GANDHI: SECONDO FUNERALE FRA SILENZI E OBLIO
Nello Del Gatto
(ansa.it) NEW DELHI – Secondo funerale stamattina per Mohandas Gandhi, il padre della nazione indiana, nel 60/mo anniversario della sua morte. Le ceneri del Mahatma, infatti, sono state disperse dai suoi nipoti, i figli settantenni del primo figlio Harilal, nel mar Arabico, sulla spiaggia di Mumbai, alla presenza di 300 persone, tra le quali alcune scolaresche.
Ma il tutto è avvenuto nel silenzio più totale di un paese nel quale la figura del Mahatma non attira più come in passato. I nipoti hanno in questo modo voluto riappropriarsi, sia pure in maniera simbolica, del loro rapporto col Mahatma. Il loro padre, Harilal, primogenito di Gandhi, con suo padre aveva infatti interrotto ogni rapporto. Spirito intraprendente e ribelle, il giovane si era trovato a scontrasi col padre nel momento in cui gli aveva comunicato la sua volontà di studiare per diventare avvocato. Gandhi, che era negli anni della piena dedizione alla sua causa di opposizione non violenta all’Inghilterra, chiese al figlio di rinunciare alla sua scelta per seguirlo nel suo ashram. Una scelta che Harilal, nonostante l’amore per il padre, rifiutò categoricamente decidendo addirittura, per reazione, di convertirsi all’islam. Cambiò per questo anche nome, diventando così Abdullah Gandhi. L’allontanamento di Harilal non commosse nemmeno sua madre, Kasturba, che gli vietò di presentarsi in pubblico, considerando la scelta del figlio una offesa verso la famiglia. Solo molto tempo dopo Harilal si riconvertì all’induismo e questo servì a riavvicinarlo al padre.
Ma fu per poco. Harilal era ormai depresso e dedito all’alcol e non partecipò nemmeno ai funerali del padre, ucciso a New Delhi. Nonostante il ruolo glielo imponesse, essendo il figlio maggiore, decise di non partecipare alla cerimonia funeraria del Mahatma, cedendo il posto ai suoi fratelli minori, Ramdas e Devdas. Morì pochi mesi dopo il padre. Il controverso rapporto tra il Mahatma e il suo figlio primogenito ha sempre destato, in India soprattutto, ma anche nel resto del mondo, molta curiosità. Molti i libri, gli articoli, i documentari che se ne sono occupati, dando versioni spesso romanzate e diverse fra loro. L’ultima è stata quella del film "Gandhi, my father", uscito l’anno scorso, che in India ha suscitato molto scalpore. Nel film infatti il Mahatma viene ritratto come un padre insensibile alle richieste del figlio, ossessivamente concentrato solo sulla sua causa. Molti hanno parlato di offesa alla figura di colui che comunque è ancora considerato il simbolo della non violenza e il padre della nazione.
Dopo molti anni i discendenti di Harilal hanno deciso di riappropriarsi dell’urna donata al museo da una ricca famiglia di industriali un anno fa, e di disperderne le ceneri al Girgaum Chowpatty, sulla spiaggia di Mumbai, proprio per poter ‘riappacificare’ le anime di padre e figlio. Ma la ricorrenza di oggi è passata nel silenzio più totale. Nessun giornale ne ha parlato, non un rigo, nessun riferimento sulle prime pagine, solo all’interno le pubblicità istituzionali del governo e dei ministri che hanno messo necrologi. Null’altro. Di Gandhi ne parlano più in Occidente che in India. Un recente documentario di un regista indiano che ha ripercorso l’itinerario percorso da Gandhi nella ‘marcia del sale’, che sfidando il monopolio britannico segnò l’inizio del movimento di massa per l’indipendenza, ha mostrato che nessuno se ne ricorda più. Sul posto dove il mahatma aveva raccolto un pugno di sale, è stato costruito un parcheggio. Oramai del piccolo grande uomo c’é poco o niente in India.