a pensare di poter cambiare le cose, ed è questo che deve far riflettere”. 

“E’ chiaramente stata una sconfitta, ma si è trattato di una partita ad armi impari – dichiara il consigliere comunale del M5S di minoranza Fabrizio Savani – c’era una sorta di ‘arbitro schierato’. Il premier, colui che deve organizzare istituzionalmente le consultazioni, insieme al presidente emerito invitava a non votare. La considero una scorrettezza istituzionale. Comunque, 14 milioni di cittadini hanno detto la loro in modo consapevole in questo paese dall’ambiente martoriato – prosegue – Oggi è primavera e sono contento perché c’è chi crede di poter fare qualcosa, se lasciamo che siano i politici o i politicastri di turno a gestire i beni comuni al posto dei cittadini siamo fritti. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese, uscire da twitter e dai social network e tornare a fare politica in concreto tra le persone e con le associazioni. Quando c’è una crisi economica si registra sempre un peggioramento della partecipazione. Abbiamo perso, però siamo parte di 14 milioni di cittadini e non è poco: c’è stata consapevolezza e noi partiamo da qui”. 

Anche il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Nicola Dall’Olio, interviene sul risultato del referendum sulle trivelle con un post sulla sua pagina Facebook: “Ha vinto l’astensione ma non l’interesse pubblico – scrive – Chi festeggia davvero sono le compagnie petrolifere che non dovranno più farsi carico dei costi di smantellamento delle piattaforme e potranno continuare a produrre gas senza pagare royalties allo Stato. Di positivo ci sono 13 milioni di voti che chiedono di cambiare la politica energetica nazionale”.

Il consigliere comunale del Pd Maurizio Vescovi, anche lui sostenitore del Sì al referendum, esprime “grande rammarico perché si è persa un’occasione per accrescere la consapevolezza su temi che investono i cittadini, ma sono tenuti lontani dai luoghi decisionali della politica. E’ c’è rammarico anche per il mancato accorpamento del referendum alle elezioni amministrative, fatto che avrebbe costituito un grandissimo risparmio – prosegue – da queste azioni politiche sì dà forza o non si dà forza all’idea che si cerchino occasioni per il risparmio, quando si parla di spending review è chiaro che era necessario l’accorpamento. Nessuno doveva avere paura del quorum. Il referendum ha fallito, ma hanno perso coloro che hanno fatto della scelta del quorum la scelta del referendum. La scelta doveva essere di schierarsi apertamente da una parte o dall’altra”.

“C’è amarezza per le questioni che ho esposto – conclude Vescovi -, però il 32 per cento non è così poco se si confronta il dato con le ultime elezioni regionali con un’affluenza del 37-38 per cento. Nonostante tutto, nonostante non si sia parlato adeguatamente del problema sui mezzi di comunicazione, non è una percentuale così irrisoria come può venire fatta passare. Infine, dico una cosa scontata: ci vuole rispetto per qualsiasi posizione – conclude Vescovi – Chi si è schierato in maniera limpida ha mostrato il proprio intendimento in modo chiaro. Non ci si sente rappresentati da chi pensa che il non voto sia la strada giusta”.

“Noi come ‘Possibile’ l’anno scorso ci eravamo impegnati su una raccolta firme che riguardava anche questo quesito referendario – ricorda Giuseppe Bizzi, consigliere del movimento promosso da Civati – purtroppo c’erano tutte le condizioni per far raggiungere con difficoltà il quorum: referendum ad aprile, poca risonanza mediatica, quesito limitato e molto tecnico. C’era però un forte valore per le politiche ambientali: la scelta era tra l’andare verso un nuovo modello di fonti di energia o verso l’ennesima eccezione per prolungare la dipendenza dalle fonti fossili. Tra l’altro, una concessione senza termine non esiste in nessuna parte dell’ordinamento e creerà problemi dal punto di vista giuridico. Purtroppo il mancato raggiungimento del quorum è una sconfitta che i referendum sanno subendo molte volte – continua Bizzi – perché all’astensionismo sempre crescente si unisce chi vuole far fallire la consultazione. Il dato però va analizzato con attenzione: a Parma alle ultime Regionali votò il 34 per cento degli aventi diritto. Se mettiamo i due risultati a confronto, sono tutt’altro che insignificanti: dovrebbe preoccupare l’astensionismo sempre crescente, per questo ho trovato sbagliato l’invito del presidente del Consiglio al non voto. Si è cercato di impedire na discussione nel merito favorendo un fenomeno che dovrebbe preoccupare, perché l’allontanamento dalle urne riguarda tutte le consultazioni politiche e si rivolterà contro la politica stessa: questo dovrebbe essere al centro del dibattito”. 

Il consigliere aggiunge che “l’impegno di ‘Possibile’ a livello locale sulle tematiche di sviluppo e ambiente proseguirà. E’ un elemento che divide il campo politico tra chi guarda al passato e chi cerca un modello alternativo, pensiamo anche alla Tirreno-Brennero. Questa linea di divisione percorrerà anche il quadro delle amministrative del prossimo anno, perché il Pd si sta sempre più assestando in una posizione di conservazione sia a livello locale che nazionale”. 18 aprile 2016

(maria chiara perri)

Fonte Link parma.repubblica.it 

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